
Il mondo degli affari e della politica internazionale è stato scosso dalla notizia della dimissioni di Klaus Schwab dalla carica di presidente esecutivo del World Economic Forum (WEF). Questo annuncio segna la fine di un’epoca, poiché Schwab ha guidato il WEF per decenni, plasmando la sua identità e influenzando le politiche globali in modo significativo.
Martedì, l’86enne Schwab ha comunicato al suo staff tramite email la sua decisione di non continuare a dirigere il WEF come presidente esecutivo, sebbene probabilmente manterrà un ruolo non esecutivo all’interno dell’organizzazione. Secondo quanto riportato da Semafor, il sito web che ha dato la notizia in anteprima, un portavoce del WEF ha dichiarato che Schwab passerà dalla carica di presidente esecutivo a quella di presidente del consiglio di amministrazione entro l’inizio del prossimo anno, in linea con i cambiamenti nella struttura di governance del Forum.
Sebbene non sia stata ancora ufficialmente nominata una figura di successione, il Financial Times ha riportato che Børge Brende, ex ministro degli Esteri norvegese e attuale presidente del WEF, prenderà il posto di Schwab come figura principale a Davos.
Tuttavia, queste dimissioni non sono state prive di controversie. Secondo quanto riportato da POLITICO lo scorso anno, ci sono state speculazioni su come Schwab abbia gestito la questione della successione, con alcune voci che indicavano un possibile tentativo di far assumere la leadership a uno dei suoi figli, Nicole e Olivier, entrambi già impegnati in ruoli di alto livello all’interno del WEF. Tale decisione, tuttavia, dovrà essere ratificata dal governo svizzero, che ospita l’incontro annuale del WEF a Davos.
La rinuncia di Schwab alla sua posizione di leadership giunge nonostante le sue precedenti dichiarazioni di voler mantenere il controllo del WEF per molti anni a venire. Da economista tedesco, Schwab ha fondato il World Economic Forum nel 1971 con modesti 6.000 dollari di finanziamento iniziale. Da allora, l’organizzazione è cresciuta fino a diventare un impero economico annuale da 390 milioni di dollari, attirando leader mondiali, titani dell’industria e influenti pensatori a Davos per discutere delle questioni più pressanti del mondo.
Sotto la guida di Schwab, il WEF è stato un importante attore nella promozione di progetti globalisti come le valute digitali delle banche centrali, il transumanesimo, l’intelligenza artificiale e la governance mondiale, tra gli altri. Tuttavia, la sua visione più controversa è stata quella del “Grande Reset”, che ha proposto una ristrutturazione radicale dell’economia globale per affrontare sfide come il cambiamento climatico e le disuguaglianze sociali.
Questo concetto ha suscitato reazioni contrastanti, con alcuni che lo hanno accolto come una necessaria rivoluzione e altri che lo hanno criticato come un’agenda pericolosa che minaccia la libertà individuale e la proprietà privata. Schwab ha anche promosso la “Quarta Rivoluzione Industriale”, una visione in cui le tecnologie emergenti trasformano profondamente la società e l’economia, con l’intelligenza artificiale al centro di questo cambiamento.
Inoltre, le sue affermazioni riguardo al modello cinese come possibile ispirazione per altri paesi hanno sollevato interrogativi sulla direzione futura del sistema globale. Tuttavia, nonostante le critiche, l’impatto di Klaus Schwab e del World Economic Forum rimarrà un punto di riferimento nella storia della governance globale e dell’economia mondiale.