
(AGENPARL) – Wed 09 April 2025 **Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano**
Comunicato del 09/04/2025, ore 16:48
Nota ai media!
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I lavori del plenum vengono trasmessi in diretta sulla homepage http://www.consiglio-bz.org e sul canale YouTube del Consiglio provinciale. Su quest’ultimo è possibile interrompere lo streaming per rivedere i passaggi precedenti, in caso di interesse a specifici interventi. Alla pagina web http://www.consiglio-bz.org/it/filmati-delle-sedute-del-consiglio è disponibile invece, di norma dal giorno successivo alle riprese, una riproduzione strutturata delle stesse, con la possibilità di cercare e selezionare la discussione su un determinato atto e gli interventi dei singoli consiglieri/delle singole consigliere.
Consiglio
Lavori Consiglio: Contro la povertà in Alto Adige, CDO Chief Digital Officer, Terme di Merano, Reddito minimo per minori
**Mozioni di Team K, Partito Democratico, JWA, Gruppo verde/Team K.**
(In osservanza delle disposizioni sulla par condicio in vigore in prossimità delle prossime elezioni amministrative (4 maggio) e dei prossimi referenda popolari abrogativi (8-9 giugno), i comunicati stampa relativi ai lavori del plenum sono redatti in forma impersonale e riassuntiva.)
Nel pomeriggio di oggi è ripresa in Consiglio provinciale la trattazione della Il Consiglio provinciale diventa partner della rete “Insieme contro la povertà in Alto Adige”, iniziata, con la quale il Team K chiedeva di (versione EMENDATA) impegnare l’Ufficio di presidenza del Consiglio provinciale a) a sottoscrivere il manifesto “Insieme contro le povertà in Alto Adige”; b) a svolgere ogni due anni in Consiglio provinciale un’audizione della rete contro le povertà, al fine di informarlo sui risultati del lavoro svolto e sulle conseguenti raccomandazioni per l’adozione di misure legislative e sociali; e la Giunta provinciale c) a tenere conto nella sua attività amministrativa e legislativa dei principi elencati nel manifesto “Insieme contro le povertà”.
Il Team K ha evidenziato la necessità di fare in modo che tutte le persone in Alto Adige vivano in modo dignitoso, nonché la gravità della povertà infantile e degli anziani, che riguarda soprattutto le donne. Un esperto ha detto che un PIL elevato non dice nulla su come vengono distribuiti i soldi, tant’è vero che una persona su 5 in alto Adige è a rischio povertà.
Si parla del “ricco Alto Adige”, ma questo per molte persone non è vero, ha concordato la Süd-Tiroler Freiheit, essendoci anziani poveri o giovani che nonostante abbiano studiato non possono permettersi una casa, o genitori che nonostante abbiano un lavoro non possono pagarsi una vacanza o una cena fuori. La povertà spesso non si vede a casa propria. Si mettono alloggi a disposizione di altre persone del mondo senza considerare che ci sono persone locali che non vi hanno accesso: il focus va messo sulla popolazione locale.
Il Gruppo verde ha rilevato che il manifesto è citato da numerose associazioni, anche quelle che non si occupano specificatamente del tema della povertà, e ricordato che si parla di un aumento della percentuale dei poveri del 5% o addirittura del 10%.
La SVP ha annunciato voto a favore della mozione: in quanto politici eletti si ha una responsabilità. Non bisogna fare l’errore di portare avanti una guerra tra poveri, ma migliorare lo standard di vita in Alto Adige. Si ha una certa responsabilità anche verso Paesi che stanno peggio. Molte persone anziane in Alto Adige si vergognano di essere poveri, ma va detto loro che avendo contribuito allo sviluppo della provincia hanno pieno diritto al sostegno della mano pubblica.
L’assessora competente ha chiarito che è giusto concentrarsi sull’Alto Adige, ma dato che si seguono progetti di sviluppo anche in altri Paesi è giusto andare a verificare come si usano i soldi: la propria trasferta in Uganda, oggetto di un’interrogazione, serviva a questo. In occasione del convegno citato sono state illustrate diverse facce della povertà, anche la Giunta vi ha partecipato e assicurato sostegno. L’obiettivo è di fornire a tutte le forze sociali un forum di networking e orientamento. Un gruppo di lavoro si occuperà di analizzare i diversi contributi avviati, in modo da riuscire ad arrivare laddove c’è bisogno, eventualmente modificando il relativo decreto. Il Team K ha ringraziato per gli interventi e gli input positivi, e apprezzato le intenzioni della Giunta, evidenziando che si tratta di sostenere non solo i concittadini, ma anche tutti coloro che vivono in Alto Adige. Messa in votazione, la mozione è stata approvata con 32 sì (unanimità).
Il Partito Democratico ha quindi presentato la CDO Chief Digital Officer – Manager dell’innovazione, con la quale intendeva impegnare la Giunta provinciale 1. A verificare se attraverso i bandi collegati al PNRR e a Italia Digitale, sia possibile finanziare l’assunzione di uno o più Chief Data Officer sia all’interno dell’Amministrazione Provinciale, che all’interno della città capoluogo e delle realtà urbane della provincia di Bolzano 2. Ad attivare percorsi formativi volti alla formazione della figura del Chief Data Officer, anche attraverso sinergie tra l’Università di Bolzano, il NOI Techpark, l’Eurac e il florido settore privato impegnato in ricerca e sviluppo sull’Intelligenza Artificiale presente sul territorio. 3. Ad individuare anche forme di finanziamento necessarie alternative ai bandi PNRR e Italia Digitale. Il consigliere ha spiegato che il PNRR include investimenti significativi nella digitalizzazione e nell’innovazione della Pubblica Amministrazione, con l’obiettivo di migliorare le competenze digitali e promuovere la trasformazione digitale a livello locale. In particolare, la Missione 1 del PNRR, denominata “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività e Cultura”, prevede interventi per rafforzare le competenze digitali e sostenere l’innovazione nelle amministrazioni locali. Questi interventi potrebbero includere la formazione del personale esistente o l’assunzione di figure professionali specializzate, in ogni Comune italiano, come i Chief Data Officer (CDO) o i Manager dell’Innovazione.
Il presidente della provincia ha detto che la mozione non sarebbe stata accolta, ma non perché non si era d’accordo con la proposta. Il profilo professionale era stato riconosciuto a livello europeo, e si ha l’intenzione di utilizzare i dati all’interno dell’amministrazione provinciale e renderli disponibili, all’interno di una strategia, ma non è possibile finanziare l’assunzione di un CDO attraverso i fondi PNRR. è più semplice agire attraverso il bilancio. Si cerca inoltre di offrire percorsi formativi anche per altri profili professionali. Il proponente ha quindi ritirato la mozione.
JWA ha poi presentato la Terme Merano: evitiamo ulteriori danni, con la quale chiedeva al Consiglio provinciale di deliberare quanto segue: sospendere le autorizzazioni di cui al decreto provinciale 24 novembre 2005, n. 938, e di conseguenza porre fine all’effettuazione delle cure inalatorie al radon presso le Terme di Merano, al fine di evitare ulteriori danni a carico della sanità pubblica, e di sollevare la Provincia autonoma da ogni futura responsabilità. Secondo il proponente, infatti, come egli stesso aveva potuto appurare con precedenti interrogazioni su questo tema, non erano mai stati creati i necessari presupposti di legge per questo utilizzo, e quindi Terme Merano SpA propone attualmente prestazioni sanitarie scientificamente opinabili, senza autorizzazione né base giuridica, percependo anche soldi pubblici Secondo il Ministero della Salute, l’unica attività possibile è quella della fangoterapia, e il nulla osta per praticare cure inalatorie è stato emesso unicamente per l’hotel Mirabel (che non esiste più) e per l’hotel Palace (che da decenni non svolge più alcuna attività in ambito termale), pertanto tutte le altre attività sono svolte senza autorizzazione.
Il Team K ha chiesto se si sta parlando di acqua contenente radon o meno, rilevando che si tratta di una sostanza radioattiva, che va utilizzata secondo indicazioni, solo per alcune terapie e con prescrizione medica; non va pertanto bene per un semplice programma spa. Ha chiesto in questo senso chiarimenti all’assessore competente.
La Freie Fraktion ha fatto riferimento alla presenza di diverse fonti. e alla necessità di specificare qual è quella dell’acqua usata per le terapie.
L’assessore competente ha ripercorso una storia di richiesta di autorizzazioni partita nel 1966 con la richiesta delle terme al Ministero, e la prima risposta che dieci anni dopo permetteva l’uso per cure inalatorie all’Hotel Palace: questo nulla osta rimane valido. Per quanto riguarda i fanghi, nel luglio 85 il Ministero ha dato l’autorizzazione, cui è seguita una delibera di Giunta del 1986. La Provincia ha quindi autorizzato l’utilizzo dell’acqua minerale quale acqua termale. Quest’acqua viene utilizzata a Bad Gastein anche per inalazioni, e i valori limite in Italia sono inferiori. L’attività radioattiva, in caso di inalazioni, diminuisce fino a sotto il valore soglia; in quanto alla prescrizione medica, alle Terme di Merano c’è un medico responsabile per i trattamenti. Il proponente ha replicato ritenendo che le autorizzazioni non fossero più valide. Messa in votazione, la mozione è stata respinta con 18 no, 5 sì e 9 astensioni.
Illustrando la Introdurre un reddito minimo per bambine e bambini, presentata successivamente, (Gruppo verde e Team K) il Gruppo verde ha chiesto di incaricare la Giunta provinciale 1. di garantire che i/le minori delle famiglie monoparentali non siano svantaggiati negli aiuti finanziari. Pertanto, il costo della vita più elevato per le famiglie monoparentali dev’essere considerato nel calcolo di tutte le prestazioni per minori, come l’assegno provinciale per i figli, l’assegno provinciale al nucleo familiare e l’assegno provinciale al nucleo familiare +, affinché questi minori non si trovino in una situazione peggiore rispetto a quelli delle famiglie con due genitori; 2. di accorpare i sussidi finanziari esistenti per i/le minori, tra cui l’assegno provinciale per i figli, l’assegno provinciale per la famiglia e l’assegno provinciale per la famiglia +, in un unico reddito minimo per minori sufficiente a garantirne il sostentamento; 3. di tener conto, nel definire il reddito minimo per minori, del fabbisogno aggiuntivo delle famiglie monoparentali, prevedendo per loro un importo maggiorato che consideri gli specifici oneri finanziari e i costi aggiuntivi per l’assistenza all’infanzia; 4. di tener conto, nel definire il reddito minimo per minori, della situazione particolare delle famiglie monoparentali e, ad esempio, di strutturare il rapporto tra assegno di mantenimento e reddito minimo per minori in modo da evitare, in ogni possibile situazione, svantaggi economici per figlie e figli di genitori soli. Cetre opportunità non sono date a tutti i giovani della provincia, non tutti possono permettersi di andare in gita, frequentare un corso di nuoto o imparare a suonare uno strumento musicale, ha spiegato il proponente: poter seguire le proprie passioni, avere una possibilità nella vita, non deve tuttavia essere un privilegio, bensì un diritto. Va considerato che un bambino su 6 in Alto Adige è a rischio povertà, e l’8% delle famiglie nel nord Italia vivono sotto la soglia di povertà: queste famiglie e questi bambini vanno aiutati; la proposta mira a garantire ai bambini le stesse possibilità ma anche a sburocratizzare. Ogni intervento in questo senso è anche un investimento per la provincia. La cofirmataria del Team K ha fatto riferimento a uno studio secondo cui la povertà infantile impoverisce tutta la società, e compromette anche le condizioni di vita futura dei bambini. Questa condizione riguarda 15.000 bambini in Alto Adige. La povertà minaccia in maniera particolare le famiglie monoparentali, che vivono con il minimo indispensabile, spesso si tratta di donne con figli. Molti sono anche gli ostacoli burocratici per accedere ai sostegni, nonostante si disponga già di numerosi dati.
Il Partito Democratico ha fatto riferimento alla richiesta di razionalizzare gli aiuti e alla necessità di tenere conto della famiglia monogenitoriale, penalizzata nel calcolo dell’ISEE per via del numero di componenti. Si apre però qui un vaso di Pandora, perché ci si domanda cosa può essere considerata famiglia: va individuato un percorso nuovo.
La Freie Fraktion ha chiarito che la povertà infantile è anche un tema degli assessori all’istruzione, perché formazione significa chance: in passato essa permetteva di uscire dalla povertà, ma oggi pare che non sia più così. Alcuni alunni per esempio non hanno la possibilità economica di partecipare alle gite o anche alle feste di compleanno, perché non hanno i soldi per un regalo: importante è attivarsi per risolvere questa situazione.
Secondo VITA, le politiche sociali dell’Italia, di cui l’Alto Adige fa parte, non sono a misura di bambino, a questo si aggiunge un costo della vita locale molto alto, e un grande gap tra ricchi e poveri. Per questo è importante introdurre un reddito minimo per i minori.
Il Gruppo verde ha aggiunto che la mancanza di disponibilità economica è anche uno dei motivi per cui non si fanno figli: secondo la Banca d’Italia servono 300.000 € per crescere un figlio da 0 a 18 anni.
L’assessora competente ha chiarito che il tema è molto emotivo e non si può essere contrari, ma se si aumentano i fondi bisogna sottrarli ad altre voci. Esistono già L’assegno al nucleo famigliare e quello per i figli e altri, che richiedono la residenza di 5 anni e corsi di lingua: se si parla di garanzia di reddito minimo al minore questo decade. A questi si aggiungono l’assegno unico, il bonus bebè e altri sostegni statali, e sostegni indiretti come Abo +, libri e trasporti scolastici ecc.; interventi sono previsti sull’anticipo dell’assegno di mantenimento. La domanda è cosa si vuole accorpare. L’ultimo studio ASTAT sulla povertà infantile risale al 2019, ed emerge che gli attuali trasferimenti sociali proteggono molte famiglie dal rischio povertà, tutelando un 5,3% di famiglie dal superare la soglia critica. Se si volesse introdurre questa misura, bisognerebbe inoltre tenere conto di tutte le famiglie, non solo di quelle monogenitoriali. Ulteriori misure sono previste con la prossima legge omnibus. Il Gruppo verde ha ritenuto che in altra occasione la Giunta avesse creato delle aspettative, che ora venivano deluse; l’assessora aveva citato molti assegni e contributi, il che era proprio il motivo per accorparli in un’unica misura. La Giunta avrebbe potuto almeno accettare un compromesso, per esempio fare una verifica. Messa in votazione, la mozione è stata respinta con 18 no, 11 sì e 4 astensioni.
(continua)
**MC**
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