
Sua Eminenza Reverendissima
il Cardinale George Jacob Koovakad
Prefetto del Dicastero per il Dialogo Interreligioso
Eminenza Reverendissima,
torno con questa mia lettera a rinnovare i sentimenti di cordoglio del Centro
Islamico Culturale d’Italia, della Grande Moschea di Roma e della comunità
islamica italiana per la scomparsa di Sua Santità Papa Francesco.
Durante il pontificato di Papa Francesco le relazioni tra la Santa Sede e i paesi
islamici, tra la Chiesa Cattolica e l’Islam, relazioni non solo diplomatiche ma di
vita di fede autenticamente vissuta come credenti, hanno toccato indubbiamente
livelli mai raggiunti prima e vi è da confidare, e pregare, che non assumano
carattere di irripetibilità. Il pontificato di Papa Francesco ha concretamente
vivificato, verbo assai caro alla teologia islamica e ancor prima allo stesso
linguaggio della Rivelazione, quei moti, precursori dei tempi, che animarono il
messaggio del Concilio Vaticano II e in particolare della dichiarazione
conciliare Nostra Aetate. Come musulmani, abbiamo sempre sentito vicina la
presenza del Santo Padre, capace di farsi interprete universale di istanze che
sono comuni alle nostre fedi, dalla dignità dell’essere umano, creatura di Dio, al
diritto delle creature di potersi realizzare attraverso la costruzione e la
restituzione della pace. Gli stessi, e numerosi, viaggi apostolici di Papa
Francesco nei paesi islamici, dalla Palestina visitata già quasi all’inizio del suo
pontificato, nel 2014, al Marocco, all’Egitto, all’Iraq, ai paesi della Penisola
Arabica, terra che ha visto la nascita dell’Islam, solo per menzionarne alcuni,
testimoniano questo desiderio di conoscenza diretta del mondo islamico e al
contempo il reciproco desiderio di conoscenza e di accoglienza dei musulmani.
Papa Francesco, di cui salutammo l’elezione al soglio petrino con fiducia e
gioia, è stato un amico, un interlocutore accorto e franco, una voce che
ammonisce le coscienze, e indica la via d’uscita dall’orrore della guerra. I
messaggi di sincero cordoglio non solo delle istituzioni islamiche, ma
soprattutto di spontaneo cordoglio da parte di singoli musulmani ne sono la
testimonianza più evidente. Nel silenzio internazionale più assordante, la voce
di Papa Francesco si è spesso levata in solitudine a denunciare le sofferenze
degli oppressi. La sua solitaria ed inesausta denuncia delle sofferenze di Gaza
rimarrà nella coscienza di ogni uomo di fede e di ogni uomo di buona volontà.
L’Islam ci insegna che tutti i credenti sono fratelli. In Papa Francesco abbiamo
avuto, in questi anni di pontificato, un fratello che ha saputo andare oltre quelle
incomprensioni, oltre quegli ostacoli, oltre quelle differenze che pure esistono e
sarebbe arduo ed inutile negare, ha saputo andare oltre come un fratello con i
fratelli, recuperando quel vincolo di fede in Dio che ci unisce, e sapendo
raccogliere quel nocciolo della fede che ci accomuna e che ci fa uomini,
semplici creature in viaggio verso l’eternità. Il Documento sulla Fratellanza
Umana ne è coraggiosa testimonianza ed è destinato, con l’aiuto di Dio, a
permanere nel tempo. A rimanere attuale e fiorente nel tempo. Non come
scolpito su nuda pietra, ma come nuda pietra che si fa viva.
Come abbiamo già scritto, al subitaneo apprendimento della ferale notizia, nel
nostro primo messaggio di cordoglio inviato alla stampa, l’instancabile impegno
che il Sommo Pontefice, attraverso il suo magistero e la sua opera pastorale, ha
prodigato sino all’ultimo a favore della pace universale, della fratellanza e del
dialogo tra i popoli e tra i credenti non sarà dimenticato anche da noi
musulmani e proprio per questo anche tra noi non andrà perduto.
Roma, mercoledì 23 aprile 2025
Il Segretario Generale
dott. Abdellah Redouan