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(AGENPARL) – gio 20 febbraio 2025 *Emiliano, Amati e Piemontese: “Impugniamo bilancio dello Stato per
indennizzi a emotrasfusi. Viola Costituzione mettere a spese 20 milioni
all’anno a carico della Regione per una competenza dello Stato” *
*Nota del Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e degli
assessori al Bilancio e alla Salute Fabiano Amati e Raffaele Piemontese*.
“Abbiamo deciso d’impugnare dinanzi alla Corte costituzionale il bilancio
dello Stato per il 2025, nella parte in cui addebita alla Regione Puglia il
pagamento di indennizzi in favore di soggetti danneggiati da complicanze di
tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e
somministrazione di emoderivati (c.d. indennizzi emotrasfusi), per una
competenza chiaramente statale, con un onere annuale regionale di circa 22
milioni di euro. La problematica, seppur risalente nel tempo, ha subito
negli ultimi anni un notevole aggravio anche in considerazione della
pretesa, avanzata dai Ministeri dell’Economia e della Salute, di escludere
tali risorse dal Fondo e dalla perimetrazione sanitaria. Un’ingiustizia che
pesa in termini vitali sul bilancio della Regione, già impegnato per
contributi alla Stato per circa 66 milioni quest’anno, per circa 97 milioni
per il 2026, 2027 e 2028, e 107 milioni per il 2029”. Lo dichiarano il
presidente Emiliano, il vicepresidente Piemontese e l’assessore Amati.
*DI SEGUITO LA RELAZIONE PRESENTATA DALL’ASSESSORATO AL BILANCIO *
Con riferimento alla deliberazione della Corte dei Conti – Sezione
regionale di Controllo per la Puglia n. 123/2024/PARI, con cui è stato
parificato il rendiconto generale della Regione per l’esercizio finanziario
2023 ed è stata altresì approvata la Relazione contenente Osservazioni
sulla legittimità e regolarità della gestione ai sensi dell’articolo 1,
comma 5, del decreto legge n. 174/2012, nonché in considerazione da ultimo
della legge 30 dicembre 2024 n. 207, con cui è stato approvato il bilancio
di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2025 e il bilancio
pluriennale per il triennio 2025-2027, si rappresenta quanto segue.
Nell’ambito dell’istruttoria finalizzata al giudizio di parificazione del
rendiconto generale per l’esercizio finanziario 2023 è stata esaminata
dalla Sezione regionale di Controllo della Corte dei Conti, tra le altre,
anche l’annosa questione afferente il pagamento degli indennizzi
riconosciuti dalla legge n. 210/1992 in favore dei soggetti danneggiati da
complicanze di tipo irreversibile a causa di
vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazione di emoderivati
(c.d. indennizzi emotrasfusi).
In particolare, la Corte ha indagato, alla luce dei rilievi formalizzati
dal Tavolo MEF – Ministero della Salute (Tavolo tecnico per la verifica
degli adempimenti regionali con il Comitato permanente per la verifica dei
Livelli essenziali di Assistenza), il mancato stanziamento nel bilancio
regionale di risorse autonome volte al pagamento dei suddetti indennizzi.
Trattasi di una tematica da tempo attenzionata dalle Regioni in
considerazione dell’importanza dei diritti fondamentali coinvolti nonché
della gravità della fattispecie che ha condotto all’approvazione della
normativa ad oggi vigente. Invero, l’origine dei suddetti indennizzi
previsti dalla legge n. 210/1992 si rinviene essenzialmente, oltre che nei
danni conseguenti a vaccinazioni, nelle menomazioni subite dai cittadini,
negli anni ’70-’90, a causa dell’avvenuta somministrazione, durante le
trasfusioni, di sacche di sangue e/o di plasma, nonché di emoderivati,
infetti ed erroneamente non testati per la presenza dei virus delle epatiti
virali e dell’HIV. Anche in considerazione dei numerosissimi processi
intrapresi avverso il Ministero della Salute in sede civile e penale, la
citata legge n. 210/1992, ad oggi vigente, ha visto il riconoscimento di
“indennizzi” di natura equitativa a carico del Ministero della Salute in
favore dei soggetti danneggiati: a tali fattispecie originariamente
previste dalla legge n. 210/1992, come verrà meglio precisato nel proseguo,
nel tempo ne sono state aggiunte altre, anche a seguito di interventi della
Corte Costituzionale, con particolare riferimento alle vaccinazioni
obbligatorie e/o raccomandate dal Ministero della Salute.
Pur nel rispetto della richiamata normativa, di competenza esclusiva
statale e ispirata a esigenze solidaristiche, si rileva che gli oneri per i
medesimi indennizzi – configurati dalla legge n. 210/1992 a carico dello
Stato (articolo 1, comma 1 e articolo 8, comma 1) – sono da tempo, e senza
alcuna previa concertazione, addossati alle Regioni a Statuto ordinario: in
particolare, per la Regione Puglia, il relativo onere annuale è pari a
circa 22 milioni di euro. La problematica, seppur risalente nel tempo, ha
subito negli ultimi anni un notevole aggravio anche in considerazione della
pretesa, avanzata dai Tavoli congiunti con il Ministero della Salute e il
MEF per la verifica del rientro dal disavanzo sanitario, di escludere tali
risorse dal Fondo e dalla perimetrazione sanitaria.
Al riguardo, occorre altresì osservare che la legge 30 dicembre 2024 n. 207
(Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2025 e bilancio
pluriennale per il triennio 2025-2027) non prevede, nello stato di
previsione delle spese per il triennio 2025-2027, i dovuti trasferimenti
dallo Stato alle Regioni per il pagamento dei medesimi indennizzi da parte
delle ASL.
1. I RIFERIMENTI NORMATIVI
Di seguito, si ripercorrono brevemente le tappe normative della
problematica:
– la legge 25 febbraio 1992, n. 210, avente ad oggetto “Indennizzo a favore
dei soggetti danneggiati
da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie,
trasfusioni e somministrazione di emoderivati” prevede all’articolo 1 che:
“Chiunque abbia riportato, a causa di vaccinazioni obbligatorie per legge o
per ordinanza di una autorità sanitaria italiana, lesioni o infermità,
dalle quali sia derivata una menomazione permanente della integrità
psico-fisica, ha diritto ad un indennizzo da parte dello Stato, alle
condizioni e nei modi stabiliti dalla presente legge”. Il medesimo
indennizzo spetta altresì ai soggetti che siano stati contagiati da
infezioni da HIV a seguito di somministrazione di sangue e suoi derivati,
nonché agli operatori sanitari che abbiano riportato i medesimi danni in
occasione e durante il servizio (comma 2) e a coloro che presentino danni
irreversibili da epatiti post-trasfusionali (comma 3).
La medesima legge, negli articoli successivi, delinea il procedimento per
l’ottenimento dell’indennizzo precisando, nell’articolo 8, che “Gli
indennizzi previsti dalla presente legge sono corrisposti dal Ministero
della Sanità”.
L’esame e la posizione assunta al riguardo dalla Sezione regionale della
Corte dei Conti sono riassunte nella Relazione, annessa alla decisione di
parifica (in particolare, le risultanze dell’istruttoria sono rappresentate
a pagina 224 e seguenti).
Sul punto, si veda il verbale della riunione congiunta del Tavolo tecnico
per la verifica degli adempimenti regionali con il Comitato permanente per
la verifica dei Livelli essenziali di Assistenza del 21 marzo 2024
richiamato nella citata Relazione della Corte dei Conti e, da ultimo, il
verbale della riunione congiunta del Tavolo tecnico tenutasi in data 1
agosto 2024 relativo all’esame del conto consuntivo 2023 (in particolare,
p. 18-19).
2L’elenco delle fattispecie che danno diritto a un indennizzo da parte
dello Stato, come detto, è stato varie volte ampliato dal legislatore
statale e dalla Corte Costituzionale, con particolare riferimento
alle vaccinazioni obbligatorie e a quelle “raccomandate” dallo Stato.
E’ di tutta evidenza che i suddetti indennizzi afferiscono a una materia di
esclusiva spettanza statale (trattasi di indennizzi in materia sanitaria
e/o di previdenza sociale e difatti previsti da una normativa statale), in
relazione alla quale spetta alle Regioni il solo esercizio di funzioni
amministrative, ovvero l’erogazione delle prestazioni sulla base delle
risorse da assegnarsi da parte dello Stato.
Tale assunto è stato peraltro confermato anche di recente dallo stesso
legislatore, intervenuto sulla normativa de quo: invero, l’articolo 20 del
decreto legge 27 gennaio 2022, n. 4 (Misure urgenti in materia di sostegno
alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi
territoriali,
connesse all’emergenza da COVID-19, nonchè per il contenimento degli
effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico, convertito con
modificazioni dalla legge 28 marzo 2022, n. 25) ha previsto l’introduzione
di un nuovo comma 1 bis nell’articolo 1 della legge n. 210/1992, che
estende il suddetto indennizzo anche a coloro che abbiano riportato lesioni
o infermità, dalle quali sia derivata una menomazione permanente della
integrità psico-fisica, a causa della vaccinazione anti SARS-CoV-2
raccomandata dall’autorità sanitaria italiana. Orbene, con riferimento a
tale ultima fattispecie (indennizzi conseguenti a menomazioni per
vaccinazioni anti Sars-Co-V2), il Ministero della Salute provvede, sulla
base della legge n. 210/1992, al monitoraggio annuale delle richieste di
accesso agli indennizzi e al trasferimento del finanziamento spettante alle
Regioni prevedendo che al relativo onere, valutato in 100 milioni a
decorrere dall’anno 2023, si provveda tramite apposito fondo
istituito nello stato di previsione delle spese del Ministero della Salute.
Sul punto, si veda il decreto del Ministero della Salute del 26 settembre
2022, ai sensi del quale il monitoraggio, il riparto e il conseguente
trasferimento delle somme dovute alle Regioni è stato legittimato, appunto,
sulla base della disciplina prevista dalla legge n. 210/1992 (allegato n.
Il procedimento applicato dallo Stato per gli indennizzi conseguenti a
menomazioni per vaccinazioni anti Sars-Co-V2 di cui al comma 1 bis – che
prevede, occorre ribadirlo, l’anticipazione da parte delle Regioni e la
restituzione annuale da parte dello Stato, previo monitoraggio periodico –
è il procedimento previsto dalla legge n. 210/1992 per tutte le fattispecie
indennizzabili ivi previste: ove così non fosse, non si comprenderebbe
peraltro quale sia l’elemento che giustifichi un differente
riparto tra gli oneri relativi a danni da vaccinazioni obbligatorie e
raccomandate e oneri relativi ai soli indennizzi conseguenti a vaccinazioni
anti Sars-Co-V2.
– Proseguendo nell’analisi delle norme che si sono succedute
sull’argomento, il decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, all’art. 114,
ha disposto il conferimento alle Regioni di tutte le funzioni e i
compiti amministrativi in tema di salute umana e sanità veterinaria con
eccezione di quelli espressamente mantenuti allo Stato, garantendo
contestualmente l’attribuzione delle risorse necessarie a garantire la
congrua copertura degli oneri (articolo 7) e mantenendo in capo allo Stato
le funzioni in materia di ricorsi per la corresponsione dei predetti
indennizzi (articolo 123). Con successivi decreti attuativi si è pertanto
provveduto al trasferimento delle predette funzioni e delle correlate
risorse: in particolare, con il DPCM 26 maggio 2000 sono state individuate
le funzioni da trasferire alle Regioni in tema di salute umana e
veterinaria, tra cui appunto la funzione in materia di indennizzi a favore
di soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di
vaccinazioni obbligatorie, trasfusione e somministrazione di emoderivati di
cui alla legge n. 210/1992 (Tabella A,
3 Da ultimo, con la pronuncia n. 181 del 26 settembre 2023, la Corte ha
riconosciuto l’illegittimità costituzionale della medesima norma “nella
parte in cui non prevede il diritto a un indennizzo, alle condizioni e nei
modi stabiliti dalla medesima legge, a favore di chiunque abbia riportato
lesioni o infermità, da cui sia derivata una menomazione permanente della
integrità psico-fisica, a causa della vaccinazione contro il contagio da
papillomavirus umano (HPV)”
3lett. a, DPCM 26 maggio 2000). Con riferimento alle correlate risorse
finanziarie, l’articolo 6 del suddetto decreto ha previsto che tali risorse
fossero iscritte in apposito fondo da istituire nello stato di previsione
del Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica per
essere successivamente ripartite tra le Regioni. La stessa norma prevede
altresì, nel successivo comma 3,
che “Il Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica
provvede annualmente al riparto e alla conseguente assegnazione, sulla
scorta dei criteri di cui al comma 1, fino all’entrata in vigore delle
disposizioni in materia di federalismo fiscale di cui all’art. 10 della
legge 13 maggio 1999, n. 133”.
Stante la mancata attuazione della previsione contenuta nella richiamata
legge 133/1999
(Disposizioni in materia di perequazione, razionalizzazione e federalismo
fiscale), il Consiglio dei
Ministri ha aggiornato annualmente le risorse finanziarie da corrispondere
alle Regioni: con i
successivi DPCM 13 novembre 2000, 22 dicembre 2000, 8 gennaio 2002 e 24
luglio 2003 si è
proceduto alla rideterminazione delle risorse finanziarie, disponendo anche
in merito alle modalità di rendicontazione degli enti (art. 5 DPCM 24
luglio 2003).
– In relazione al trasferimento delle funzioni amministrative, si precisa
altresì che, sulla base di
quanto previsto dall’articolo 14, comma 2, del decreto-legge 31 maggio
2010, n. 78, convertito con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010, n.
122, a decorrere dall’anno 2011 le risorse statali spettanti
alle regioni a Statuto ordinario sono state ridotte dell’importo di euro 4
miliardi (4 miliardi 500
milioni a decorrere dall’anno 2012).
Tale disposizione, ai sensi di quanto previsto nel quinto periodo del
medesimo comma 26, avrebbe dovuto avere carattere transitorio ovvero sino
all’attuazione
dell’articolo 8 della legge 42/2009 (Delega al Governo in materia di
federalismo fiscale, in attuazione dell’articolo 119 della Costituzione),
in materia di principi e criteri direttivi sulle modalità di esercizio
delle competenze legislative e sui mezzi di finanziamento, per l’autonomo
reperimenti dei fondi da parte delle Regioni. Al riguardo si osserva che la
Corte Costituzionale ha da tempo statuito il principio
per cui eventuali tagli e risparmi di spesa imposti dallo Stato agli enti
territoriali sono condizionati al rispetto dei principi di temporaneità e
transitorietà delle misure di contenimento della spesa
pubblica, richiedendo che lo Stato definisca di volta in volta, secondo le
ordinarie scansioni temporali dei cicli di bilancio, il quadro organico
delle relazioni finanziarie con le Regioni e gli enti locali, per non
sottrarre al confronto parlamentare la valutazione degli effetti
complessivi e sistemici delle singole
manovre di finanza pubblica (sentenza Corte Costituzionale n. 103/2018).
Al riguardo si precisa altresì che, ai sensi dell’articolo 39, comma 2, del
decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di
autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province,
nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore
sanitario),
“Compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica concordati in sede
europea, nonché, in applicazione del codice di condotta per l’aggiornamento
del Patto di stabilità e crescita, con il leale e responsabile concorso dei
diversi livelli di governo per il loro conseguimento anno per anno, in
conformità con quanto stabilito dall’articolo 14, comma 2, del citato
decreto-legge n. 78 del 2010, a decorrere dall’anno 2012 nei confronti
delle regioni a statuto ordinario non si tiene conto di quanto previsto dal
primo, secondo, terzo e quarto periodo del predetto articolo 14, comma 2”.
4 Si precisa altresì che il medesimo decreto, nella successiva tabella B,
esercizi 2000 e successivi.
5 Sulla ripartizione dei suddetti tagli, Accordo Conferenza Stato-Regioni
rep. n. 207/CSR del 18 novembre 2010 6 Tale disposizione statuisce invero
che “In sede di attuazione dell’articolo 8 della legge 5 maggio 2009, n.
42, in materia di federalismo
fiscale, non si tiene conto di quanto previsto dal primo, secondo, terzo e
quarto periodo del presente comma”.
7 Inoltre, ai sensi del successivo comma 4, sarebbe dovuto essere
istituito, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore del decreto, presso
la conferenza Stato-Regioni, un tavolo di confronto tra il Governo e le
regioni a statuto ordinario, al fine di individuare le linee guida, gli
indirizzi e gli strumenti per assicurare l’attuazione di quanto previsto
dal comma 3, ovvero qualora i vincoli di finanza pubblica non ne
consentano in tutto o in parte l’attuazione, proporre modifiche o
adeguamenti al fine di assicurare “la congruità delle risorse, nonché
l’adeguatezza del complesso delle risorse finanziarie rispetto alle
funzioni svolte, anche con riferimento al funzionamento dei fondi di
4- Successivamente, l’articolo 1, comma 186, della legge 23 dicembre 2014,
n. 190 (Disposizioni per la
formazione del Bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di
stabilità 2015)), ha previsto un
contributo pari a 100 milioni di euro per l’anno 2015, 200 milioni di euro
per l’anno 2016, 289 milioni
di euro per l’anno 2017 e 146 milioni di euro per l’anno 2018, da
ripartirsi tra le regioni in
proporzione al fabbisogno derivante dal numero degli indennizzi corrisposti
dalle regioni e dalle
province autonome a decorrere dal 1° gennaio 2012 fino al 31 dicembre 2014
e per gli oneri derivanti
dal pagamento degli arretrati della rivalutazione dell’indennità
integrativa di cui al citato indennizzo
fino al 31 dicembre 2011. Con successivo Decreto del Ministero
dell’Economia e delle Finanze 27
maggio 2015, adottato di concerto con il Ministero della Salute, è stato
approvato il riparto del
precitato contributo. Anche con il precitato decreto, il fondo per gli
indennizzi di cui alla legge
210/1992 è rimasto in capo al Ministero dell’Economia e delle finanze
mentre alle Regioni sono
stati assegnati finanziamenti vincolati.
– Ad oggi, l’articolo 1, comma 586, della legge 28 dicembre 2015, n. 208
prevede testualmente che
“Gli indennizzi dovuti alle persone danneggiate da trasfusioni,
somministrazioni di emoderivati o
vaccinazioni, in base alla legge 25 febbraio 1992, n. 210, riconosciuti
dopo il 1° maggio 2001,
demandati alle Regioni, in attesa del trasferimento dallo Stato delle somme
dovute, vengono
anticipati da ogni Regione agli aventi diritto”
Al riguardo nel relativo dossier di documentazione presso la Camera dei
Deputati
(AC N. 3444-A/XVII) si legge espressamente che “Si ricorda che la legge
210/1992 prevede un
riconoscimento economico a favore di soggetti danneggiati da complicanze di
tipo irreversibile a
causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni di sangue e
somministrazioni di emoderivati,
attribuendo il relativo onere economico al Ministero della Salute, come
sancito dall’art. 8 della stessa
legge. Successivamente, nell’ambito della riforma della pubblica
amministrazione e della
semplificazione amministrativa – Legge 59/1997 e D.Lgs. 112/1998 -, lo
Stato ha delegato talune
funzioni e compiti alle regioni e agli enti locali, tra cui anche la
gestione amministrativa degli
indennizzi previsti dalla legge 210/1992. Pertanto, il Ministero della
Salute corrisponde alle regioni,
con un autonomo finanziamento e attraverso il versamento sulle contabilità
speciali intestate alle
regioni presso le Tesorerie Provinciali dello Stato competenti per
territorio, gli importi necessari da
corrispondere agli indennizzati, ricorrendo, prima, ad un sistema di
rendicontazione annuale delle
posizioni e, poi, dall’anno 2006, ad una somma fissa ritenuta congrua.
Tuttavia, a partire dal 2012,
non si è più provveduto regolarmente allo stanziamento dell’apposito
finanziamento statale con la
conseguenza che da un lato le regioni non hanno ricevuto le necessarie
risorse per il pagamento degli indennizzi di cui alla legge 210/1992, e
dall’altro, pur in assenza del finanziamento statale, le regioni, in alcuni
casi, hanno continuato a erogare il versamento degli indennizzi alle
persone interessate (sul punto note formali da parte della Conferenza
Permanente delle Regioni e delle Province autonome prot. n. 990/C7SAN del 2
marzo 2012 – prot. n. 3570/C7SAN del 26 luglio 2012 – nota prot. n.
3616/C/SAN del 31 luglio 2013 – prot n. 2646/C7SAN del 5 giugno 2014)”
(allegato n. 3).
Il richiamato comma 586 dell’articolo 1 della legge n. 208/2015, pertanto,
nel prevedere il dovere delle Regioni di “anticipare” le predette risorse,
esplicita altresì il contestuale obbligo da parte dello Stato di
restituzione alle Regioni degli importi erogati, come peraltro avvenuto con
decreto del Ministero della Salute del 26 settembre 2022 in relazione ai
soli indennizzi conseguenti a menomazioni per vaccinazioni anti Sars-Co-V2.
2. L’ANTICIPAZIONE DELLE RISORSE DA PARTE DELLE REGIONI
perequazione, e la relativa compatibilità con i citati vincoli di finanza
pubblica”. V. anche documento Conferenza delle Regioni del 18
dicembre 2024, prot. n. 24/157/CU05/C2 “Prime osservazioni al disegno di
legge recante: “Bilancio di previsione dello stato per l’anno
finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027” (C
2112)” (allegato n. 2).
5Sulla base del suddetto quadro normativo, le risorse necessarie per il
pagamento degli indennizzi sono state negli anni “anticipate” dalle
Regioni, per il tramite delle ASL, al fine di garantire ai soggetti
danneggiati il diritto riconosciuto dalla legge 210/1992.
Sino all’anno 2018, le Regioni hanno ricevuto trasferimenti specifici da
parte dello Stato destinati al pagamento dei medesimi indennizzi.
Dall’anno 2018 in poi, lo Stato ha provveduto alla sola erogazione di
importi parziali, rimanendo le Regioni in attesa della restituzione delle
risorse anticipate, nonché del ripristino a regime dei finanziamenti
soppressi.
La problematica è stata più volte sollevata in sede di Conferenza delle
Regioni e delle Province Autonome, in particolare nell’ambito della
competente Commissione Salute e nell’ambito della Commissione Affari
Finanziari, sollecitando ripetutamente lo Stato al pagamento degli
arretrati e al ripristino del finanziamento a regime per l’esercizio di
tale funzione. A fronte delle pressioni esercitate in tale sede, è stato
ottenuto solo un finanziamento parziale della medesima funzione: in
particolare, l’articolo 1, comma 821 della legge 178/2020 ha previsto che
“Al fine di concorrere agli
oneri sostenuti dalle regioni per l’esercizio della funzione di concessione
degli indennizzi in favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo
irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e
somministrazioni di emoderivati di cui alla legge 25 febbraio 1992, n. 210,
trasferita alle stesse regioni in attuazione del decreto legislativo 31
marzo 1998, n. 112, è istituito, nello stato di previsione del Ministero
dell’economia e delle finanze, un fondo con una dotazione di 50 milioni di
euro per l’anno 2021”, da ripartirsi tra le regioni in proporzione al
fabbisogno derivante dagli indennizzi corrisposti. Tale fondo è stato da
ultimo incrementato di 50 milioni anche per l’anno 2023 (articolo 9, comma
11, decreto legge 18 ottobre 2023, n. 145, convertito con modificazioni
dalla legge 15 dicembre 2023, n. 191): il riparto tra le regioni del
medesimo Fondo, effettuato con decreto del Ministero dell’Economia e delle
Finanze 22 dicembre 2023, ha comportato per la Regione Puglia il
riconoscimento di un “contributo” statale pari a poco più di 6,4 milioni di
euro annui. Nessun trasferimento è stato invece previsto per l’esercizio
finanziario 2024, essendo stati da ultimo dichiarati improponibili gli
emendamenti sul punto discussi in sede di Commissione Affari finanziari e
presentati in sede di conversione del decreto 19 ottobre 2024, n. 155
(Misure urgenti in materia economica e fiscale e in favore degli enti
territoriali)8
Tali risorse sono assolutamente insufficienti posto che la necessità di
copertura finanziaria quantificata dai competenti uffici del Dipartimento
Promozione della Salute per il pagamento dei suddetti indennizzi è pari a
circa 22 milioni di euro annui.
E’ evidente che, anche in relazione all’entità degli importi e alla natura
della spesa, tali oneri non possono essere posti a carico del bilancio
regionale autonomo, trattandosi di spesa obbligatoria, di natura corrente e
a carattere continuativo in relazione alla quale spetta allo Stato, in base
al vigente quadro normativo, prevedere, nell’ambito delle spese del proprio
bilancio, l’istituzione dei
necessari e congrui stanziamenti da ripartire alle Regioni, alle quali
spetta esclusivamente provvedere, per il tramite delle ASL, al pagamento in
favore degli assistiti aventi diritto. Si rappresenta peraltro che, ove si
ritenesse che le Regioni debbano far fronte con proprie risorse al mancato
trasferimento da parte dello Stato delle risorse dovute, ciò comporterebbe
8 Nello specifico, gli emendamenti discussi in sede di Commissione Affari
finanziari e presentati in sede di conversione del
decreto legge 19 ottobre 2024, n. 155 (Misure urgenti in materia economica
e fiscale e in favore degli enti territoriali, articolo 9) prevedevano
l’estensione del medesimo finanziamento anche “per l’esercizio 2024” ovvero
“a decorrere dall’anno 2023” e sono visualizzabili al link
https://www.senato.it/leg/19/BGT/Schede/Ddliter/testi/58616_testi.htm.
6inevitabilmente la sottrazione delle medesime risorse rispetto
all’esercizio di altre funzioni, propriamente regionali, alle quali gli
stanziamenti del bilancio autonomo regionale sono destinati, con
conseguente rischio di violazione di diritti di pari dignità. Come detto,
la legge 30 dicembre 2024, con cui è stato approvato il bilancio dello
Stato per il triennio 2025-2027, non ha previsto a carico dello Stato alcun
contributo per il finanziamento della medesima funzione per gli esercizi
finanziari 2025-2027, non prevedendosi il reintegro, neppure parziale, del
richiamato Fondo: è evidente che il mancato trasferimento di tali importi,
seppur
parziali, aggrava ulteriormente le ben note criticità del disavanzo
sanitario, rendendo concreto il rischio che tali indennizzi non possano più
essere anticipati dalle ASL.
3. LA MATRICE SANITARIA DELLA SPESA
Un peculiare aspetto oggetto di discussione nell’ambito delle riunioni
congiunte con il MEF e il Ministero della Salute nei Tavoli tecnici
finalizzati alla verifica del piano di rientro dal disavanzo sanitario,
attiene alla “natura” – e alla conseguente imputazione contabile – di tale
spesa nei bilanci regionali. Invero, per il Ministero della Salute tale
spesa non può essere “perimetrata” quale spesa sanitaria (con imputazione
nella Missione 13 del bilancio regionale), dovendosene invece riconoscere
una – non meglio precisata – natura “assistenziale”, ovvero, come pure
risultante da documenti del Ministero della Economia e delle Finanze –
Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, dovendosi ravvisare la
natura “previdenziale” (v. da ultimo “Il monitoraggio della spesa
sanitaria. Rapporto n. 11”, pubblicato nel mese di dicembre 2024 dal
Ministero della Economia e delle Finanze, p. 80).
Al riguardo, nel verbale della riunione congiunta del Tavolo tecnico per la
verifica degli adempimenti regionali con il Comitato permanente per la
verifica dei Livelli essenziali di Assistenza del 1 agosto.