
Un gesto definito da molti come una “provocazione” ha scosso oggi Sarajevo nel 33° anniversario dell’attacco alla colonna dell’Esercito Popolare Jugoslavo (JNA) in via Dobrovoljačka. Ex membri dei “Berretti Verdi” e del cosiddetto Esercito della Bosnia-Erzegovina si sono radunati proprio nel luogo dell’attacco, suscitando tensioni in occasione della giornata in cui, tradizionalmente, si rende omaggio ai soldati jugoslavi caduti.
Nel frattempo, centinaia di cittadini e rappresentanti istituzionali della Republika Srpska hanno preso parte a una cerimonia commemorativa presso la chiesa del Santo Grande Martire Giorgio a Miljevići, prima di dirigersi verso Sarajevo con fiori e candele per ricordare i militari uccisi nei tragici eventi del maggio 1992.
L’attacco del 1992 e le accuse irrisolte
La colonna della JNA fu attaccata durante il ritiro da Sarajevo, operazione concordata e garantita dalle forze di pace delle Nazioni Unite, guidate dal generale canadese Lewis McKenzie. Secondo la Republika Srpska, l’attacco fu orchestrato da allora alti funzionari della cosiddetta Repubblica di Bosnia-Erzegovina, tra cui Ejup Ganić, allora membro della Presidenza, e altre figure politiche e militari.
Il tragico evento costò la vita ad almeno 28 soldati della JNA, secondo i dati del Centro per la ricerca sui crimini di guerra della Repubblica Srpska. I testimoni descrivono l’attacco come un agguato, condotto mentre i soldati stavano lasciando la città in modo pacifico e protetti formalmente da un accordo di sicurezza.
Processo ancora in corso
A distanza di oltre tre decenni, il processo relativo alla strage di Dobrovoljačka è ancora in corso. Dopo indagini iniziate con grande ritardo e una prima sospensione nel 2012 da parte del procuratore internazionale Jude Romano, le autorità bosniache hanno riaperto il caso nel 2018. Nel maggio 2022, il Tribunale della Bosnia-Erzegovina ha confermato le incriminazioni contro 10 persone, tra cui Ganić, Zaim Backović e Jusuf Pušina. Le accuse riguardano crimini di guerra contro prigionieri e personale militare in ritirata.
La polemica odierna
La presenza odierna in via Dobrovoljačka degli ex combattenti dei “Berretti Verdi”, un’unità paramilitare attiva all’epoca del conflitto, ha infiammato la polemica. Le autorità della Republika Srpska hanno definito il raduno “una provocazione vergognosa”, mentre hanno sottolineato che la Procura non ha ancora prodotto una sentenza definitiva su quello che, secondo loro, rappresenta “uno dei più gravi crimini non puniti della guerra”.
Anche l’ingente dispiegamento di forze di polizia del Cantone di Sarajevo — quasi la metà del corpo operativo secondo fonti locali — è stato interpretato da Banja Luka come un segnale della tensione esistente attorno all’evento e della mancata volontà di riconciliazione.
Appello alla giustizia
Il viceministro per i veterani della Republika Srpska, Nebojša Vidaković, ha rinnovato l’appello affinché “i responsabili siano finalmente chiamati a rispondere”, sottolineando che il mancato epilogo giudiziario costituisce “una ferita aperta per le famiglie delle vittime e un fallimento dello Stato di diritto”.
Nel clima di tensione che ancora oggi divide Sarajevo e la Republika Srpska, la commemorazione dei caduti di via Dobrovoljačka continua a rappresentare uno dei punti più dolorosi e controversi della memoria collettiva post-bellica della Bosnia-Erzegovina.