
La multinazionale francese del cemento, Lafarge SA, e quattro dei suoi ex dirigenti sono stati rinviati a processo con l’accusa di finanziamento del terrorismo in Siria. La decisione, presa dai giudici inquirenti il 16 ottobre, è stata accolta con favore dalle organizzazioni per i diritti umani come Sherpa e il Centro Europeo per i Diritti Costituzionali e Umani (ECCHR).
Le accuse derivano dal presunto pagamento da parte di Lafarge a vari gruppi armati, tra cui Daesh/ISIS, per garantire la continuità delle operazioni delle sue cementerie in Siria durante la guerra civile. Questo caso rappresenta un passo importante nella lotta contro la complicità aziendale in crimini gravi.
Sherpa e ECCHR hanno sottolineato la rilevanza storica del caso, dichiarando: “Lafarge è la prima azienda al mondo accusata di complicità in crimini contro l’umanità”. Le organizzazioni per i diritti umani hanno insistito sul fatto che gli atti di complicità non possono restare impuniti e devono essere affrontati per garantire giustizia.
Tra gli imputati ci sono due ex dirigenti della sicurezza della struttura siriana e l’imprenditore Firas Tlass, accusati di violare l’embargo europeo e finanziare un’organizzazione terroristica. Tuttavia, le accuse contro uno degli ex direttori della sicurezza sono state archiviate.
Il processo, che non permetterà ai dipendenti siriani di richiedere un risarcimento poiché il loro status è stato ritenuto inammissibile, si concentrerà sul finanziamento del terrorismo. Intanto, l’inchiesta riguardante la complicità nei crimini contro l’umanità è ancora in corso.
La Corte suprema francese ha riconosciuto la gravità del caso, sottolineando come “la moltiplicazione degli atti di complicità consenta di commettere crimini contro l’umanità”. Sherpa ed ECCHR continuano a sostenere i querelanti nella loro ricerca di giustizia, in quello che rappresenta un caso di portata globale per il settore aziendale.
