Si svolgerà venerdì 26 aprile 2024, alle ore 18.00, presso il centro civico “Piersanti Mattarella”, in via De Gasperi, a Capranica (VT), la presentazione dei libri che sfatano le bugie sul colonialismo italiano. L’ingresso è libero.
«Siamo lieti di ospitare nuovamente a Capranica il giornalista e saggista Alberto Alpozzi, come già nel giugno del 2016 – ha dichiarato Francesco Virgili, consigliere comunale, organizzatore della conferenza – Alpozzi è autore di testi fondamentali per l’opera di revisione della presenza italiana in Africa.
Venerdì 26 aprile presenterà la trilogia “Bugie Coloniali” e “Dubat, gli arditi somali all’alba dell’impero fascista”, libro con l’importante prefazione del Generale Mario Mori.»
«I fatti presentati nei miei testi – spiega Alpozzi – non sono mai apparsi come argomenti di discussione nell’ambito delle pubblicazioni di storia coloniale, nemmeno per essere confutati, così da scongiurare la minaccia che i documenti possano dimostrare lo sviluppo realizzato dagli italiani nelle colonie. Le eccellenze sono state bandite da un conformismo settario e militante che ha negato chiunque abbia segnato la storia con grandi opere, riforme e progresso per creare l’unica nazione al mondo che si compiace del riconoscimento dei propri errori e guarda con angoscia al proprio passato.»
Con l’ultimo volume della trilogia “Bugie Coloniali”, Alpozzi porta alla luce una parte di quanto è stato omesso nella maggior parte delle pubblicazioni di settore. Gli italiani realizzarono migliaia di chilometri di strade e ferrovie per creare commerci, agricoltura moderna, bonifiche e deserti resi fertili, nuove e moderne città.
Conclude Alpozzi: «L’approfondita indagine negli archivi fornisce nuovi elementi di analisi e spunti di riflessione per completare un quadro storico ancora molto controverso.
Da notare che l’AFIS “Amministrazione Fiduciaria Italiana della Somalia”, vide la nostra Nazione, ex paese colonizzatore uscito sconfitto dalla seconda guerra mondiale, ricevere in amministrazione una sua ex colonia a seguito del mandato delle Nazioni Unite, su richiesta della popolazione somala. Fu un caso unico che chiarisce il rapporto di rispetto e amicizia che c’era fra i due popoli.»
«A quella missione – commenta Francesco Virgili – partecipò anche un giovane Ufficiale, Gianfranco Chiti, che nei decenni successivi svolse il suo servizio militare a Viterbo, dove giunse a comandare la Scuola Allievi Sottufficiali. Una volta in congedo si fece frate e recentemente è stato dichiarato Beato dalla Chiesa Cattolica.»