
(AGENPARL) – mer 17 aprile 2024 OGGETTO: Interrogazione a risposta immediata On. PASTORINO
Desidero ringraziare il collega Pastorino che mi ha posto questo quesito perché mi consente di fare chiarezza sulle ragioni del provvedimento. Si tratta di una misura che è stata condivisa preventivamente dal punto di vista tecnico, con il Comando generale della Capitaneria di porto e il Consiglio nazionale delle ricerche, che da quel punto di vista viene considerato un punto di riferimento in termini scientifici. La misura tecnica che limita a 50 gli ami che un pescatore sportivo può armare usando il palangaro è una misura ragionevole, poiché diretta a contrastare la pesca illegale.
Lei nella sua interrogazione fa riferimento a due ambiti di pesca quello sportivo e quello professionale. Riteniamo il primo prevalente sul secondo. Si tratta di enti, quelli che prima ho citato, che hanno più volte evidenziato come, nonostante vigesse il limite per i pescatori sportivi dei cinque chilogrammi di cattura, l’utilizzo del sistema del palangaro con 200 ami determinasse troppo spesso il superamento dei predetti limiti. La limitazione all’utilizzo di 50 ami garantisce pertanto catture ragionevoli in un contesto di pesca sportiva non professionale, quindi.
Voglio, poi, precisare come l’uscita del decreto sia stata accolta favorevolmente dalle Associazioni nazionali di categoria e dalle Organizzazioni sindacali di settore, oltre che dalle Associazioni ambientaliste e da alcuni esponenti della pesca sportiva. Ciò nonostante non ci ritireremo, rispetto a un tavolo per verificare quelli che saranno gli esiti del provvedimento che va incontro anche alle richieste dei pescatori professionali dotati di regolare licenza, che nel corso degli anni, sono stati sottoposti a continue restrizioni spazio temporale sull’utilizzo di sistemi di pesca imposte in modo pressante in particolare dall’Unione europea.
Al riguardo è utile ricordare che il prodotto catturato dai pescatori sportivi non può e non deve essere destinato alla commercializzazione. Su questo punto è bene soffermarci perché il collega fa riferimento all’indotto. Non può trattarsi di indotto dalla commercializzazione e ricordo il parere delle associazioni, anche dei rappresentanti del mondo della pesca, che non si sono dette contrarie. Ovviamente c’è un dibattito aperto su questo non si sfugge tutt’altro che manifestazioni così forti di protesta come viene citato. Però voglio spendere una parola per quanto riguarda il mondo della pesca. Il mondo della pesca è al centro delle strategie del nostro ministero oltre che per dovere istituzionali. In questi anni non ci si è accorti che mentre i governi precedenti tutelavano la pesca, noi abbiamo perso il nostro 40% delle marinerie, delle nostre tradizioni di pesca, delle nostre produzioni. E allora il nostro obiettivo è tutelare i posti di lavoro che sono collegati a questo settore in tutti gli ambiti, però avendo un criterio di priorità. Chi vive mangiando di pesca deve avere ovviamente a nostro avviso una priorità rispetto a chi ha oggi la possibilità di utilizzare la pesca per difendere una sua attività ricreativa del tutto lecita, legittima e che va incentivata per quanto possibile in quest’ordine.