
(AGENPARL) – mer 10 gennaio 2024 Il presidente: nuova sede per necessità oggettive ma non ci spostiamo dal
centro né consumiamo suolo. Il direttore generale Domenicucci: costi
esorbitanti per mettere a norma l’edificio di via Gramsci, così recuperiamo
risorse da destinare alla manutenzione di strade e scuole
Paolini: «Stop alle campagne elettorali sul
Palazzo della Provincia»
PESARO – «Capisco che tutto serva in vista delle tornata elettorale. Ma dico stop alla
campagna politica sul Palazzo della Provincia». Giuseppe Paolini ha letto alcune prese di
posizioni sul tema. Ora interviene per fare chiarezza: «Smonto subito le congetture. Perché
è stato detto che vogliamo radere al suolo tutto, oltretutto nessuno ci ha mai contattato né
coinvolto. Niente di più lontano dalla realtà». Punto primo: «Noi non usciremo dal centro
storico. Al massimo ci sposteremo di pochi metri (riferimento all’ex sede di Bankitalia in
via Rossini), in una sede più adatta e funzionale». Ancora: «Abbiamo sempre detto che il
‘Palazzo vecchio’ (attuale sede degli uffici tecnici in via Gramsci, ndr) sarà utilizzato per il
liceo Mamiani. Operazione che ci consentirà di fare respirare il Campus, su cui ci sono
problemi di spazi per le aule». Infine: «E’ stato ribadito in ogni occasione, inclusa la
commissione consiliare Edilizia, che la sala Bei e la Sala Pierangeli non si toccano e
resteranno ad uso pubblico. Fornendo tutte le rassicurazioni del caso. Alla faccia della
speculazione edilizia. Aggiungo un dato: avevamo un terreno di nostra proprietà a Villa
Fastiggi, ma per evitare consumo di suolo abbiamo fatto altre scelte», puntualizza il
presidente. Il ragionamento sulla nuova sede parte dalle criticità del Palazzo di via
Gramsci. Dice il direttore generale Marco Domenicucci: «Tutte le indagini fatte hanno
evidenziato grandi problemi sul piano energetico e dei consumi. E dalle verifiche statiche
e sismiche eseguite è emerso che il Palazzo richiederebbe lavori enormi per essere messo a
norma sul lato strutturale. Ci siamo mossi in primis per la ristrutturazione, che è il
contrario della demolizione. Ma si parla di una cifra di 15-16 milioni, in base ai preventivi
dei professionisti, perché si dovrebbe intervenire su struttura, travi, pilastri, pavimenti,
impianti, infissi, finestre». Ancora: «Dovremmo rendere efficiente il Palazzo sul piano
energetico – prosegue il direttore generale – perché la normativa europea impone di
intervenire in primo luogo sugli edifici pubblici. Ma anche considerando questi lavori,
rimarrebbe il fatto che la sede è sovradimensionata rispetto alle nostre necessità e ai 200
dipendenti attuali. E’ uno spreco di risorse pubbliche nei costi di gestione. La nuova sede
ci consentirebbe di recuperare fondi da destinare alla manutenzione delle strade e delle
scuole. In base ai parametri ministeriali, ci basterebbero 3400 metri quadri circa rispetto
agli attuali 8mila». Di qui l’interesse per l’ex sede di Bankitalia: «L’edificio è solido, in
muratura, ha un struttura migliore e non richiederebbe lavori pesanti. Tutti gli uffici
sarebbero concentrati in un unico Palazzo. Entro il 15 gennaio abbiamo un incontro.
Stiamo attendo le ultime documentazioni: ci chiedono due milioni e 800mila euro per
l’acquisto ma siamo in trattativa. Il nostro interesse c’è», specifica Domenicucci. Nel
frattempo, è stata richiesta la variante per il Palazzo di via Gramsci «proprio per evitare
che l’edificio restasse un contenitore vuoto – osserva Paolini – una volta abbandonato
dalla Provincia. La nuova destinazione valorizza il bene ampliando la destinazione d’uso.
Che estende le possibilità consentendo non solo gli uffici: come sappiamo a Pesaro non
mancano. A nostro avviso è anche un modo per rivitalizzare il centro», specifica il
presidente. Sulle prescrizioni della Soprintendenza: «Era il vecchio Prg che prevedeva
demolizione e ricostruzione o restaurazione sul Palazzo di via Gramsci. Non l’abbiamo
fatto noi. Con la richiesta di variante, anzi, abbiamo adesso scongiurato il rischio
demolizione perché la Soprintendenza, che in passato aveva ritenuto di non mettere
vincoli, si è rimessa in moto». Ponendo il vincolo di ‘ristrutturazione con divieto di
demolizione e ricostruzione. «La sagoma all’esterno dovrà rimanere la stessa? A noi
questo non dispiace. Naturalmente incasseremo meno vendendo il Palazzo. Una sede
universitaria? Ben venga se possibile. Ma ripeto: noi non abbiamo chiesto nessuna
demolizione né vogliamo fare nessuna speculazione edilizia. E’ quello che ho ribadito
anche in commissione fornendo tutte le garanzie», conclude il presidente.
(f.n.)