[lid] Dall’indagine Ocse-Piaac del 2019, i dati rivelano che il 27,7% della popolazione italiana è analfabeta funzionale, quasi al livello della Spagna (27,5%) e Israele (27%). Gli unici che si posizionano in una situazione peggiore sono Turchia (45,8%) e Cile (53,1%).
Tra le altre percentuali, c’è un 5,5% di popolazione italiana che comprende solo informazioni elementari in testi molto corti, mentre un 22,2% comprende testi digitali e cartacei solo se sono abbastanza brevi.
I risultati parlano chiaro: l’Italia è il paese europeo peggiore per quanto riguarda il livello di analfabetismo funzionale. Tra qualche anno, quando usciranno i nuovi risultati dell’indagine, resta da capire se la pandemia dovuta al Covid-19 e la didattica a distanza possano aver influenzato questo scenario. Per ora, comunque sia, non c’è ancora nulla di certo.
Nel 2022, rispetto all’anno precedente, diminuisce la quota di lettori di libri, pari al 39,3% della popolazione di 6 anni e più (40,8% nel 2021). Tra questi, il 44,4% legge fino a 3 libri l’anno, mentre i “lettori forti” (12 o più libri letti in un anno) sono il 16,3%. La lettura di libri è soprattutto
prerogativa dei giovani nella fascia d’età tra gli 11 e 24 anni. Il Mezzogiorno registra una
minore propensione alla lettura (27,9%), con l’eccezione della Sardegna (40,0%). Rimane
stabile la quota di persone che utilizzano Internet per leggere o scaricare e-book. La lettura
dei libri in formato digitale è più diffusa tra i giovani, tra i quali si registra un ampio divario di
genere: il 31,5% delle femmine nella fascia d’età tra i 20 e i 24 anni legge o scarica libri online
o in formato e-book, rispetto al 23,1% dei coetanei maschi.
Nel 2022, rimane stabile la quota di lettori di quotidiani a stampa, rispetto al 2021. Gli uomini,
più delle donne, hanno l’abitudine di leggere quotidiani e, per entrambi i sessi, i maggiori lettori
di quotidiani appartengono alla fascia d’età più adulta (45 anni e più). Nel Nord, la lettura dei
quotidiani coinvolge una percentuale più alta di residenti, in particolare nel Nord-Est (34,0%).
Nel Mezzogiorno fa eccezione la Sardegna, dove la quota di lettori di quotidiani cartacei supera
quella di alcune Regioni settentrionali (35,5%), così come la quota dei “lettori forti” (il 40,4%
della popolazione di 6 anni e più legge quotidiani cartacei 5 o più volte a settimana). Aumenta
la lettura via web di giornali, informazioni e riviste su Internet (+1,3 punti percentuali rispetto al
2021), coinvolgendo circa il 44,9% della popolazione. Il fenomeno è più diffuso tra i maschi. La
fascia di età più attiva è quella tra i 25 e i 44 anni (poco più del 62,0%). Su scala europea l’Italia
occupa la penultima posizione nell’utilizzo della rete finalizzato alla fruizione di contenuti culturali.
Nel 2022 dati sul fenomeno dell’analfabetismo di ritorno evidenziano come il 30% degli italiani fra i 25 e i 65 anni ha significative limitazioni nella comprensione della lettura, nella scrittura e nel calcolo. Ciò inficia, di fatto, la buona comunicazione.
In Italia circa il 28% della popolazione tra i 16 e i 65 anni è analfabeta funzionale. Significa che non sa né leggere né scrivere? No. Vuol dire invece che alcune persone non sono in possesso delle abilità necessarie a comprendere a pieno e usare le informazioni quotidiane, che abbiamo costantemente attorno.
Nel dettaglio, secondo i dati dell’indagine Piaac-Ocse del 2019, riportati da Truenumbers, vi è un 5,5% che comprende solo informazioni elementari, contenute all’interno di testi molto brevi, caratterizzati da un vocabolario base. Un altro 22,2%, invece, si limita alla comprensione di testi misti (sia cartacei che digitali) purché siano corti abbastanza.
È uno dei dati peggiori in Europa, che oltre a danneggiare la persona stessa, influisce sul progresso tecnologico.
Un individuo che fa fatica a comprendere un testo cartaceo scritto, ha ancora più problemi se questo è riportato su una pagina web. Un analfabeta funzionale diventa, così, spettatore passivo, che guarda senza recepire e assorbire nessun tipo di informazione utile.
Tramite i programmi per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport, l’Unione europea (Unione) sviluppa e rafforza la dimensione europea, promuovendo la mobilità e incentivando la cooperazione internazionale con i programmi Erasmus+ e Corpo europeo di solidarietà. L’istruzione e la formazione svolgono inoltre un ruolo fondamentale nell’ambito dell’economia basata sulla conoscenza, nella stessa misura delle politiche dedicate alla gioventù e allo sport. Nel loro insieme, sostengono la ripresa, la crescita e l’occupazione stimolando l’affermarsi di una popolazione altamente qualificata, versatile e adattabile.
L’Unione appoggia e integra le azioni degli Stati membri dell’Unione conformemente agli articoli 165 e 166 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Se da un lato rispetta appieno la responsabilità degli Stati membri in merito ai contenuti didattici e all’organizzazione dei sistemi di istruzione, dall’altro lo spazio europeo dell’istruzione si fonda su una visione condivisa, ovvero far sì che entro il 2025 tutte le persone possano accedere a un’istruzione e una formazione di qualità in un autentico spazio comune europeo di apprendimento. Discenti e insegnanti dovrebbero pertanto essere in grado di migrare tra sistemi di istruzione in diversi Stati membri, rendendo la cultura basata sull’apprendimento lungo tutto l’arco della vita una condizione normale.
La pandemia di COVID-19 e il lungo periodo di chiusura delle scuole hanno ulteriormente messo in luce la necessità di affrontare le sfide e le opportunità dell’istruzione digitale. Con il piano d’azione per l’istruzione digitale 2021-2027, l’Unione sostiene l’adattamento sostenibile ed efficace all’era digitale dei sistemi di istruzione e formazione degli Stati membri.
E’ chiaro che da quanto emerge l’Italia è un Paese di ignoranti dove si registrano i livelli più bassi di scolarizzazione a livello europeo.
«Le persone che sanno poco sono solitamente dei grandi parlatori, mentre gli uomini che sanno molto dicono poco», come affermava JEAN-JACQUES ROUSSEAU.
Ed è anche vero che la gente vede, sente e parla. Purtroppo però vede male, sente poco e parla troppo.
Quindi non è il caso di proporre una tassa sulle chiacchiere e cominciare una seria lotta all’analfabetismo in Italia? Ah a saperlo…