
Il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud ha ribadito l’impegno totale del suo governo nella lotta contro i militanti Khawarij, annunciando un piano di guerra determinato e strutturato. Durante il suo discorso di chiusura al Vertice Nazionale sui Diritti Umani a Mogadiscio, il presidente ha sottolineato che la Somalia è immersa in una “guerra generale”, ma che l’Esecutivo dispone di una strategia ben definita per raggiungere la vittoria.
“Il Paese è in guerra generale, noi siamo tenaci e la guerra continua. Stiamo continuando a combattere con il nemico, ma abbiamo un piano di guerra chiaro”, ha dichiarato il presidente, confermando la prosecuzione delle operazioni militari in diverse regioni strategiche.
Sebbene non abbia fornito dettagli operativi, Hassan Sheikh ha precisato che l’Esercito Nazionale Somalo (SNA), con il supporto di partner internazionali, sta portando avanti un’offensiva graduale per smantellare le roccaforti di al-Shabaab, gruppo identificato dal governo somalo come parte del movimento Khawarij.
Le dichiarazioni del capo di Stato arrivano in un momento in cui le forze governative hanno riportato importanti successi nella Somalia centrale e meridionale, riconquistando vari territori sotto il controllo estremista. Le regioni di Hirshabelle, Galmudug e Jubaland sono attualmente teatro di intense operazioni militari.
Nel suo intervento al vertice, il presidente ha sottolineato come la lotta contro l’estremismo sia strettamente connessa alla protezione dei diritti umani: “Una nazione non può prosperare all’ombra del terrore. La nostra guerra contro i Khawarij non riguarda solo la sicurezza, ma anche il futuro del nostro popolo, la sua dignità e le sue libertà.”
Hassan Sheikh ha condannato con fermezza le violenze di al-Shabaab, in particolare gli attacchi contro civili, e ha ribadito che il governo continuerà a tutelare i diritti fondamentali dei cittadini, anche nelle aree in conflitto.
Il discorso del presidente evidenzia la determinazione del governo somalo a porre fine a un conflitto ormai decennale, attraverso un approccio bilanciato che combini operazioni militari, stabilizzazione post-bellica e ricostruzione istituzionale. La sfida ora sarà mantenere il ritmo dell’offensiva militare e rispondere alle esigenze sociali e umanitarie delle comunità appena liberate.
