![Logo](https://i0.wp.com/agenparl.eu/wp-content/plugins/Plugin%20Logo/Agenparl.png?w=788&ssl=1)
(AGENPARL) – mar 18 giugno 2024 *COMUNICATO STAMPA*
*Una serata di teatro alla Casa della Carità con l’“Amleto in testa”*
*Giovedì 20 giugno, ore 18.30, l’Auditorium della Fondazione milanese (via
F. Brambilla, 10) ospita il terzo spettacolo del laboratorio interno di
teatroterapia*
*Ingresso libero*
*Alcune foto a questo link: https://we.tl/t-LCg99MULoU
Crediti: Marco Garofalo*
*Milano, 18 giugno 2024* – *Giovedì 20 giugno alle 18.30*, l’auditorium
della Casa della Carità ospita *“Amleto in testa”, *il terzo* spettacolo
del laboratorio di teatroterapia* della Fondazione milanese.
Il laboratorio, nato nel 2020, è condotto da *Alberto Pluda*, educatore
della custodia sociale e teatroterapeuta, affiancato da *Serena Pagani*,
coordinatrice di Migrarte, progetto che si occupa di cura e integrazione
mediante percorsi artistici, all’interno del quale si svolge la
teatroterapia.
Il *gruppo* di teatro, fin dalla sua nascita, è sempre stato *fortemente
eterogeneo*, costituito da persone fragili *ospiti della Casa*, persone che
arrivano dai *servizi diurni* (docce, sportelli, laboratori di
arteterapia…), dal *gruppo anziani* della Fondazione e dalla *custodia
sociale*.
A portare in scena “Amleto in testa”, per la *regia di Alberto Pluda*,
saranno: Paola Allanda, Fabio Ardemagni, Otar Astamadze, Massimo Bellan,
Rita Campagnoli, Claudia Carotenuto, Ledda Leon Salavarria, Ivana Quaglia,
Nancy Risi Leon, Marta Sirtori, Filomena Venturo Cabrera de Rojas.
*IL PERCORSO*
Dopo aver lavorato su “Le città invisibili” di Italo Calvino, quest’anno *il
laboratorio ha affrontato l’”Amleto” di Shakespeare*: «Amleto ha bussato
alla nostra porta, ci ha portato il suo *monologo sull’essere o non essere*,
sulla sua *inquietudine* e sul suo affrontare la vita. Ci abbiamo dialogato
e, servendoci di lui come di una maschera, lo abbiamo *utilizzato come
pretesto per poterci raccontare*, entrando in contatto con le nostre parti
più nascoste, in una *narrazione del nostro essere e non essere*, che è
diventato per il gruppo un atto trasformativo, prima individuale e poi
corale», racconta Serena Pagani.
Le persone partecipanti al laboratorio hanno quindi *letto il monologo di
Amleto*, lo hanno maneggiato, lo hanno imparato a memoria e lo hanno *espresso
tramite il loro corpo*: «Abbiamo poi chiesto quali *emozioni* suscitava in
loro il monologo di Amleto e come risuonava in loro rispetto alla propria
storia», racconta ancora l’operatrice.
*Ogni persona ha poi scritto un testo* e tutti i testi messi insieme hanno
costruito la sceneggiatura dello spettacolo: «Lo stupore per noi, giunti
quasi alla conclusione del processo, è stato il rendersi conto che siamo
stati *attraversati da un atto trasformativo a doppia direzione*: ci siamo
serviti di Amleto per attivare un cambiamento e al contempo è come se
avessimo trasformato Amleto, alleggerendolo un po’ del suo peso del
vivere», affermano Alberto e Serena.
*SCAMBI E SINERGIE*
Il fine ultimo del laboratorio di teatroterapia non ha un obiettivo
performativo, ma è alla continua ricerca della *crescita individuale e di
gruppo*, servendosi di strumenti che, attraverso la *dimensione del gioco*,
vanno a lavorare sulle parti più profonde delle persone, sviluppando in
loro autostima, nuove risorse e sguardi altri che portino a una
possibile *differente
narrazione della propria storia e dell’immagine di sé*.
Un altro elemento qualitativo di questo laboratorio sono gli *scambi e le
sinergie* che si generano con altre realtà. Per esempio si è collaborato
con diverse *scuole medie e superiori milanesi* e con la *Civica Scuola di
Teatro “Paolo Grassi”* di Milano, in particolare con studentesse e studenti
del terzo anno del corso di regia e drammaturgia del docente e tutor Paolo
Giorgi, e questo ha permesso di arricchire il percorso del laboratorio.
*Ufficio stampa Fondazione Casa della Carità “Angelo Abriani”*Valentina