L’Associazione Generale delle Cooperative Italiane (AGCI), sotto la guida del presidente nazionale Giovanni Schiavone, svolge un ruolo di primo piano nella promozione del modello cooperativo come motore di sviluppo sostenibile nei settori agroalimentare e della pesca. In occasione della partecipazione dell’AGCI al G7 Agroalimentare e Pesca di Siracusa, evento che mette al centro temi cruciali come la sostenibilità e l’innovazione, abbiamo l’opportunità di approfondire il contributo delle cooperative italiane a questi ambiti strategici. L’intervista esplora le sfide affrontate dalle cooperative, le soluzioni innovative proposte e il ruolo crescente delle cooperative siciliane nel contesto nazionale e internazionale.
Domanda. Qual è l’obiettivo principale della partecipazione dell’AGCI al G7 Agroalimentare e Pesca di Siracusa?
Giovanni Schiavone. Con la nostra presenza ad Ortigia vogliamo innanzitutto affermare la vitalità e la significativa rappresentatività di AGCI nel panorama associativo dell’agroalimentare italiano, in cui la cooperazione costituisce un fattore strategico di sviluppo.
Domanda. In che modo le cooperative italiane rappresentate dall’AGCI contribuiscono alla sostenibilità nel settore agroalimentare?
Giovanni Schiavone. Molte delle nostre cooperative operanti nelle diverse filiere dell’agricoltura e della pesca sono esempi di successo che hanno dimostrato negli anni la loro capacità di aggregazione, di crescita, di innovazione, di tenuta e resilienza nelle fasi critiche.
Tutto questo senza delocalizzare, creando lavoro e ricchezza nei territori di cui costituiscono una inscindibile espressione ed il più chiaro esempio di vera sostenibilità ambientale, economica e sociale.
Domanda. Quali sono le sfide principali che le cooperative agroalimentari italiane devono affrontare oggi?
Giovanni Schiavone. Sono sfide di tutti i tipi: dagli adeguamenti alla evoluzione normativa soprattutto
europea, a quelli necessari per fare fronte alle conseguenze disastrose dei cambiamenti climatici, dalle innovazioni di processo nelle produzioni alle strategie per l’affermazione nel mercato globale, complicato oggi dalla difficile situazione geopolitica. Dai prezzi del grano alle barriere fitosanitarie, dalla gestione dell’acqua agli obiettivi del green deal, senza trascurare l’evoluzione della domanda di qualità e garanzie da parte dei consumatori. Si può dire che non ci sia aspetto della produzione
agroalimentare in cui non ci sia una sfida da cogliere e vincere.
Domanda. Il convegno del 27 settembre tratterà il tema della sostenibilità e innovazione. Quali sono alcune delle idee innovative che verranno discusse?
Giovanni Schiavone. Nel convegno verranno affrontati temi e problemi relativi ad alcune filiere strategiche dell’agroalimentare italiano, quelle della pesca, del grano e del vino. Per ognuna di
esse sarà fatto il punto, indicate le principali criticità da superare, avanzate idee e descritti esempi di successo. Si andrà dai modelli di gestione della pesca in mare, alla circolarità dell’economia alla multi-regionalità della produzione e del mercato, fino ad arrivare ai crediti di Carbonio su cui l’agricoltura può svolgere un ruolo centrale.
Domanda. Può illustrarci come le cooperative siciliane, in particolare, si distinguono nel panorama agroalimentare italiano?
Giovanni Schiavone. Le cooperative siciliane vivono in un contesto territoriale, ambientale, climatico e di mercato del tutto particolare. Stagionalità delle produzioni, gestione dell’acqua, materie prime, logistica, tutto si distingue non poco dal contesto peninsulare, richiedendo soluzioni specifiche dal campo al marketing. Le tante eccellenze siciliane presenti sul mercato e nella tradizione enogastronomica dimostrano che queste particolarità non impediscono il successo ma richiedono una attenta gestione, efficaci politiche di accompagnamento, infrastrutture adeguate.
Domanda. Come vede il futuro della cooperazione nelle filiere agroalimentari e della pesca a livello internazionale?
Giovanni Schiavone. Il modello cooperativo è e rimane la soluzione più valida ed efficiente per razionalizzare le filiere tra il campo e il mercato. Prezzi alla prima vendita, costi, mezzi, strutture, lavorazione e trasformazione, concentrazione dell’offerta, potere contrattuale, sono tutti elementi che trovano nelle cooperative le condizioni per essere affrontate e risolte nelle miglior modo possibile come dimostra la diffusione della cooperazione nel vitivinicolo, nell’ortofrutta, nel lattiero caseario ed anche nella pesca.
Che la cooperazione sia un fattore strategico di sviluppo e successo è indubbio in Italia ed in molti altri Paesi, come dimostrato anche dai numeri dell’International Cooperative Alliance. Il futuro della cooperazione dipende però anche dalla politica dei governi, e questi spesso sottovalutano le opportunità ed i valori della formula cooperativa…
Domanda. Quali iniziative concrete intende proporre l’AGCI per ridurre lo spreco alimentare nel contesto del G7?
Giovanni Schiavone. Lo spreco alimentare è un problema concreto, quanto etico, che va combattuto in vari modi soprattutto a monte ma anche a valle di un sistema produttivo per troppo tempo disattento a questi aspetti. La programmazione nelle coltivazioni e la regolazione di organismi di gestione (come le OP) può essere la via maestra per evitare le eccedenze e gli sprechi, come quelli praticati per stabilizzare i prezzi contenendo l’offerta.
Esistono poi le attività di recupero commerciale che costituiscono un terreno da non trascurare (tipo il Banco Alimentare, il recupero della ristorazione non consumata…).
Domanda. Come possono le cooperative migliorare l’internazionalizzazione dei loro prodotti agroalimentari, specialmente nel settore del vino, olio e pesce?
Giovanni Schiavone. Quello della internazionalizzazione dei prodotti, da non confondere con quella delle imprese molto più complessa, è un aspetto spesso affidato allo spirito di iniziativa e quindi alla imprenditorialità di singole aziende che si attivano per espandere il loro mercato di riferimento. Anche in questo campo le cooperative offrono ai produttori i vantaggi derivanti dalla concentrazione dell’offerta e dalla maggiore capacità organizzativa dell’aggregazione, ma il miglioramento dell’esportazione trova spesso ostacoli burocratici complessi ed onerosi che richiederebbero sostegni e politiche in grado di favorirlo senza lasciare da soli gli operatori, rilanciando e potenziando ad esempio le attività dell’ICE, quale Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane.
Domanda. In che modo l’AGCI sta lavorando per promuovere il modello cooperativo come strumento di crescita economica sostenibile in Italia?
Giovanni Schiavone. AGCI è particolarmente impegnata nel rafforzamento della propria rete territoriale attraverso attività di aggiornamento e formazione sia dei propri dirigenti che di nuove
leve con cui intensificare le attività promozionali della cooperazione in tutti i settori.
Una attività, questa, a cui si affianca il potenziamento delle nostre strutture nazionali di servizio e di assistenza a vari livelli (CAA, CAF, mutue, progettazioni, credito, servizi, etc.) per la creazione di nuove imprese cooperative in un ambiente predisposto per agevolarne tutte le difficoltà gestionali, anche con sostegni di tipo finanziario. Un altro piano di intervento è quello della rappresentanza in cui cerchiamo di richiamare incessantemente le Istituzioni sulla necessità di sviluppare politiche di
sostegno della cooperazione, facendo leva sulla concertazione ma anche sul metodo della coprogrammazione e della coprogettazione con le stesse Istituzioni a qualsiasi livello.
Domanda. Qual è l’importanza strategica del made in Italy nel contesto globale e come le cooperative possono valorizzarlo ulteriormente?
Giovanni Schiavone. Le cooperative dell’agroalimentare e della pesca, espressione dei territori in cui
operano, sono le più autentiche depositarie del Made in Italy, che presenta sui mercati internazionali, ma anche nazionali, indubbie doti di richiamo e successo commerciale.
Etichettatura, tracciabilità, informazioni per il consumatore, politica dei marchi, sono tutti fattori per realizzare valore aggiunto, che purtroppo è spesso contrastato e demolito in vari Paesi dalle contraffazioni di prodotti che vengono spacciati per prodotti italiani a prezzi più bassi, ma che italiani non sono. In questo panorama le cooperative italiane possono però giocare al meglio, come spesso già fanno, la carta dell’identità cooperativa perché distintiva in quanto legata a territori, culture e tradizioni enogastronomiche locali, difficilmente confondibili. Il sostegno di politiche regionali può essere di particolare aiuto in questo senso.