
(AGENPARL) – lun 04 dicembre 2023 *COMUNICATO STAMPA*
*SPIEGATO IL “GIALLO” DEL COLORE USATO DA MIRÓ, SBIADITO IN MEZZO SECOLO*
*Ricercatrici del Politecnico di Milano e dell’Università Ca’ Foscari di
Venezia nel team che svela le cause del degrado del giallo di cadmio usato
dal pittore spagnolo ed identificate nella presenza di zinco nella matrice
cristallina del pigmento, nel metodo di produzione e nelle condizioni
ambientali in cui la pittura è stata conservata. La ricerca è stata
pubblicata sulla rivista scientifica Heritage Science*
*LINK ALLE FOTO
:
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VENEZIA, 4 dicembre 2023 – Nella foto che lo ritrae nel 1978 seduto nel suo
Taller Sert, il celebre pittore surrealista catalano *Juan Miró* è
circondato dai suoi quadri. Sullo sfondo, spicca il giallo vivo e intenso
di *Femme dans le rue*, dipinto nel 1973. Cinquant’anni dopo, quel *giallo
a base di cadmio* appare sbiadito e degradato. Lo stesso fenomeno ha
riguardato altri 25 dipinti conservati dalla *Fundació Miró Mallorca*.
Il giallo degradato dei dipinti di Mirò è fatto di giallo di cadmio, un
pigmento moderno, composto di solfuro di cadmio ed introdotto alla fine del
XIX secolo. Il pigmento fu utilizzato ampiamente da artisti come Vincent
Van Gogh, Pablo Picasso ed Henri Matisse, che ne apprezzavano la
brillantezza e la pienezza della tonalità di colore. Negli ultimi anni si è
compreso tuttavia come questo pigmento non sia sempre stabile portando ad
un degrado della pittura, come è stato evidenziato in importanti opere
d’arte tra cui L’Urlo di Edward Munch.
La ricerca condotta finora ha permesso di comprendere quale sia il processo
di degrado, ma non ha chiarito completamente quali siano i fattori che
stimolino tale degrado. Si è anche osservato che tale degrado appare
soprattutto in dipinti datati tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX,
ovvero in un periodo in cui i metodi di sintesi del pigmento giallo di
cadmio non erano ancora stati perfezionati completamente.
Le opere di Miró, dipinte negli anni ’70, risalgono ad un periodo
decisamente successivo. Pertanto, la collezione di Fundació Miró Mallorca
rappresenta un *caso di studio unico per comprendere il deterioramento di
questa pittura* in una fase successiva della storia della produzione del
pigmento giallo di cadmio.
Per scoprire la ragione di questo degrado, i conservatori si rivolgono alla
restauratrice *Mar Gomez Lobon*, la quale riunisce un team internazionale
che comprende le scienziate italiane *Daniela Comelli* e *Marta Ghirardello*
del Politecnico di Milano e *Francesca Caterina Izzo* dell’Università Ca’
Foscari Venezia.
Le ricercatrici e i loro colleghi hanno analizzato nove campioni prelevati
da dipinti, tubetti di pittura, tavolozze dell’artista, utilizzando diverse
tecniche analitiche: microscopia elettronica, fluorescenza ai raggi X al
sincrotrone di Grenoble, spettroscopia infrarossa, micro-fotoluminescenza e
analisi cromatografiche.
La composizione chimica delle pitture e la struttura cristallina dei
pigmenti sono gli indizi che portano il team di ricerca a sostenere che i
colori degradati a base di giallo di cadmio provengano da tubetti di
pittura prodotti dal marchio francese *Lucien Lefebvre-Foinet*. Miró
prediligeva il produttore parigino: sono stati trovati oltre cento tubetti
di pittura del marchio francese nei suoi studi, di cui cinque di quel *Giallo
Cadmio Limone No.1* oggi irriconoscibile. Non si trattava certo di un
marchio a buon mercato: la casa parigina produceva colori di alta qualità
di cui si servivano artisti come Mondrian, Matisse e Giacometti.
“*La bassa cristallinità del pigmento lo espone ad un’alta reattività
foto-chimica. Questa è tra le principali cause della vulnerabilità della
pittura e va ricondotta al metodo con cui veniva sintetizzato il pigmento,
metodo che tuttavia non è noto e di cui non sono state al momento ritrovate
fonti storiche*”, spiega *Daniela Comelli*, del Dipartimento di Fisica del
Politecnico di Milano.
Infine, le *condizioni ambientali di conservazione* hanno fortemente
contribuito alla trasformazione chimico-fisica del materiale. Campioni
dalla stessa composizione chimica mostrano differenti livelli di degrado,
ed il colore meglio conservato viene da una tavolozza rimasta chiusa in un
cassetto per 32 anni, al riparo dalla luce e sbalzi di umidità.
“*Per conservare il giallo cadmio di Miró, come quello di altri artisti, è
necessario controllare i parametri ambientali, fra cui, l’esposizione alla
luce e l’umidità relativa* – spiega *Francesca Caterina Izzo*,
dell’Università Ca’ Foscari Venezia – *Nei casi di superfici pittoriche
molto degradate e pertanto fragili, può aiutare la protezione con un vetro
in grado di filtrare le radiazioni ultraviolette, mentre meritano ulteriori
studi soluzioni che prevedano l’applicazione di protettivi e consolidanti
della pittura*”.
La ricerca, pubblicata dalla rivista scientifica Heritage Science
,
è stata condotta dalla restauratrice Mar Gomez Lobon insime a Marta
Ghirardello e Daniela Comelli del Politecnico di Milano, a Enric Juncosa
Darder della *Fundació Pilar i Joan Miró* a Mallorca, a Carlos Palomino
Cabello e Marta Bauza della Universitat de les Illes Balears, a Marine
Cotte del European Synchrotron Radiation Facility, ad Austin Nevin, Aviva
Burnstock e Silvia Rita Amato del *The Courtauld Institute of Art*, e a
Francesca Caterina Izzo dell’Università Ca’ Foscari Venezia.
La ricerca sul ‘giallo’ di Miró proseguirà in futuro con ricerche che
verranno condotte su altri colori del marchio *Lucien Lefebvre-Foinet* e su
dipinti contenenti pitture di giallo di cadmio che, pur conservati in modo
simile, non abbiano mostrato gli stessi segni del tempo.
Link all’articolo scientifico:
https://email.tmg.vrfy.email/c/eJxEzzFuxCAQAMDXQHdoWTCGgiKNv3Ei7NomsrEFXKTk9ZGuyQ9mKGaLPEuOegbtvA3GSD5TOZ79Ziq_5aocHWpCp2k1wsLZN4fqZCqJqHHvqgy5R5PXgDlQguSdo-kTE5mZvA9udTmQLBEBjUawGmAyqKYJswl20try7CYUFsa5qe-2_qg3QR5xH-PuwnwIXAQuO7cy0sY9F66Zv65Xq-lQ_W6lbtyum6vK1ylwSW2UfHAXuGhQWnsncOkWbLAPQPMACH5-WNliY0rvpbCQNq53aofil_zvPwtF7f3sUY74FwAA__8xtV4V
*Contatto per uso giornalistico da non divulgare:*
Francesca Caterina Izzo*, *professoressa di Chimica dei beni culturali,
*Università Ca’ Foscari Venezia*
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