(AGENPARL) – mer 11 dicembre 2024 Biografie degli artisti
Nuvolo, all’anagrafe Giorgio Ascani, nasce nel 1926 a Città di Castello. Dopo la morte del padre nel 1943, inizia a lavorare per le Ferrovie e si unisce alle truppe partigiane. Nel 1950 si trasferisce a Roma, dove viene ospitato da Alberto Burri e inizia a realizzare opere in serigrafia. Conosce molti artisti importanti, tra cui Cagli, Capogrossi e Rotella, e inizia a esporre in gallerie romane e internazionali. Negli anni Sessanta lavora come serigrafista e inizia a insegnare negli Istituti d’Arte. Nel 1971 presenta una personale alla Galleria Lo Spazio di Roma, e negli anni successivi espone in numerose gallerie italiane e internazionali. Nel 1978 diventa docente di pittura all’Accademia di Belle Arti di Perugia e diventa direttore dal 1979 al 1984. Nel 1984 si trasferisce a Città di Castello, dove continua la sua attività artistica e di serigrafia. Nel 1993 gli viene dedicata una retrospettiva alla Rocca Paolina di Perugia, seguita da una mostra nel 2005 alla Pinacoteca di Città di Castello. Muore il 10 ottobre 2008. Dopo la sua morte, l’opera di Nuvolo è stata celebrata in numerose mostre, tra cui una a New York nel 2017 e una nel 2023 all’Accademia di Belle Arti di Perugia.
Afranio Metelli nasce a Campello sul Clitunno nel 1924. Dopo il diploma all’Accademia di Belle Arti di Perugia, si trasferisce a Gualdo Tadino, città umbra in cui lavora come decoratore ceramico fino al 1952. Si sposta poi in Costa Azzurra, attratto dall’ambiente artistico di Vallauris, dove l’influenza di Picasso segna profondamente il suo stile. Nel 1954 è a Roma e, a partire dal 1960, inizia a sperimentare forme astratte, utilizzando tecniche e materiali innovativi. Dopo un periodo in Messico, in cui si concentra sulla riproduzione di immagini Maya, e una parentesi a Los Angeles, torna in Italia nel 1971, partecipando a numerose mostre. A partire dagli anni Ottanta espone in diverse gallerie, soprattutto in Umbria, e nel 1991-92 è presente alla mostra Open Mind di Sol LeWitt a Hartford. Metelli muore a Spoleto il 28 giugno 2011.
Giorgio Andreotta Calò (Venezia, 1979) vive e lavora tra l’Italia e l’Olanda. La sua pratica si concentra sull’uso di frammenti, materiali di recupero e oggetti esposti agli agenti atmosferici, creando opere che esplorano il concetto di "residui attivi", in cui passato e futuro si intrecciano. Tra le sue mostre personali ricordiamo: Scultura lingua morta, Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna, Venezia, (2024); ΊΚΑΡΟΣ (ICARUS), ZERO…, Milano, (2022); LabOratorio degli Angeli, Bologna, Italia (2021); Annunciazione, Sprovieri, Londra, UK (2019); CITTÀDIMILANO, Pirelli HangarBicocca, Milano (2019); Anastasis (ἀνάστασις), Oude Kerk, Amsterdam (2018); 5122,65 miles, Depart Foundation, Los Angeles (2016); La sculpture langue morte (II), Istituto Italiano di Cultura, Parigi (2014). Tra le mostre collettive recenti: Nebula, Fondazione In Between Art Film, Venezia (2024); Everybody Talks About the Weather, Fondazione Prada, Venezia, (2023); OPERA, OPERA. Allegro ma non troppo, PalaisPopulair, Berlino (2022); Rethinking Nature, Museo Madre, Napoli (2021-2022), Litosfera, Centro Pecci, Prato (2020); REAL_ITALY, MAXXI, Roma (2020); Non-Places and the Spaces in Between, Istituto Italiano di Cultura, New York (2019); Pirelli HangarBicocca, Milano (2017); 16a Quadriennale d’Arte, Roma (2016); High Line, New York (2016). Il suo lavoro è stato presentato alla 57ª e 54ª Biennale di Venezia (2017; 2011). Ha vinto il Premio New York (2014), promosso dal Ministro degli Affari Esteri italiano e il Premio Italia per l’arte contemporanea (2012), promosso dal Museo MAXXI di Roma.
Francesco Arena (Brindisi, 1978) vive e lavora a Cassano delle Murge (Bari). Dopo aver studiato all’Accademia di Belle Arti di Lecce, ha sviluppato una pratica politica e filologica, realizzando sculture, installazioni e performance. Il suo processo creativo si basa su numeri e formule, utilizzando misure antropometriche e storiche per determinare le dimensioni e il materiale delle opere; Arena usa spesso il proprio corpo come unità di misura, mettendolo a confronto con dati oggettivi ed eventi storici. Tra le sue mostre personali si ricordano: 30 Altalene, Polignano a Mare (2024); Il fulmine governa ogni cosa, Fondazione Nicola Del Roscio, Roma (2023), Dieci minuti e un soffio, Palazzo Borromeo, Milano (2022); Una cartolina, un passo, una linea e una pietra, BASE / Progetti per l’arte, Firenze (2019); Letto, The Open Box, Milano (2019). L’artista ha inoltre partecipato a diverse collettive, tra cui si ricordano: Votiva / Parabita per il Contemporaneo, Parabita (2024); Leggere il Tempo. Libri nell’Arte, Palazzo Nicolosio Lomellino, Genova (2024); Paesaggio/Unpacking My History: Francesco Arena, Rossella Biscotti, Claire Fontaine, Quadriennale di Roma (2024); E la mia Patria è dove l’erba trema, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma (2023); Afterimage, MAXXI L’Aquila (2022); Utopia Distopia: il mito del progresso partendo dal Sud, Museo Madre, Napoli (2021); Camera Picta, Galleria Civica di Trento (2021); The Paradox of Stillness: Art, Object, and Performance, Walker Art Center, Minneapolis, MN, USA (2021). Re-Evolution, MAXXI, Roma (2017); Mario Merz Prize, Fondazione Merz, Torino (2017); La storia che non ho vissuto. Testimone indiretto, Castello di Rivoli, Torino (2012). Nel 2013 ha partecipato a Vice Versa, Padiglione Italia della 55ª Biennale di Venezia.
Micol Assaël (Roma, 1979) vive e lavora a Roma. La sua pratica esplora il rapporto tra arte, scienza e percezione, creando opere che coinvolgono il pubblico in ambienti fisici inusuali e condizioni percettive estreme. La sua ricerca si concentra su teorie scientifiche, il confine tra visibile e invisibile, e fenomeni naturali incontrollabili come le eruzioni vulcaniche o il comportamento delle api. Utilizzando dispositivi obsoleti e macchinari in disuso, le sue opere evocano un dialogo tra razionalità e immaginazione, passato e futuro. A partire dal 2001 il suo lavoro è stato presentato all’interno di numerose mostre personali, tra le più significative: Dusty Landscapes, galleria ZERO…, Milano (2024); Converting Words, Sprovieri Gallery, Londra (2020); Stone Broken Circuit, König Galerie, Berlino (2016); ILIOKATAKINIOMUMASTILOPSARODIMAKOPIOTITA, Pirelli Hangar Bicocca, Milano (2014); GAKONA, al Palais de Tokyo, Parigi, (2009); Inaudito in collaborazione con Mika Vainio, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma (2008); Chizhevsky Lessons, Kunsthalle, Basilea (2007); Free Fall in The Vortex of Time, galleria ZERO…, Milano (2005). Nel corso degli anni 2009-2010 Micol Assaël ha esposto l’opera Fomuška in un progetto che ha coinvolto la Kunsthalle Fridericianum di Kassel, la Secession di Vienna e il Museion di Bolzano. L’artista ha partecipato, inoltre, a diverse biennali tra cui la 50ª Biennale di Venezia nella sezione LA ZONA (2003); Manifesta, San Sebastian (2004); la 51ª Biennale di Venezia (2005); la 4ªBiennale di Berlino (2006); la 16ª Biennale di Sydney (2008); la 28ª Biennale di San Paolo (2008); La Quadriennale di Roma (2020). Le sue opere sono state esposte in alcune delle principali istituzioni internazionali come: MAXXI, Roma (2024, 2022, 2017); Fondation Carmignac, Hyères (2022 e 2019); Accademia di Francia a Roma – Villa Medici (2018); Palais de Tokyo, Parigi (2009); New Museum, New York (2008); Palazzo Grassi, Venezia (2008-2009); ’Hamburger Bahnhof, Berlino (2007).
Francesco Barocco (Susa, 1972) vive e lavora a Torino. La sua ricerca segnico-scultorea si sviluppa a partire dalla disciplina dell’incisione da lui intesa come punto di partenza della scultura. Le sue opere, concepite spesso in forma di “frammento”, riflettono un’attenta osservazione della realtà, sottoposta a una rigorosa sintesi formale. Una selezione di mostre personali comprende: The time of before, Galerie Mehdi Chouakri, Berlino (2023); Francesco Barocco, Norma Mangione Gallery, Torino (2022); Francesco Barocco, Nicolas Krupp, Basilea (2017); I Saettatori, Fondazione Ermanno Casoli, Fabriano (2011); Francesco Barocco, Laura Bartlett Gallery, Londra (2010); Francesco Barocco, MAR, Ravenna (2008). Il suo lavoro è stato esposto anche in numerose mostre collettive tra cui: Domus Contemporanea, Galleria Civica, Trento (2023); KAI 10 Arthena Foundation, Dusseldorf (2022); Sul principio di contraddizione, GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino (2021); Straperetana, Pereto (AQ) (2020); Class Reunion: works from the Gaby and Wilhelm Schürmann collection, Museum of Modern Art, Vienna (2018); Biennale di Venezia, Padiglione Italia (2015). I suoi lavori sono parte di collezioni pubbliche come: GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino; Museo Ettore Fico, Torino; Museo d’arte della Svizzera Italiana, Lugano; KAI 10 Arthena Foundation, Dusseldorf; Gaby e Wilhelm Schürmann Collection, Herzogenrath.
Rossella Biscotti (1978, Molfetta) vive e lavora tra Rotterdam e Bruxelles. La sua arte si concentra su indagini e riattivazioni di oggetti, luoghi e archivi dimenticati, rivelando le pieghe della storia nascosta. Il suo approccio riduzionista, che richiama il modernismo e il minimalismo, traduce in forma concisa i risultati delle sue ricerche. Il suo lavoro è stato presentato in numerose mostre personali, tra cui: Titolo primo, Ho sognato, Clara e altre storie, Castello di Rivoli (2024); Clara and Other Specimens, Accademia Internazionale Estiva di Belle Arti, Salisburgo, (2021); Live Feed, Witte de With, Rotterdam (2019); Clara and Other Specimens, Fondazione Ratti, Como (2019); The City, daadgalerie, Berlino (2019); The City, Protocinema Istanbul (2018); L’avvenire non può che appartenere ai fantasmi, Museion Bolzano (2015); For the Mnemonist, S., WIELS, Bruxelles (2014); The Undercover Man, Sculpture Center, New York (2014); The Side Room, Secession, Vienna (2013). Ha inoltre esposto in numerose mostre collettive, tra cui: Indigo Waves and Other Stories, Gropius Bau, Berlino (2023); FUORI TUTTO, MAXXI, Roma (2023); The Future Behind Us, Villa Arson, Nizza (2022); Kunstenfestivaldesarts, Bozar, Bruxelles (2022); 2ªAutostrada Biennale, Prishtina (2021); 21ª Triennale di Beaufort (2021); 15ª Bienal de Cuenca (2021); Give us the Museum, Stedelijk Museum, Amsterdam (2018); Conversation Piece | Part IV, Fondazione Memmo, Roma (2018); 8th Contour Biennale, Mechelen (2017); La storia che non ho vissuto. Testimone indiretto, Castello di Rivoli, Torino (2012). Ha partecipato a importanti mostre internazionali, tra cui la 55ª Biennale di Venezia (2013), la 13ª Biennale di Istanbul (2013), Documenta 13, Kassel (2012) e Manifesta 9, Genk (2012).
Francesco Carone (Siena, 1975) vive e lavora a Siena. La sua ricerca artistica spazia dalla pratica tradizionale a progetti complessi che intrecciano i concetti di opera, collezione e allestimento. Tra i suoi progetti più noti troviamo Tempo Zulu, un’iniziativa che invita artisti a lasciare un contributo inciso sulla pavimentazione di Siena, e TITOLO L’edito inedito, un’opera/mostra/biblioteca itinerante. Dal 2012 al 2015 è stato tra gli organizzatori di Made in Finlandia e, insieme a Eugenia Vanni, ha fondato il Museo d’Inverno, uno spazio stagionale dove gli artisti presentano opere provenienti dalle loro collezioni. Carone ha esposto in numerose mostre personali e collettive in spazi prestigiosi. Tra le mostre personali, si ricordano: Nevermore, SpazioA, Pistoia (2023); L’inconsolabile, Villa Pacchiani, Santa Croce sull’Arno, Pisa, (2021); Ciclope, Museo Novecento, Firenze (2018); Rendezvous des amis, Palazzo Pubblico – Museo Civico, Siena (2012). Il suo lavoro è stato esposto, inoltre, in numerose mostre collettive tra cui: DESIDERIO Atto Primo, société interludio, Torino (2023); A Word that Troubles, The Gallery of Art, Temple University, Roma (2023); Yeoju Dojasesang, Gyeonggi-do Province, Corea del Sud (2017); TITOLO L’edito inedito – cap.IV, Villa Romana, Firenze (2016).
Sara Enrico (Biella, 1979) vive e lavora a Torino. Il suo lavoro ruota attorno alle nozioni di superficie, di materialità e di corporeità. Combinando aspetti sartoriali e architettonici, le sue sculture esplorano stati transitori e interpretazioni liminali del corpo in relazione al gesto e allo spazio. Ha partecipato a numerose mostre nazionali e internazionali tra cui: Tainted Lovers, OGR, Torino (2023); Motion into Being Reframed. Ausstellungsraum der Akademie der bildenden Künste, Vienna (2021); Streetscapes, American Academy in Rome (2021); Introducing Sara Enrico. The Jumpsuit Theme, Národní galerie Praha, Praga (2019); Focus | Sara Enrico. The Jumpsuit Theme, Mart, Rovereto (2019); Performativity, Centrale Fies, Dro (2019); Off Biennale Cairo (2018); Marsèlleria, New York (2018); PAV, Torino (2017); MACTE, Termoli (2016); Les Instants Chavirès, Montreuil (2014); Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2014). Ha ricevuto numerosi premi e borse di studio, tra cui: Fondazione Sviluppo e Crescita CRT per le Arti Visive nel 2021, Premio Michetti nel 2020. Nel 2018 ha vinto il Premio New York e ha partecipato alla residenza presso l’International Studio & Curatorial Program di New York. È co-fondatrice di Laboratorio del Dubbio, una piattaforma cross-disciplinare concepita in sette capitoli (2016) e ha preso parte a Progetto Diogene, un programma di residenze internazionali (2008-2012). È docente al Politecnico delle Arti di Bergamo. Nel 2022 il suo lavoro è stato esposto alla 59ª Biennale di Venezia.
Giovanni Kronenberg (Milano, 1974) vive e lavora a Milano. Il suo lavoro si compone prevalentemente di disegni e sculture: manufatti e reperti naturali insoliti o rari – rocce e pietre, minerali e cristalli preziosi, corna, ossa, pellicce, spugne marine e uova di struzzo – che l’artista definisce come “non consumati dagli sguardi”. Spesso oggetti di collezionismo, Kronenberg interviene su di essi con inserimenti e trasformazioni che mettono in dialogo tempi distanti. Tra le mostre personali: Giovanni Kronenberg, Renata Fabbri, Milano (2024); Giovanni Kronenberg, Quartz Studio, Torino (2020); Giovanni Kronenberg, Rizzuto Gallery, Palermo (2023). Kronenberg ha esposto in mostre collettive in gallerie private e musei, tra cui: Supernaturale, Straperetana 2024, Pereto (AQ) (2024); Archiviale_001. Dal 1940 a oggi – Istantanee dalle gallerie d’arte di Milano, Museo del Novecento, Milano (2024); La Madonna di Foligno, il meteorite e il puntctum. Come rileggere un capolavoro, Museo Diocesano, Foligno (2021); Traces, Museo Civico Medievale, Bologna (2020); KIZART. La videoarte per i bambini, MAXXI, Rome (2018); Grand Hotel, Complesso Museale SMS Santa Maria della Scala, Siena (2015).
Marzia Migliora (Alessandria, 1972) vive e lavora a Torino. Dopo aver studiato fotografia a Firenze, la sua ricerca si concentra su temi come desiderio, intimità, memoria, perdita, paure e fragilità, esplorando l’identità a partire dall’esperienza personale per arrivare a una riflessione collettiva. Utilizzando diversi linguaggi espressivi, tra cui video, suono, performance, installazione, disegno, ricamo e fotografia, l’artista crea opere che stimolano i sensi e invitano lo spettatore a confrontarsi con le proprie paure, fobie e difficoltà comunicative. Tra le mostre personali dell’artista, ricordiamo: Fame d’aria, Galleria Lia Rumma, Napoli (2022); Lo spettro di Malthus, MA*GA – Museo Arte Gallarate, Gallarate (2020); Voce del verbo avere, Ex Monte dei Pegni Santa Rosalia, Palazzo Branciforte, Palermo (2018). Tra le collettive: Outside the Soup, W139, Amsterdam (2024); Declinazioni Contemporanee, MAO, Museo d’arte orientale, Torino (2023); Performative03 (in collaborazione con Luca Morino), Museo MAXXI, L’Aquila (2023); Terra animata. Visioni tra arte e natura in Italia (1964-2023), Mattatoio, Roma (2023); Partitura multispecie andante, Museo delle Civiltà, Roma (2022); Rethinking Nature, Museo Madre, Napoli (2021); Io dico io, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma (2021). Le sue opere sono conservate in prestigiose collezioni italiane e internazionali, tra cui: A Collection, Venezia; Castello di Rivoli, Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli (TO); Fondazione Antonio Dalle Nogare, Bolzano; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; MIT – List Visual Arts Center, Cambridge; National Museum of Women in the Arts, Washington DC.
Fabrizio Prevedello (Padova, 1972) vive e lavora in Versilia (LU). Dopo essersi laureato all’Accademia di Belle Arti di Carrara, si trasferisce a Berlino, per poi tornare nel 2002 a vivere in Italia. La sua ricerca è caratterizzata dal continuo incontro tra materiali di produzione industriale e di origine naturale, il cui dialogo è mediato dall’artista alla ricerca di un equilibrio statico e compositivo che non risolva né annienti questa complessità interna, ma che utilizzi i suoi risultati formali per offrire più domande che risposte immediate. Il suo lavoro è stato esposto in numerose mostre personali e collettive, sia in Italia che all’estero, tra cui: Classica, Cardelli & Fontana, Sarzana (2014); Contrappunti, z2o Sara Zanin, Roma (2024); La Poesia Della Terra, Azienda Agricola La Colombiera (SP) (2023); Fuori porta, Villa Pacchiani (PI) (2023); Costruzione, Ance Roma ACER (2023); Rupe, Cardelli & Fontana, Sarzana (2021); Chanukka, Innsbruck (2021). Straperetana – Produttori di silenzio, Pereto (AQ) (2020); Studio, Associazione Barriera, Torino (2019); FutuRuins, Palazzo Fortuny, Venezia (2018); Luogo, Centro Pecci, Prato (2018).
Giovanni Termini, (Assoro (EN), 1972) vive e lavora a Pesaro. La sua ricerca artistica esplora la scultura come assemblaggio di forme in espansione e non come volumi statici. Tra le mostre personali ricordiamo: Come la metti sta, Palazzo Tiranni – Castracane, Cagli (PU) (2024); In fondo a destra, Palazzo Filippo Mezzopreti, Pescara (2023); …come in scia, Spazio C.O.S.M.O., Milano (2019); Visioni d’insieme, Mac Museo di Lissone (2017). Tra le partecipazioni collettive: Rifrazioni. 15 curatori x 15 artisti, Accademia Nazionale di San Luca, Roma (2024); Split step, Ex Macelli Civici, Milano (2022); Straperetana – The New Abnormal, Pereto (AQ) (2021); La forma della terra, Fondazione Menegaz, Castelbasso (2020); DISIO, Nostalgia del futuro, Sala Tac, La Caja, Istituto Italiano di Cultura, Caracas, Venezuela (2017); XV Quadriennale di Roma, Palazzo delle Esposizioni, Roma (2008); I° Premio Internazionale Giovani Scultori, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano (2006). Nel 2024 è tra gli artisti invitati a partecipare alle iniziative legate a Pesaro Capitale Italiana della Cultura 2024. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private.
Patrick Tuttofuoco (Milano 1974) è un artista visivo, docente presso la Facoltà di Arti Visive e Studi Curatoriali della NABA di Milano. Mescolando modernismo e pop, vede il suo lavoro come parte dello scambio tra individui e la loro capacità di trasformare gli ambienti che abitano, esplorando nozioni di comunità e integrazione sociale. Questo processo cognitivo e interpretativo è capace di generare infinite versioni dell’uomo e dei contesti dell’esistenza umana tradotte in forme che animano la scultura. Tra le sue principali mostre personali ricordiamo: Abbandona gli Occhi, Palazzo de’ Toschi, Bologna (2024); Tutto Infinito, OGR, Torino (2017); Welcome, Hangar Bicocca, Milano (2015); Focus On His Eyes, Istituto Italiano di Cultura di Madrid, in collaborazione con Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2013); Patrick Tuttofuoco. Quei fantasmi (con John Kleckner), Peres Project, Berlino (2011); Revolving Landscape, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2006). Il suo lavoro è stato esposto in numerose mostre collettive, tra cui: Fuori Tutto, MAXXI Collection, Roma (2023); Buoni come il pane, Triennale, Milano (2018); Io sono qui!, MACRO, Rome (2017); Super Superstudio, PAC, Milano (2015); La Grande Magia, MAMbo, Bologna (2013); Languages and Experimentations, MART, Rovereto (2010); On Mobility, De Appel Foundation, Amsterdam (2006); Manifesta 5, San Sebastian (2004); 50th Biennale di Venezia (2003); Exit, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2002).
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