Nell’intervista rilasciata ad Agenparl, Sestino Giacomoni, Presidente di Consap (Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici Spa), approfondisce il rilancio del “Fondo Studio” istituito per sostenere economicamente i giovani studenti italiani. Istituito nel 2010 dal Governo Berlusconi, il Fondo si propone di garantire ai giovani meritevoli l’accesso a finanziamenti per il proprio percorso formativo, offrendo un supporto concreto per superare le barriere economiche. Con nuove iniziative come la garanzia di ultima istanza dello Stato, Consap mira a rendere questo strumento un’opportunità di crescita e investimento personale, con l’obiettivo di coinvolgere un numero crescente di studenti e banche in tutto il Paese.
Domanda. Il Fondo Studio ha finora avuto una partecipazione limitata, con solo 2.000 richieste in dieci anni. Quali sono le principali difficoltà che i giovani hanno incontrato nell’accesso a questo strumento e quali miglioramenti sono stati implementati per favorirne la diffusione?
Giacomoni. Quando fu istituito nel 2010 dal Governo Berlusconi e dall’allora Ministro della Gioventù, Giorgia Meloni era identificato come il ‘Fondo per il diritto al futuro’, e comprendeva un insieme di azioni del Ministero della Gioventù rivolte alle nuove generazioni, sui temi del lavoro, delle competenze, della casa e della formazione. Faceva parte di un progetto a 360 gradi! Se nei contenuti era lungimirante e dal forte impatto sociale, mancavano però due elementi chiave: l’informazione, quella che nell’ ultimo anno Consap sta facendo per arrivare a tutti, e uno strumento fondamentale, ovvero la garanzia di ultima istanza dello Stato, che ora è stata introdotta grazie ad un emendamento sostenuto da tutto il Governo. Oggi Consap, attraverso la garanzia di ultima istanza dello Stato, potrà garantire il 70% del prestito concesso agli studenti meritevoli e le banche non dovranno più fare accantonamenti, “rischiando” eventualmente solo il 30%. A questo punto, mi lasci dire, non ci sono più scuse per le banche perché se un giovane meritevole va in banca, con il certificato della garanzia rilasciato da Consap, avrà diritto al finanziamento. L’unico requisito è il merito. L’ambizione è quella di arrivare a coinvolgere fino a 250 banche, come avviene già per Fondo prima casa, e passare da poco più di 2.000 richieste e finanziamenti erogati a oltre 200.000. Questo ‘nuovo’ Fondo Studio avrà tutte le carte in regola per decollare e permetterà ai giovani di investire nel proprio futuro.
Domanda. Lei ha parlato dell’importanza del merito come criterio principale per accedere al prestito. Tuttavia, come si intende sostenere quei giovani che pur essendo meritevoli, affrontano barriere economiche significative, come il costo elevato degli alloggi nelle grandi città?
Giacomoni. Il merito sarà il ‘badge’ con il quale gli studenti potranno accedere al Fondo. Tutti i migliori studenti del nostro Paese, con voto alla maturità di almeno 75/100, oppure con almeno 100 su 110 dopo la triennale e almeno la metà degli esami sostenuti ogni anno, potranno programmare il loro futuro. Il reddito o la famiglia di provenienza non avranno alcun impatto sulla concessione del prestito, proprio perché ogni ragazzo deve avere la possibilità di investire su sé stesso e sulle sue capacità. Sottolineo ‘investire’ perché questo strumento è un vero e proprio investimento sul futuro e consente di ottenere un prestito di 25.000 € che potrà essere restituito dopo 30 mesi dall’ultima tranche, per la durata di 15 anni. Come ricorda lei il ‘caro alloggi’ – sommato alla retta universitaria – è una barriera economica significativa e per questo abbiamo chiesto di aumentare il massimale, dai 25.000 euro attuali, a 50.000 euro proprio per includere anche le spese per gli alloggi, che per i fuori sede sono spesso insostenibili. Pensate che mediamente uno studente spende almeno 10.000 euro l’anno per poter fare l’università. Il Governo fa bene a pensare di realizzare nuove case con lo student housing: 60.000 nuovi posti letto sono in cantiere entro il 2026, ma mentre si realizzano questi alloggi, è bene che ci siano anche dei finanziamenti e dei sostegni per i giovani. E’ un delitto se uno studente meritevole non può proseguire il suo percorso di formazione per mancanza di risorse economiche. Se da un lato è vero che studiare costa, è altrettanto vero che rende molto bene perché, se noi vediamo il rapporto sul benessere ecosostenibile, è evidente che ad un livello di più alto di istruzione corrisponde un futuro migliore, da tutti i punti di vista: reddituale, sociale e di salute.
Domanda. La scarsa cultura del prestito tra i giovani italiani è stata evidenziata come un ostacolo. Quali strategie, oltre alla digitalizzazione del processo, Consap intende adottare per far percepire questo strumento come un’opportunità di investimento personale, piuttosto che come un debito rischioso?
Giacomoni. Se negli altri Paesi i prestiti d’onore per lo Studio fanno parte da anni della cultura dell’istruzione e del sostegno ai giovani, in Italia il problema culturale del quale parla esiste. Qualcuno mi ha addirittura detto: “Ma tu con il Fondo per lo Studio vuoi fare indebitare i giovani”? No, attraverso il ruolo sociale di Consap, noi vogliamo che i giovani imparino a credere in sé stessi e ad essere i primi ad investire sul loro futuro e sulle loro capacità. Il fine ultimo è far comprendere ai giovani che l’unico modo per realizzarsi e prendere l’ascensore sociale è studiare ed impegnarsi. Il Fondo per lo Studio più che un prestito è un triplice investimento: i giovani investono su loro stessi, le banche e lo Stato investono sui giovani e questo rappresenterà un boost importante per tutto il Sistema Paese e per la crescita. La garanzia di ultima istanza dello Stato, la digitalizzazione dei processi, che stiamo realizzando per semplificare le procedure, e la campagna di informazione che dobbiamo fare, in accordo con il Dipartimento delle Politiche Giovanili e con il Dipartimento dell’Editoria, sono i 3 pilastri decisivi per ‘imporre’ culturalmente questo strumento anche in Italia. Purtroppo attualmente nel nostro Paese solo l’1% degli studenti ricorre al credito per studiare, mentre in Germania sono il 12% e nei Paesi Bassi oltre il 50%.
Domanda. Il Fondo Studio potrebbe diventare uno strumento chiave per combattere la povertà educativa, che è aumentata in modo significativo durante la pandemia. Quali ulteriori misure si pensa possano essere adottate per coinvolgere più studenti provenienti da famiglie svantaggiate, incentivandoli a proseguire gli studi?
Giacomoni. La povertà educativa è una zavorra pericolosa che pesa sul presente e sul futuro del nostro Paese. Il mismatch di competenze tra ciò che richiedono le aziende al mercato del lavoro e ciò che il mercato del lavoro offre costa all’Italia circa 44 miliardi di euro, il 2,5% di PIL. E’ dimostrato che al crescere del titolo di studio diminuisce la povertà educativa ed assoluta e per invertire la tendenza, è auspicabile insistere con politiche volte a rafforzare il sistema di preparazione mirata degli studenti creando un flusso sempre più intenso tra formazione, mercato del lavoro, Istituzioni, università e accademie. In questo senso il ruolo sociale di CONSAP può risultare decisivo, anche per questo dobbiamo rilanciare velocemente il Fondo Studio. Come le dicevo un livello più alto di istruzione è il passe-partout per un futuro migliore. Dobbiamo far ripartire l’ascensore sociale fondamentale per evitare che i nostri giovani abbiano prospettive future peggiori delle generazioni precedenti. Aiutare i giovani a studiare creerà sviluppo, benessere e soprattutto una società migliore”.
Domanda. L’obiettivo di estendere il plafond del prestito fino a 50mila euro e coinvolgere altri soggetti, come le regioni e la Cassa Depositi e Prestiti, rappresenta una sfida ambiziosa. Quali tempistiche e risorse sono previste per realizzare questi ampliamenti e assicurare che il Fondo risponde alle esigenze crescenti dei giovani?
Giacomoni. Per rilanciare il Fondo per lo Studio Consap e CDP hanno avviato da tempo un tavolo di lavoro al fine di attivare una controgaranzia attraverso il Fondo Europeo degli Investimenti per avere più risorse a disposizione per l’erogazione dei prestiti.
Grazie al gioco di squadra con il Ministro dello Sport e delle Politiche Giovanili, con il Ministro dell’Università, con il MEF e con Palazzo Chigi, è stato possibile inserire non solo la garanzia di ultima istanza dello Stato ma anche la possibilità di incrementare le risorse del Fondo anche attraverso contributi aggiuntivi da parte delle Regioni e di altri enti, fra cui Cassa Depositi e Prestiti. Se ipotizzassimo un ricorso al Fondo pari ad almeno a quello della Germania, che è 12%, su circa 1,9 milioni studenti universitari italiani potremmo dare la possibilità ad oltre 220 mila giovani meritevoli di continuare a studiare, riconoscendo loro il “diritto ad un futuro migliore”.