
Con il voto di ieri sera in Aula al Senato, si compie un fondamentale passo storico per la magistratura onoraria: l’istituzione del “ruolo ad esaurimento”, che comporta il riconoscimento della gran parte dei diritti giuslavoristici essenziali, a lungo negati.
Si tratta di un risultato che sancisce emolumenti conformi al ruolo, ferie, permessi, trasferimenti, copertura previdenziale, tutela per malattia e infortuni: elementi che configurano finalmente una condizione di maggiore dignità e tutela per centinaia di professionisti che operano quotidianamente al servizio della giustizia.
«È una importante vittoria, che fa seguito a una battaglia cominciata nel 2001 – dichiara Raimondo Orrù – condotta contro resistenze profonde da parte di apparati istituzionali e politici. Ringrazio la Maggioranza, il Governo e il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, con una menzione particolare al Sottosegretario Andrea Delmastro, per aver avuto la determinazione di portare avanti questa riforma nonostante le forti pressioni contrarie. Il loro impegno ha consentito di superare decenni di immobilismo e di ristabilire un principio di equità giuridica e funzionale».
Un segnale positivo è giunto anche da parte dell’Opposizione, che ha evitato, con l’astensione, di ostacolare un provvedimento che colma molte lacune storiche.
Orrù sottolinea, tuttavia, che «la strada non è conclusa. In collaborazione con il Governo continueremo a lavorare per migliorare il quadro normativo e giuslavoristico dei magistrati onorari di lungo corso, valorizzando le aperture molto importanti provenienti da quelle forze politiche, oggi all’opposizione, che, in precedenti legislature, avevano ignorato, al pari dei Governi dell’epoca, le istanze della categoria».
L’appello finale è rivolto anche all’interno della magistratura onoraria: «Serve maturità. Evitiamo di riprodurre quelle stesse chiusure e atteggiamenti di superiorità che abbiamo subìto per anni da alcune componenti della magistratura di ruolo. Questa è una vittoria di sistema, non una rivincita di parte».