La stratega democratica e collaboratrice della CNN Julie Roginsky ha espresso un giudizio critico sul Partito Democratico durante un’intervista alla CNN, affermando che il partito non è in grado di comunicare efficacemente con i “normali elettori” e di rappresentare il “buon senso”. Secondo Roginsky, i Democratici non riescono a entrare in contatto con le persone comuni, essendo troppo preoccupati di aderire ai dettami del politicamente corretto e di frammentare il proprio messaggio per soddisfare diversi gruppi.
Il problema della comunicazione con gli elettori
Roginsky ha esposto “verità scomode” riguardo al Partito Democratico, precisando che la difficoltà nel comunicare con gli elettori non è colpa del presidente Joe Biden, della vicepresidente Kamala Harris o di ex presidenti come Barack Obama. “È colpa del Partito Democratico che non sa come comunicare in modo efficace con gli elettori,” ha dichiarato. Roginsky ha sottolineato che, nel tentativo di dimostrare sensibilità verso vari gruppi di elettori, il partito finisce per alienare le persone comuni, che percepiscono un distacco tra loro e i valori espressi dai Democratici.
“Latinx” e politicamente corretto
Un esempio portato da Roginsky riguarda il termine “Latinx”, usato dal Partito Democratico per fare riferimento agli elettori latinoamericani in modo inclusivo e gender-neutral. Tuttavia, questo termine non è ampiamente accettato o compreso dalla comunità stessa e spesso risulta un esempio di come il partito sembri lontano dalla realtà vissuta da molti elettori. “Quando ci rivolgiamo agli elettori latinoamericani, come Latinx, perché è la cosa politicamente corretta da fare, gli fa pensare che non viviamo nemmeno sullo stesso pianeta in cui vivono loro,” ha osservato Roginsky, sottolineando come l’uso di un linguaggio percepito come artificioso possa far sembrare il partito distante.
Eccessiva preoccupazione per le coalizioni
Roginsky ha anche criticato l’atteggiamento dei Democratici verso i gruppi interni alla loro coalizione, evidenziando che il timore di alienare qualche segmento dell’elettorato porta spesso a inazioni o messaggi confusi. Ha citato come esempio la riluttanza dei Democratici a condannare apertamente comportamenti estremi come la distruzione di proprietà durante le proteste universitarie, nel timore di offendere una parte della loro base giovanile. Secondo Roginsky, questo atteggiamento viene percepito negativamente da molti elettori comuni, che vedono i loro valori di stabilità e rispetto delle istituzioni ignorati.
Necessità di ritorno al “Buon senso”
Nel suo discorso, Roginsky ha proposto che il Partito Democratico ritorni a essere il “partito del buon senso”, che parli la stessa lingua degli elettori comuni senza ricorrere a segnali di virtù o linguaggi complessi. “Quando mettiamo pronomi dopo i nomi e diciamo lei/sua, invece di dire, sai cosa, se ti chiamo con il pronome sbagliato, chiamami, mi dispiace, non lo farò più,” ha affermato, aggiungendo che invece di utilizzare formalismi simbolici, sarebbe meglio focalizzarsi su un approccio più diretto e accessibile.
Un problema radicato da tempo
Roginsky ha concluso che i problemi comunicativi dei Democratici non sono nuovi, ma persistono da anni. “Dobbiamo tornare a essere il partito del buon senso che le persone ci guardano e dicono, ti capiamo, apprezziamo quello che dici perché parli la nostra lingua.”
Conclusione
Le osservazioni di Roginsky sono una critica forte e diretta al Partito Democratico e al suo approccio verso gli elettori. Secondo lei, la strada da seguire è un ritorno a una comunicazione semplice e comprensibile, che parli alle preoccupazioni delle persone comuni senza eccessivi formalismi. Un cambiamento in questa direzione potrebbe, secondo la stratega, avvicinare il partito agli elettori e rafforzarne la connessione con il pubblico più ampio.