
(AGENPARL) – lun 15 luglio 2024 **L’economia toscana cresce. Bene export, turismo e occupazione. In
difficoltà la moda**
/Scritto da Federico Taverniti, lunedì 15 luglio 2024 alle 15:22/
Continua a crescere, in modo stabile, anche se ad un ritmo contenuto,
l’economia toscana. Bene l’export e il mercato del lavoro. Velocità
diverse fra i servizi, in espansione, e la manifattura, in contrazione
nella moda. Presentato oggi a Palazzo Strozzi Sacrati il rapporto Irpet
sull’economia toscana dal titolo ‘Fattori di vulnerabilità e velocità
di crescita: che accadrà all’economia toscana?’.
Si parte da uno sguardo al quadro internazionale: instabile a causa del
perdurare delle tensioni geopolitiche ma con un Pil globale positivo,
+3,2%, seppur diversificato (+2,5% Usa, +5,2% Cina, +0,4% area euro). Cala
l’inflazione, processo che dovrebbe continuare in proporzione
all’abbassamento del costo del denaro da parte delle Banche centrali.
Venendo all’Italia e alla Toscana, nel 2023 il Pil ha continuato a
crescere,+0,7% (0,6% nazionale), ma meno rispetto al biennio precedente.
Un’economia che ha confermato capacità di recupero dopo gli anni della
pandemia e l’esplosione dell’inflazione, sebbene aiutata da stimoli fiscali
post Covid e dalle risorse del PNRR. La previsione per i prossimi anni
annuncia ancora crescita, stabile ma lenta: +0,8% nel 2024 e 2025, +1,2%
nel 2026, in linea con quella nazionale.
Crescita con velocità diverse tra settori. Ad esempio il turismo che,
malgrado la stagnazione del movimento interno (-0,3% nel 2023 rispetto al
2022), ha visto un aumento delle presenze straniere (+17,6%) e dei
pernottamenti complessivi (+8,8%), con una crescita dei mercati extra
europei e delle strutture extra alberghiere. Le presenze sono tornate ai
livelli del 2019, con la componente straniera a far da traino. Andamento
opposto per l’industria: il calo dell’indice di produzione nel 2023 è
stato del 3,3% (2,1% in Italia) e nel primo trimestre 2024 del 4,9% (3,5%
in Italia), imputabile all’andamento negativo del comparto moda,
specialmente pelletteria, cuoio e calzature.
Le esportazioni invece segnano per il 2023 il +3,3% (-1,4% Italia) e nel
2024 il +6,3% (-1,9% Italia) con un trend superiore a quasi tutte le altre
regioni italiane a maggior vocazione all’export. Se però analizziamo il
dato e lo scomponiamo a livello settoriale, il merito va a poche
specializzazioni come la gioielleria, la farmaceutica, i macchinari e
l’agroalimentare. Negativo il saldo per industria della pelle, calzature e
filati e tessuti.
Il mercato del lavoro continua ad essere in crescita, nonostante il calo
della popolazione in età lavorativa. Il tasso di attività nel 2023 ha
toccato il 73,3%, superando quello del 2019, 71,8%. Stesso segno per il
tasso di occupazione (dal 66,8% al 69,3%) e calo per quello di
disoccupazione (dal 6,9% al 5,4%). Dal post pandemia il numero di
dipendenti è sempre cresciuto: nel 2023 si è passati a +38 mila unità
rispetto al 2022 e a +119 mila unità rispetto al 2019. Nel primo trimestre
2024 analogo trend seppur in rallentamento, soprattutto nella manifattura
ed in particolare nella moda. Se diamo un’occhiata al numero di lavoratori
con ammortizzatori sociali in rapporto agli addetti medi mensili,
nell’ultimo trimestre 2023 sale e resta sopra 2,5 ogni 100 nel primo
trimestre 2024. Nei comparti moda si arriva a 6 su 100 e a 10 su 100 nella
lavorazione della pelle.
Le condizioni di vita percepite dalle famiglie toscane, secondo l’indagine
Irpet, sono in miglioramento nel 2023 dato che, rispetto all’anno prima, la
percentuale di persone che considerava la propria famiglia povera o molto
povera è calata dal 16% all’11%. Scende anche quella di coloro che
affermano che la propria famiglia arriva con difficoltà o grande
difficoltà a fine mese, dal 60% al 40%. Ed aumenta quella delle famiglie
che riescono a gestire con relativa facilità le spese mensili, dal 40 al
44%. Permangono tuttavia elementi di fragilità, di cautela ed incertezza:
un toscano su due non è ancora completamente soddisfatto della gestione
del proprio bilancio familiare, uno su sei non saprebbe far fronte a una
spesa imprevista di 800 euro, prevalgono coloro che prevedono un
peggioramento delle prospettive del proprio tenore di vita.
Lo studio prova poi a individuare quattro rischi strategici o fattori di
vulnerabilità che potranno impattare ne prossimi anni sul sistema
economico e sociale toscano, in considerazione del fatto che la tenuta
dell’economia, nel medio-lungo periodo, non sembra avere una intensità
tale da metterlo al riparo.
Il primo è la dipendenza del sistema produttivo dall’esterno: circa il 65%
del valore aggiunto generato in Toscana dalla produzione di beni, servizi
esclusi, è attivato da domanda estera; si sale al 93% se consideriamo
anche la domanda che proviene da altre regioni italiane. Quindi solo 7 euro
ogni 100 di valore aggiunto generato dal nostro sistema manifatturiero,
quando produciamo beni e non anche servizi, è attivato dalla domanda dei
toscani. Se a questo aggiungiamo che la domanda straniera dipende per una
buona quota da paesi abbastanza distanti, e non solo geograficamente (Cina,
Russia), il rischio di vulnerabilità cresce. E lo fa anche riguardo
all’approvvigionamento di alcuni input produttivi, in particolare per tre
filiere importanti come la moda, la farmaceutica e la produzione di
macchinari.
Il secondo riguarda il declino demografico ed i riflessi sul mercato del
lavoro e, nello specifico, per l’incontro tra domanda e offerta. Dal
rapporto tra la popolazione 60-69 anni (in uscita dal mercato del lavoro) e
quella in età 20-29 anni (in entrata) notiamo che se nel 1993 c’erano 88
anziani per 100 giovani, nel 2023 si passa a 143 anziani ogni 100 giovani e
a 170 anziani ogni 100 giovani nel 2033. Con impatti diversi a seconda
delle aree. Oggi in alcuni sistemi locali la domanda di lavoro prevale