
(AGENPARL) – ven 24 novembre 2023 Terme
di Caracalla
SFIDA AL
LABIRINTO.
CALVINO,
LE CITTÀ,
I RITRATTI DI
TULLIO PERICOLI
SOMMARIO
COMUNICATO STAMPA
SCHEDA TECNICA
PERCORSO MOSTRA
SCHEDA VOLUME
TERME DI CARACALLA. STORIA E NUMERI
COLOPHON MOSTRA
SELEZIONE IMMAGINI PER LA STAMPA
COMUNICATO STAMPA
SFIDA AL LABIRINTO.
CALVINO, LE CITTÀ,
I RITRATTI DI TULLIO PERICOLI
Roma, Terme di Caracalla
25 novembre 2023 – 14 aprile 2024
Nell’ambito del programma ufficiale delle celebrazioni del
centenario della nascita di Italo Calvino (1923 – 1985) alle
Terme di Caracalla è visitabile dal 25 novembre 2023 al
14 aprile 2024 la mostra Sfida al labirinto. Calvino, le città, i
ritratti di Tullio Pericoli.
Promosso dalla Soprintendenza Speciale di Roma, diretta
da Daniela Porro, e organizzato da Electa in collaborazione
con l’Archivio Tullio Pericoli, il progetto letterario e visivo
prende le mosse dal titolo di uno dei più famosi saggi di Italo
Calvino, apparso nel 1962 sul “Menabò”, rivista da lui diretta
insieme a Vittorini. L’esposizione, a cura di Nunzio Giustozzi
e Giulio Carlo Pantalei, ha diverse anime e si dispiega negli
ambienti delle Terme lungo tre sezioni in dialogo tra loro.
«Italo Calvino ha saputo esplorare tutta la dimensione letteraria attraverso lo spazio e il tempo – secondo Daniela Porro,
Soprintendente Speciale di Roma – dai primi romanzi segnati
da un appassionato impegno civile, alla dimensione fantastica,
romanzesca, saggistica e filosofica. Sono i suoi scritti che
appaiono come un Labirinto e con questa mostra trovano alle
Terme di Caracalla una rappresentazione che non dimentica
quella leggerezza che lo scrittore raccomandava nelle sue
ultime e indimenticabili Lezioni Americane».
Il primo percorso è composto da decine di documenti fotografici e scatti d’autore, molti dei quali inediti, di alcuni dei
maggiori fotografi del Novecento ? tra cui Sebastião Salgado,
Dominique Nabokov, Renate von Mangoldt, Sophie Bassouls,
Mario Dondero, Federico Garolla ?, accompagnati da numerose citazioni scelte. Insieme consentiranno di attraversare
per immagini e parole una mappa sentimentale delle “città
visibili” in cui Italo diventò Calvino: Torino, Parigi, New York,
Roma e il rifugio di Roccamare, in Toscana.
Il secondo radunerà per la prima volta, nella suggestione
di fedeli riproduzioni, tutti i disegni (e i dipinti) che Tullio
Pericoli ha dedicato al visionario scrittore ? amico sin dagli anni Sessanta, quando illustrò sui giornali alcune novelle
cosmicomiche, con il quale condividere riflessioni sull’arte e
sulla scrittura ? permettendo al visitatore un ipnotico vis-à-vis
con i volti di Calvino, trattati come racconti.
Di fronte al nuovo ambiente con vasca aperto quest’anno, la
terza e ultima tappa dell’esposizione, con una serie di totem, apre una finestra sul rapporto meno noto tra Calvino,
la letteratura classica e l’antichità romana.
“Anche in questo caso – afferma Mirella Serlorenzi, direttrice
del monumento – si è voluto creare uno stretto legame con le
maestose rovine del sito di Caracalla attraverso quegli articoli
che Calvino dedicò al mondo antico. Certamente affascinante
la sua descrizione del metodo archeologico, appreso durante
la sua visita allo scavo diretto da Andrea Carandini, della villa
romana di Settefinestre, in Toscana, dal titolo “L’archeologo,
il maiale e la città scritta”».
Inoltre, per la prima volta il pubblico potrà ascoltare un
brillante e ironico gioiello sulla modernità, anche legata alle
relazioni sentimentali, che aveva investito l’Italia del boom e
dell’incipiente Dolce vita alla fine degli anni ‘50: Turin la nuit
o Rome by night, l’ultima canzone ? mai incisa al tempo ?
scritta da Calvino per Cantacronache su musica di Piero
Santi, la cui partitura era andata perduta per decenni e che
grazie al compositore Giannantonio Mutto e alla cantante
Grazia De Marchi, assieme alle ricerche curatoriali, rivivrà
finalmente “on air” nell’area della mostra.
Un iperbolico viaggio spazio-temporale, insomma, guidato
passo passo dagli scritti di Calvino per restituire attraverso
una vasta documentazione (spesso rara o inedita) la vita
inimitabile di un autore inesauribile, capace di tessere una rete
di relazioni umane e professionali con i principali protagonisti
della cultura del suo tempo, tanto fitta quanto quella dei suoi
meccanismi narrativi. Immortalate da alcuni dei maggiori
fotografi del secolo scorso, figure eccezionali come quelle di
Federico Fellini, Pier Paolo Pasolini, Natalia Ginzburg, Eugenio
Montale, Fausto Melotti, Elsa Morante, Jorge Luis Borges,
Raymond Queneau, Gore Vidal e addirittura Martin Luther
King saranno infatti tra le co-protagoniste di questa avventura
espositiva nell’universo calviniano e nelle trasfigurazioni uniche
nate dal segno inconfondibile di Tullio Pericoli.
La mostra Sfida al labirinto. Calvino, le città, i ritratti di
Tullio Pericoli porta a compimento negli spazi senza tempo
delle Terme di Caracalla la straordinaria serie di omaggi
editoriali ed espositivi che Electa, in questa occasione con
la Soprintendenza Speciale di Roma, ha voluto dedicare allo
scrittore più letto e amato del Novecento italiano.
La mostra Sfida al labirinto si inserisce nel progetto Calvino
100, le celebrazioni del centenario della nascita dello scrittore,
insieme a Favoloso Calvino, esposizione curata da Mario
Barenghi alle Scuderie del Quirinale a Roma, aperta al
pubblico fino al 4 febbraio 2024. L’esposizione è organizzata da Scuderie del Quirinale con la casa editrice Electa, in
collaborazione con Regione Liguria e Comune di Genova con
Fondazione Palazzo Ducale.
In questo ambito anche Calvino cantafavole, esposizione
curata da Eloisa Morra e Luca Scarlini a Palazzo Ducale
di Genova, negli spazi della Loggia degli Abati. La mostra
genovese ? sostenuta dalla Regione Liguria, dal Comune di
Genova con Fondazione Palazzo Ducale ? è organizzata da
Electa in collaborazione con le Scuderie del Quirinale, Teatro
della Tosse e Lele Luzzati Foundation. La mostra resta aperta
al pubblico fino al 7 aprile 2024.
Oltre ai cataloghi delle due ultime mostre menzionate, Electa
ha pubblicato il volume Calvino A-Z, a cura di Marco Belpoliti,
per la collana Enciclopedie. Vi sono riunite 146 voci affidate
a 56 autori che, in forma breve ma in modo estensivo, forniscono una mappa per entrare nel mondo-Calvino, nei suoi
libri ma anche nei temi, nelle idee, nelle vicende della sua
vita di scrittore. È stato inoltre riproposto dalla casa editrice
un testo prezioso, ormai introvabile: Idem di Giulio Paolini,
edito nella collana Einaudi letteratura nell’aprile 1975. La nuova
edizione ospita una versione più ampia e inedita del testo di
Calvino intitolato La squadratura. Nella collana Oilà il titolo
Il dubbio e il desiderio. Eva Mameli Calvino, di Silvia Bencivelli, ripercorre la figura della madre di Calvino, importante
botanica e scienziata vissuta tra il 1886 e il 1978, al lavoro tra
la Sardegna, Cuba e la Liguria.
SCHEDA TECNICA
TITOLO
SEDE
Sfida al labirinto.
Calvino, le città, i ritratti di Tullio Pericoli
Roma, Terme di Caracalla
PROMOSSA DA
Soprintendenza Speciale di Roma
Archeologia Belle Arti e Paesaggio
ORGANIZZAZIONE
Electa
A CURA DI
Nunzio Giustozzi e Giulio Carlo Pantalei
PERIODO
25 novembre 2023 – 14 aprile 2024
ORARI
9.00 – 16.30 fino al 28 febbraio
lunedì chiuso
BIGLIETTI
11 € intero
5 € ridotto
2 € diritto di prevendita on-line
riduzioni e gratuità secondo la normativa vigente
INFORMAZIONI
(gli ambienti della mostra
chiudono alle ore 16)
PREVENDITA http://www.coopculture.it
UFFICI STAMPA
Soprintendenza Speciale di Roma
Luca Del Fra | Valentina Catalucci
Electa
Gabriella Gatto
PERCORSO MOSTRA
SFIDA AL LABIRINTO.
CALVINO, LE CITTÀ
Intermittenze del cuore e della mente, esempio supremo di
razionalizzazione geometrica che arriva potenzialmente a
coincidere col massimo dell’imprevedibilità e del fantastico, le
città in cui Calvino ha vissuto dal dopoguerra in avanti hanno
di fatto sempre assunto il valore profondo di una risposta a
una sua domanda.
Torino, Parigi, Roma e New York, con qualche incursione nella
residenza estiva di Roccamare: le coordinate di una mappa
sentimentale tra l’ideale e il reale oltre l’invisibile delle sue più
celebri città di carta e inchiostro per ricostruire i percorsi immanenti e potenziali – entro i margini di quell’ars combinatoria
cui si professava dedito e che ispirò tanti suoi capolavori – di
un autore capace di costruire una rete di relazioni umane e
professionali con i principali protagonisti della cultura del suo
tempo tanto fitta quanto quella dei suoi meccanismi narrativi.
A dispetto delle date riportate, che pure testimoniano i suoi
periodi di residenza “ufficiali” di località in località, è necessario
tenere a mente la sempre feconda e creativa «dromomania»,
come amava definirla, che costituisce la cifra sottile di ogni
suo spostamento e conferisce a questa singolare mappa i
contorni di uno straordinario labirinto geografico e umano.
TORINO
Epicentro del boom trainato dalle grandi fabbriche, Torino è il
teatro dell’affermazione letteraria, professionale e politica di
Calvino. Sotto l’egida di Einaudi, lavora infatti come impiegato,
traduttore, capo ufficio stampa e infine dirigente di quella
casa editrice che assurge a modello per il resto dell’editoria
italiana e che in quegli anni pubblica i suoi primi capolavori:
dagli esordi resistenziali Il sentiero dei nidi di ragno e Ultimo
viene il corvo alle storie d’impianto comico-realistico di
Marcovaldo ovvero Le stagioni in città, dalla Giornata d’uno
scrutatore ambientata al Cottolengo sino alla celeberrima
trilogia dei Nostri antenati. È qui inoltre che prendono corpo
la collaborazione con “l’Unità”, l’avventura musicale di Cantacronache e l’appassionata militanza nel PCI. Per sempre, la
sua Torino conserverà inusitata possanza come una vampa
sotto la cenere di un grigio cielo.
Nella Capitale Calvino si stabilisce in pieno clima di Dolce Vita,
divenendo attore di quel fermento artistico cui già aveva avuto
modo di prendere parte negli anni subito precedenti grazie anche
all’apertura di una storica libreria Einaudi proprio a via Veneto.
Seppur ravvivato dalla nascita della figlia Giovanna e dalla vita
famigliare con l’amata moglie Chichita, nonché dall’assidua
frequentazione di tanti amici scrittori e intellettuali, il rapporto
di Calvino con Roma rimarrà sempre controverso, a tratti perturbante, fino a un tentativo maturo di riconciliazione di cui si
trova traccia nell’ultimo romanzo, Palomar, e in un rinnovato
rapporto con l’antichità romana osservata “strato per strato”
dall’altana del suo appartamento in Campo Marzio.
PARIGI
La Ville Lumière dona a ogni passaggio nuova linfa alla vena
creativa calviniana, grazie anche all’esperienza irripetibile
dell’OuLiPo, l’“Officina di Letteratura Potenziale” fondata nel
1960 da Raymond Queneau, che vide tra i membri, oltre al
nostro, voci seminali quali quelle di Georges Perec e Marcel
Duchamp. Dal Parco del Jardin des Plantes al Mercato di Rue
de Buci, dove passeggia con la figlia Giovanna e va a far la
spesa con le liste preparate da Chichita intrattenendosi coi
negozianti, fino al prediletto Musée Carnavalet, Parigi è per
lui un luogo da consultare come una fantasmagorica enciclopedia; il sogno a occhi aperti nel quale smarrirsi per ritrovarsi
che ispira, tra gli altri, Le città invisibili, Il castello dei destini
incrociati e Se una notte d’inverno un viaggiatore.
ROCCAMARE
Punta di diamante del comune di Castiglione della Pescaia in
provincia di Grosseto, la località marittima toscana circondata
da una pineta boscosa ha ospitato dal 1973 la residenza estiva
di Calvino, che la conosce grazie all’amico e critico Pietro Citati
e dove diventa vicino di casa di un altro grande amico scrittore,
Carlo Fruttero. Con il conforto della rigogliosa vegetazione che
avvolge la sua villa e lo isola in un’oasi di meditazione e silenzio
similmente ad alcune pagine del suo Barone rampante (gli
ricorda non a caso la Riviera di Ponente in cui era cresciuto),
è proprio da questo incontaminato scenario naturale, tra prati
infiniti e letture di onde, che trae spunto per il suo ultimo ed
enigmatico travestimento, quello del Signor Palomar.
NEW YORK
New York è per lui l’inattesa sorpresa che spariglia tutte le
carte, la città che dirà di aver sentito più sua di qualunque
altra senza doversi chiedere il perché. Approdato grazie a una
borsa della Ford Foundation che gli consente di visitare anche
il resto del paese – memorabili gli scritti dall’Alabama sulle
proteste nonviolente di Martin Luther King – Calvino scopre
nella Grande Mela ogni giorno cose nuove, dalla controcultura
dei beatniks alle lotte per l’emancipazione femminile, dalla
New Left alla tv a colori. Tornerà a New York ogniqualvolta
possibile, sempre con la gioiosa illusione di poterla innanzitutto possedere con la mente, geometrica e cristallina come
narrata in alcuni racconti delle Cosmicomiche e di Ti con zero.
PERCORSO MOSTRA
SFIDA AL LABIRINTO.
I RITRATTI DI TULLIO PERICOLI
CON LA PENNA, CON LA MATITA
Questa mostra, fatta di immagini e parole, è il ricordo di un
incontro e intende rivelare l’analogia di meccanismi selettivi
e combinatori di scrittura e di segno che ha legato due anime
creative del Novecento.
Fu Tullio Pericoli, giunto a Milano dalle Marche nei
primi anni Sessanta, a tradurre in figura su una rubrica domenicale del “Giorno” quelle storie che gli «passavano per le
mani, battute a macchina, probabilmente in copia unica, molto
preziose…»: due racconti cosmicomici di Calvino illustrati al
tratto nello stile di allora, plastico e graffiante.
La convergenza fra le invenzioni di Pericoli e l’immaginario calviniano è confermata da alcune dediche all’artista
degli anni Ottanta. «A Pericoli, questi saggi che se fossero
disegni forse assomiglierebbero ai suoi» Calvino scrive a mano
su una pagina bianca di Una pietra sopra che reca in copertina un’opera di Saul Steinberg, disegnatore di cui entrambi
avevano imparato ad apprezzare la stilizzazione estrosa e
leggera. Una delle Locomotions aériennes di Grandville, altro
riferimento degli autori sulla permeabilità tra mondo reale e
mondo rappresentato, rivestiva le Cosmicomiche vecchie e
nuove che Calvino definì il più «pericoliano» dei suoi libri. Intanto, nel 1979, Pericoli aveva prodotto disegni davvero ispirati
per il “Corriere della Sera”: accompagnarono l’anticipazione
della prova forse più coraggiosa e riuscita di Calvino, Se una
notte d’inverno un viaggiatore, in una riflessione condivisa su
questioni formali ed espressive.
L’accorata lettera di scuse che Calvino invia a Pericoli
il 28 giugno del 1984 rispetto a un’ultima mancata collaborazione a causa dell’affollarsi in quel periodo di troppe
scadenze e continue sollecitazioni è il suggello di un’amicizia
lunga una vita, percorsa da una speciale affinità elettiva sul
primato dello sguardo. All’indomani della sua prematura,
tragica scomparsa, Pericoli ritrarrà Calvino nelle vesti del
suo alter ego, il signor Palomar, dedito all’osservazione del
cielo dall’omonima montagna, invitandoci ad alzare gli occhi
per ampliare l’orizzonte del visibile.
RITRATTI COME RACCONTI
A Tullio Pericoli si devono alcuni dei ritratti di Calvino più iconici
e noti, spesso riprodotti su libri e giornali, realizzati negli anni
con una devozione accresciuta dopo la morte dello scrittore
perché, sostiene l’autore, «il ritratto è anche, sempre, un
racconto incompiuto, in corso di scrittura, di cui si dovrebbe
riuscire a immaginare il futuro. Ci sono ritratti che col tempo
diventano più somiglianti.»
Proprio dalla lettura del Castello dei destini incrociati e delle
Lezioni americane Pericoli aveva imparato che ragionare
combinando immagini costituiva una lingua a sé stante, che si
potevano elaborare concetti senza aver bisogno delle parole.
Così nell’intrecciare segni, nel comporre geometrie per farne
il ritratto egli ha raccontato la storia, i pensieri che, giorno
dopo giorno, Calvino ha stratificato sul suo volto ma anche
le relazioni discrete con l’amico, fissato con lo sguardo del
cuore, per vederlo dall’interno.
Per la prima volta sono esposti tutti e ventitré i ritratti: anche
gli schizzi, gli studi e persino gli errori visti finalmente come
prove autonome, verifiche conoscitive, e non solo più come
una fase propedeutica alle tante, diverse, sempre nuove opere
“compiute”. Matite, acquerelli, pastelli e chine su carta ma
anche qualche sporadico collage o quadrato olio su tela a
svelare in un’espressione, in una posa, in un dettaglio persino,
l’anima di Calvino, per meditare sulla visione del mondo di uno
scrittore talora liricamente immerso nel favoloso universo di
simboli da lui creato.
FURTI AD ARTE
Nel 1980, in occasione di una mostra di acquerelli di Tullio
Pericoli alla Galleria Il Milione di Milano intitolata Rubare a
Klee, viene pubblicato il dialogo Furti ad arte, in cui lo scrittore ligure e l’artista marchigiano ragionano sui rapporti con i
propri modelli ispiratori, sull’originalità, sull’imitazione e sulla
traduzione, sul riappropriarsi di ciò che già altri hanno scoperto
o sperimentato, su come l’arte e la letteratura generino altra
arte e letteratura.
La grazia sottile del sistema di segni “kleeiano” con quell’immediatezza «del disegno infantile o del graffito preistorico»,
la sua sapienza pittorica volta alla ricerca di «forme possibili
e disegnabili», che non ci sono nel mondo reale ma «esistono
in quanto possibili», informano tanto la poetica di Calvino
quanto quella di Pericoli.
I «disegni tutti scritti» di Pericoli a Calvino sembravano «bellissimi»: ci immergiamo così nel labirinto magico delle sue Torri
di Babele, degli evanidi castelli della scrittura, di iridescenti
paesaggi onirici gremiti da una popolazione imprevedibile
di idiomi inauditi, lettere e cifre, penne e pennini, glifi, punti
d’interrogazione e frecce protese verso il nulla bagnato in
concentrazioni omeopatiche di linfa cromatica.
PERCORSO MOSTRA
SFIDA AL LABIRINTO.
CALVINO E LA ROMA ANTICA
In un’intervista del giugno 1985, qualche mese prima della
prematura scomparsa, Calvino pronuncia una frase che suggella quasi a mo’ di retrospettiva il suo rapporto profondo col
mondo e la letteratura latina: «Io ho due livres de chevet: il De
rerum natura di Lucrezio e le Metamorfosi di Ovidio. Vorrei che
tutto ciò che scrivo si rifacesse all’uno o all’altro, o a tutti e
due». E ancora: «Il progetto delle Cosmicomiche (e della sua
continuazione, Ti con zero) s’ispirava contemporaneamente
a Lucrezio e a Ovidio. O, se si preferisce, da un lato alla Piccola cosmogonia portatile di Queneau (il De rerum natura del
nostro secolo), dall’altro a certi repertori etnografici di miti
cosmogonici primitivi».
Dichiarazioni di non poco conto per un autore che si è soliti
nell’immaginario comune associare alle grandi esperienze
estetiche del moderno e del contemporaneo, funambolo
proiettato verso altri pianeti e altre galassie, che nonostante
l’amore incondizionato per città immerse nel “secolo breve”
come Parigi, New York e Torino non riusciva tuttavia mai a
separarsi da Roma, dove visse dal 1964 al 1967 e dove decise
infine di prendere stabilmente residenza, a due passi dal Pantheon, dal 1980. Per orientarsi dunque all’interno di questo
labirinto spazio-temporale tra passato presente e futuro, verrà
qui proposto un percorso attraverso gli scritti – saggi, racconti
e articoli – che meglio illustrano il legame sorprendente di
Calvino con Roma e la classicità.
LUCREZIO E LA POESIA DELL’INVISIBILE
Il poema didascalico De Rerum Natura (I secolo a.C.), capolavoro del misterioso Tito Lucrezio Caro redatto in sei libri da
Cicerone che compendia in esametri i cardini della filosofia
epicurea, appare con rilievo crescente nelle opere del Calvino
maturo raggiungendo probabilmente l’apice nelle postume
Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio
(1988). In particolare, nell’acclamata lezione sulla Leggerezza
lo scrittore elegge sin da subito l’opera a nume tutelare della
propria produzione e del proprio intento di sottrarre peso alla
struttura del racconto e al linguaggio:
«È la prima grande opera di poesia in cui la conoscenza
del mondo diventa dissoluzione della compattezza del
mondo, percezione di ciò che è infinitamente minuto
e mobile e leggero. Lucrezio vuole scrivere il poema
della materia ma ci avverte subito che la vera realtà
di questa materia è fatta di corpuscoli invisibili. […] La
poesia dell’invisibile, la poesia delle infinite potenzialità
imprevedibili, così come la poesia del nulla nascono da
un poeta che non ha dubbi sulla fisicità del mondo».
Appaiono qui alcuni termini chiave nella teoria della letteratura
di Calvino, che trova una potente connessione tra i primordia
rerum – le particelle primordiali – dell’atomismo lucreziano e la
sua concezione pulviscolare dell’arte, fatta della medesima materia
di una realtà che si dissolve in una “collezione di sabbia” (come
recita il titolo di una sua nota raccolta di saggi). La traduzione
narrativa di queste riflessioni dà vita all’ultimo romanzo di Calvino,
Palomar (1983), alter ego dell’autore che vede ormai lontanissime
le cose più vicine e vicinissime le cose più lontane, descritto in
questi termini dallo stesso: «Palomar interroga il mondo come
un Lucrezio scettico e sprovvisto d’ogni sistema, partendo dai
dati molto elementari della sua esperienza quotidiana».
OVIDIO, PLINIO E LA METAMORFOSI DEL TUTTO
Le metamorfosi (1-8 d.C.), il poema epico-cosmogonico di
Publio Ovidio Nasone che ricava i propri materiali narrativi
dal mito per raccontare le trasformazioni del mondo dal Caos
primordiale fino all’apoteosi di Cesare, è letto da Calvino
come grandiosa opera enciclopedica in cui «fauna, flora,
regno minerale, firmamento inglobano nella loro comune
sostanza ciò che usiamo considerare umano come insieme
di qualità corporee e psicologiche e morali». Queste parole
sono tratte dall’ispirato saggio Gli indistinti confini (1979) che
l’autore aveva premesso all’edizione einaudiana del carmen
perpetuum, il canto ininterrotto ovidiano, in quanto simbolo
dell’interrelazione e della parentela di tutto quel che esiste,
sia esso animato o inanimato. Calvino scrive:
«Le Metamorfosi sono il poema della rapidità: tutto deve
succedersi a ritmo serrato, imporsi all’immaginazione,
ogni immagine deve sovrapporsi a un’altra immagine,
acquistare evidenza, dileguare. È il principio del cinematografo: ogni verso come ogni fotogramma dev’essere
pieno di stimoli visuali in movimento».
Ecco un altro concetto decisivo nella riflessione di Calvino, la
“rapidità”, futuro titolo di una delle lezioni che avrebbe dovuto
tenere all’Università di Harvard, pubblicate dopo la scomparsa
col titolo di Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo
millennio (1988). Nel primo di quei seminari, Leggerezza, lo
scrittore fa subito riferimento al poema latino affermando
che in Ovidio la leggerezza corrisponde, su basi scientifiche
e filosofiche, a un modo di vedere il mondo come summa «di
qualità, d’attributi, di forme che definiscono la diversità d’ogni
cosa e pianta e animale e persona; ma questi non sono che tenui
PERCORSO MOSTRA
involucri d’una sostanza comune che – se agitata da profonda
passione – può trasformarsi in quel che vi è di più diverso».
Una conclusione simile era peraltro già stata espressa qualche
anno prima nel bel saggio Il cielo, l’uomo, l’elefante (1982)
dedicato a Plinio il Vecchio, che nella sua imponente Naturalis
historia (78 d.C.) esortava secondo Calvino gli uomini a leggere
la natura, apparentemente estrinseca, come grande alfabeto
della mente, cifrario del sogno e del pensiero. Un messaggio più
che mai attuale, da tenere a mente nel bimillenario dell’autore
e scienziato latino.
L’ARCHEOLOGO, IL MAIALE E LA CITTÀ SCRITTA
Nel 1980 Calvino, sotto la guida dell’archeologo Andrea Carandini, visita gli scavi della villa romana di Settefinestre presso
Orbetello e rimane particolarmente colpito dal rinvenimento di
un porcile pressoché intatto risalente al I secolo a.C., concepito
come spazio principalmente predisposto non per l’ingrasso
ma per la gravidanza e l’allattamento delle scrofe. Ne nasce
un celebre articolo, Il maiale e l’archeologo (poi confluito in
Collezione di sabbia), in cui Calvino – partendo dalle fonti di
Columella e Varrone – prova a inoltrarsi nel vivo della società
romana d’ogni giorno ed elogia quell’archeologia fondata sui
“minimi segni e indizi da cui si possa ricostruire la vita pratica
quotidiana, i commerci, l’agricoltura, le fasi della storia della
società”. Frammenti da portare alla luce strato per strato, analizzare e classificare per ricomporre il “puzzle”, così sostiene
Calvino, della civiltà:
«Sotto terra non si perde niente, o almeno si conserva
il massimo d’informazioni; ma è all’atto dello scavo che
se la tecnica non è adeguata si rischia di distruggere
ciò che i secoli avevano tenuto in serbo».
Un ruolo fondamentale in queste laboriose operazioni è parimenti assunto dall’esame delle testimonianze testuali e dalle
epigrafi, sul quale l’autore torna più approfonditamente in un
articolo dello stesso anno intitolato La città scritta, dove esorta
a ricordare sempre che ogni città romana d’epoca imperiale era
anzitutto «ricoperta da uno strato di scrittura che s’estendeva
sui frontoni, sulle lapidi, sulle insegne».
LA COLONNA TRAIANA:
LA PERFETTA NARRAZIONE FIGURATA
All’inizio degli anni Ottanta sembra che lo smog, gli agenti
atmosferici e il logorio del tempo stiano irreparabilmente
deteriorando la Colonna Traiana; la Soprintendenza si attiva
subito per proteggerla con una delicata rete di impalcature.
Una mattina Calvino, accompagnato dall’amico e archeologo
Salvatore Settis, si issa su di esse e ha per la prima volta la
possibilità di osservare da vicino i bassorilievi di quello che a suo
dire è «il più straordinario monumento che l’antichità romana
ci abbia lasciato e anche il meno conosciuto». La colossale
spirale che avvolge il fusto, composto da 18 rocchi cilindrici cavi
con una scala a chiocciola interna, srotola davanti agli occhi
dello scrittore la strabiliante epopea di marmo celebrativa
delle due campagne dell’imperatore Traiano in Dacia (101-2
e 105 d.C.). Calvino la reimmagina a colori e ne descrive le
strisce narrative in un articolo per “la Repubblica” dal titolo La
Colonna Traiana raccontata (1981) come se la colonna coclide
rappresentasse il grande fumetto epico della latinità, a partire
dalla scena iniziale in cui l’anonimo artista-regista dispone con
maestria gli elementi a «creare un effetto d’allarme, d’attesa,
di pericolo, come in un western di John Ford».
L’ALTRA EURIDICE
Rielaborazione di un racconto dal titolo Il cielo di pietra pubblicato originariamente nel 1968, la novella “cosmicomica” L’altra
Euridice esce nel 1980 sulla rivista “Gran Bazaar” e consiste in
una visionaria riscrittura del mito di Orfeo. Calvino immagina
che il vero mondo terrestre sia in realtà dentro alle viscere della
Terra e che esso costituisca la dimora di Euridice e Plutone
entro i confini surreali di un paesaggio fantasmagorico nato
dalla combinazione “sonora” dei diversi elementi. Ne deriva
un cortocircuito prospettico tra un dentro e un fuori, un sovvertimento della concezione tradizionale del regno infero dal
Medioevo in poi che attinge fortemente da radici classiche,
come palesato sin dall’incipit:
«Voi avete vinto, uomini del fuori, e avete rifatto le storie
come piace a voi, per condannare noi del dentro al ruolo
che vi piace attribuirci, di potenze delle tenebre e della
morte, e il nome che ci avete dato, gli Inferi, lo caricate
di accenti funesti».
Una fantasticheria dai toni inquieti e misteriosi, che a tratti
potrebbe portare alla mente alcune pagine, tra cui la memorabile conclusione, del capolavoro calviniano Le città invisibili
(1972). Un monito a riflettere sul senso profondo del nostro
essere nel mondo, sulle soglie da attraversare per ricercare
la verità e l’amore:
«Era il regno del silenzio e della musica. Vibrazioni
continue […] avrebbero increspato il nostro grande
silenzio, l’avrebbero trasformato nella musica incessante del mondo, nella quale si sarebbero armonizzate
PERCORSO MOSTRA
le voci profonde degli elementi. Questo per dirvi com’è
sbagliata la vostra via, la vostra vita, dove lavoro e godimento sono in contrasto, dove la musica e il rumore
sono divisi: questo per dirvi come fin da allora le cose
fossero chiare, e il canto di Orfeo non fosse altro che
un segno di questo vostro mondo parziale e diviso».
Testi a cura di Nunzio Giustozzi e Giulio Carlo Pantalei
Nunzio Giustozzi
Archeologo e storico dell’arte, è autore di saggi di scultura classica in riviste specializzate, di contributi sulla fortuna dell’antico nelle arti visive, di
numerose guide di musei e monumenti d’Italia, di pagine critiche su artisti
e fotografi contemporanei; suo anche l’innovativo manuale La geografia
dell’arte pubblicato da Hoepli (2004-2006) e aggiornato in una seconda
edizione dal titolo Le storie dell’arte (2012-2013).
Nel 2014 ha curato la grande retrospettiva sull’opera di Mario Dondero
presso le Terme di Diocleziano a Roma; nel 2021, Un Atlante di Arte Nuova.
Emilio Villa e l’Appia Antica; nel 2022, Chi è di scena! Cento anni di spettacoli a Ostia antica e Figura, ae. L’immagine delle immagini, 73a edizione
del Premio Michetti.
Del 2017 è The Colosseum Book, premiato negli Stati Uniti come uno dei
cinquanta libri più belli dell’anno; del 2019 il secondo volume della serie,
The Roman Forum Book, che ha ottenuto una lusinghiera recensione di
Salvatore Settis sulla Domenica del Sole 24 Ore.
Da oltre vent’anni è editor di Electa e si occupa del coordinamento scientifico delle pubblicazioni e delle mostre organizzate dalla casa editrice,
come le recentissime Favoloso Calvino alle Scuderie del Quirinale e Calvino
cantafavole al Palazzo Ducale di Genova.
Giulio Carlo Pantalei
Scrittore e musicista, ha conseguito il Dottorato di ricerca in Lettere tra
l’Università di Roma Tre e la University of Cambridge in Inghilterra. È da
qualche anno autore per la casa editrice Electa e ha insegnato latino e
italiano al Liceo Visconti, il più antico collegio classico romano.
Si è esibito in tutta Italia entrando in contatto – tra collaborazioni e aperture – con artisti nazionali e internazionali (da Manuel Agnelli a Iron&Wine,
da Nicola Piovani alla David Lynch Foundation), arrivando a registrare nei
leggendari studi di Abbey Road a Londra.
Il suo primo libro Poesia in forma di Rock. Letteratura italiana e musica
angloamericana, con la prefazione di Carlo e Paolo Verdone, ha ricevuto
diversi riconoscimenti e ristampe. Scrive inoltre su “Doppiozero” e “Insula
Europea”, mentre il suo ultimo articolo accademico Angiolina e Angelica.
Svevo, Ariosto, Boiardo è apparso su “Paragone”. Per Electa ha lavorato,
tra gli altri, ai progetti Virginia Woolf & Bloomsbury. Inventing Life al Museo
Nazionale Romano, al grande successo della Festa della Resistenza 2023
assieme al suo maestro Gabriele Pedullà, e soprattutto a Favoloso Calvino alle
Scuderie del Quirinale e a Calvino cantafavole al Palazzo Ducale di Genova.
SCHEDA VOLUME
Io comincio una storia e
vado giù dritto come un filo
a piombo, mai mi viene la
necessità di tornare indietro.
Italo Calvino
Calvino A-Z
a cura di: Marco Belpoliti
editore: Electa
collana: Enciclopedie
pagine: 512
illustrazioni: 120 a colori e b/n
formato: 17 X 24 cm, con astuccio
prezzo: 45 euro
progetto grafico: Studio Sonnoli
in libreria: ottobre 2023
Italo Calvino è una delle figure della collana Electa “Enciclopedie”, scrittore enciclopedico per eccellenza, capace
di spaziare dalla letteratura all’arte, dalla filosofia al cinema,
dalla scienza all’immaginazione, dalla politica all’editoria, dalla
fotografia al paesaggio.
Il lemmario, a cura di Marco Belpoliti, riunisce 146 voci
affidate a 56 autori e disegna una vera e propria mappa per
entrare nel mondo-Calvino, nei suoi libri ma anche nei temi, nelle
idee, nelle vicende della sua vita di scrittore e di intellettuale.
“Esiste un sistema-Calvino che è maggiore della somma dei suoi
libri. Per questo motivo è necessario munirsi di cartine, mappe e
tavole al fine di cogliere questa ricchezza e complessità” scrive
nell’introduzione il curatore. “Curioso divoratore di libri, come lui
stesso ha più volte ripetuto, il suo enciclopedismo era sempre
finalizzato alla sua attività di scrittore. In altre parole, si è alimentato del sapere contemporaneo nelle sue varie forme avendo
sempre ben chiaro, per quanto pervaso da continui dubbi, la meta
da raggiungere: fare libri come una zucca fa zucche – come si legge
in Se una notte d’inverno un viaggiatore, esempio di enciclopedia
dei generi romanzeschi contemporanei”.
Le singole voci sono testi e brevi saggi, non disposte in un
ordine alfabetico, bensì radunate in gruppi tematici, che forniscono un esteso ritratto nell’opera dello scrittore ligure:
nessun lemma tuttavia è una monade, ma crea un reticolo di
rimandi ed echi, specchio della complessità e della varietà
dell’opera calviniana.
Tale costellazione, restituita dalla mappa in apertura del volume, suggerisce un’inedita lettura critica di uno degli autori
più noti e importanti della nostra letteratura, uno dei pochi
che, come scrive il curatore, continua a distanza di tempo a
essere uno scrittore del XXI, e quasi sicuramente anche del
XXII secolo.
Calvino A-Z si inserisce nella produzione editoriale Electa
nell’ambito del programma ufficiale delle celebrazioni del
centenario della nascita. La casa editrice ha pubblicato anche
il catalogo della mostra alle Scuderie del Quirinale a Roma –
Favoloso Calvino. Il mondo come opera d’arte. Carpaccio, de
Chirico, Gnoli, Melotti e gli altri (fino al 4 febbraio 2024) – e
dell’esposizione a Palazzo Ducale di Genova Calvino cantafavole
(fino al 7 aprile 2024), a cura di Eloisa Morra e Luca Scarlini In
questa occasione la casa editrice ripropone anche un testo
prezioso, ormai introvabile: Idem di Giulio Paolini, edito nella
collana Einaudi letteratura nell’aprile 1975, di cui scrisse l’introduzione Italo Calvino, qui in una versione più ampia e inedita.
Testi di: Anna Baldini, Mario Barenghi, Giulia Bassi, Marco A.
Bazzocchi, Marco Belpoliti, Mauro Bersani, Corrado Bologna,
Angela Borghesi, Daniela Brogi, Domenico Calcaterra, Maria
José Calvo Montoro, Francesca Caputo, Giulio Ciancamerla,
Alessandro Cinquegrani, Monica Ciotti, Andrea Cortellessa,
Ada D’Agostino, Roberto Deidier, Claudia Dellacasa, Laura Di
Nicola, Giovanni Falaschi, Bruno Falcetto, Enrica Maria Ferrara,
Ernesto Ferrero, Laura Gasparini, Gabriele Gimmelli, Robert
S.O. Gordon, Greta Gribaudo, Laura Guglielmi, Serenella Iovino, Ginevra Latini, Luca Lenzini, Michele Maiolani, Beatrice
Manetti, Raffaele Manica, Arianna Marelli, Anna Mario, Gianfranco Marrone, Andrea Palermitano, Nunzia Palmieri, Giulio
Carlo Pantalei, Gabriele Pedulla?, Mario Porro, Mauro Portello,
Bruno Quaranta, Alessandro Raveggi, Massimo Rizzante,
Maria Rizzarelli, Francesca Rubini, Gino Ruozzi, Alessandra
Sarchi, Niccolo? Scaffai, Domenico Scarpa, Massimo Schiliro?,
Paolo Zublena.
Marco Belpoliti, saggista e scrittore. Tra i suoi libri: ha curato
il volume Guardare (Mondadori 2023), che raccoglie scritti
di Calvino, Pianura (Einaudi 2021) con cui ha vinto il Premio
Dessì e il Premio Comisso, L’occhio di Calvino (Einaudi 2006).
Collabora a “La Repubblica” e “L’Espresso”; insegna presso
l’Università di Bergamo “Critica letteraria” e “Letterature e
culture visive”; i suoi libri sono tradotti in varie lingue; con
Elio Grazioli dirige la collana “Riga” presso l’editore Quodlibet.
Dirige la rivista e casa editrice nel web doppiozero.
CARACALLA
STORIA E NUMERI
LA STORIA
i numeri
Lo schema planimetrico del complesso è quello delle “grandi
terme imperiali”: non solo edificio per il bagno ma anche luogo
per il passeggio, lo studio, lo sport e la cura del corpo. Il blocco
centrale, quello destinato propriamente alle terme, è disposto
su un unico asse lungo il quale si aprono in sequenza caldarium,
tepidarium, frigidarium e natatio (quest’ultima dalle dimensioni
di una piscina olimpionica); ai lati, disposti simmetricamente
e raddoppiati, le due palestre e gli spogliatoi.
Erano invece collocate nel recinto che circonda l’area centrale
le cisterne e le due biblioteche simmetriche, a sud, due grandi
esedre racchiudenti ambienti caldi e di ritrovo, a ovest e a
est, gli accessi principali e le tabernæ inserite nello spazio
perimetrale, a nord. I sotterranei erano il fulcro della vita del
complesso, il luogo in cui lavoravano centinaia di schiavi e di
operai specializzati a far funzionare l’ingegnosa macchina
tecnologica delle terme.
Conservati per circa due chilometri, i sotterranei erano un
dedalo di grandi gallerie carrozzabili (6 metri di altezza per
6 di larghezza all’incirca), dove si trovavano tutti i depositi di
legname, un mulino, il mitreo, l’impianto di riscaldamento (i
forni e le caldaie) ma anche quello idrico, una fitta rete di piccoli
cunicoli che serviva per la posa delle tubazioni in piombo e
per la gestione dell’adduzione e della distribuzione dell’acqua.
Le gallerie più grandi, quelle del riscaldamento, correvano
sotto quasi tutto l’edificio ed erano illuminate da lucernai, che
permettevano anche la circolazione d’aria per impedire che
il legname lì conservato marcisse. Le loro grandi dimensioni
erano legate alla necessità che vi transitassero i carri carichi
di legna trainati da cavalli.
Il cosiddetto Tempio di Giove sorge in prossimità del limite
orientale delle Terme, ed era un edificio che invece faceva
parte integrante del complesso imperiale la cui funzione assieme alle biblioteche ed altri ambienti posti sul recinto era
specificamente dedicata alle attività culturali.
— 216 d.C. inaugurate da Marco Aurelio Antonino Bassiano
detto Caracalla, figlio di Settimio Severo.
— 235 d.C. anno in cui furono probabilmente ultimate.
Eliogabalo e Severo Alessandro, infatti, completarono
le Terme con porticati e alcune decorazioni. Costantino
modificò il caldarium con l’inserimento di un’abside. Lo attesta
un’iscrizione tuttora conservata nei sotterranei.
— 37 metri di altezza in numerosi punti.
— 337 x 328 metri circa la superficie delle Terme alimentate
da una derivazione – fatta costruire da Caracalla nel 212
d.C. – dell’acqua Marcia, arricchita dalla captazione di nuove
sorgenti, e che prese il nome di acqua Nova Antoniniana.
— 5 livelli: 2 piani in alzato e 3 in sotterraneo.
— 18 cisterne fornivano tutte le utenze dell’edificio, vasche e
fontane.
— 50 forni consumavano 10 tonnellate al giorno di legname
per il riscaldamento e la cottura del pane.
— 9000 operai al giorno per 5 anni circa: la forza lavoro per
la costruzione dell’edificio.
— 9 milioni di laterizi usati per la costruzione.
— 252 colonne: il numero stimato, di cui 16 alte più di 12
metri.
— 156 nicchie per statue.
— 6000/8000 frequentatori al giorno.
— 537 d.C. dopo l’assedio di Vitige, re dei Goti, le Terme
furono abbandonate per il taglio degli acquedotti.
— XII secolo: già da questo periodo le Terme furono cava di
materiali per la decorazione di chiese e palazzi.
— XVI secolo: sotto papa Paolo III Farnese, nel 1545-1547,
avvenne la spoliazione delle sculture che finirono a decorare
il suo nuovo palazzo. Un esempio per tutti il Toro Farnese, oggi
al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Nel tempo l’area fu
sicuramente adibita a vigne e orti.
— 1824: cominciano gli scavi sistematici che continuano
per tutto il secolo, fino ai primi del Novecento quando,
indagato il corpo centrale, si passò all’esplorazione del corpo
perimetrale e di parte dei sotterranei.
— 1993: ultima stagione lirica estiva all’interno del
caldarium, dopo un’occupazione risalente al 1938. Nel 2001
riprende la stagione estiva dell’Opera, con un palcoscenico
rimovibile.
— 1996: ultimo ritrovamento di statuaria. Una statua acefala
di Artemide.
— 2012: le Terme di Caracalla si aprono all’arte
contemporanea. Michelangelo Pistoletto esegue e dona alla
Soprintendenza il Terzo paradiso con reperti delle Terme
stesse.
CARACALLA
STORIA E NUMERI
— 2016: Pistoletto realizza La mela reintegrata, in marmo
di Carrara, collocata in esposizione permanente al centro
dell’antico posto di guardia per il custode-controllore del
traffico di carri, legname e uomini impegnati a mandare avanti
la complessa macchina delle Terme.
— 2017: prima mostra di arte contemporanea: il 19 ottobre
inaugurazione di Molti, una mostra di Antonio Biasiucci
curata da Ludovico Pratesi nella suggestiva cornice dei
sotterranei della Terme.
Caracalla IV dimensione: il 24 dicembre iniziano le visite
guidate con visore, le Terme di Caracalla sono il primo grande
sito archeologico coperto nel suo intero percorso con la realtà
immersiva in 3D.
— 2018: il 13 giugno si inaugura Mauro Staccioli. Sensibile
ambientale, la prima grande retrospettiva sullo scultore
toscano scomparso il 1° gennaio 2018.
Il 23 ottobre si inaugura Omnia Flumina Romam Ducunt,
mostra di architetture sonore di Alvin Curran.
— 2019: restauro di un nuovo settore dei sotterranei,
inaugurato il 18 giugno con la mostra di Fabrizio Plessi Il
segreto del tempo.
— 2022: il 7 giugno si inaugura l’intervento Idee di pietra.
Giuseppe Penone a Caracalla.
Il 23 giugno tornano visitabili dopo oltre 20 anni le pitture di
una lussuosa domus di età adrianea, parzialmente distrutta
per dare spazio al terrazzamento delle terme.
— 2023, il 24 febbraio nei sotterranei e nel mitreo apre
Mysterion di Yuval Avital.
Dal 27 maggio al 5 novembre la mostra fotografica Letizia
Battaglia Senza Fine curata da Paolo Falcone.
COLOPHON
Sfida al labirinto. Calvino, le città,
i ritratti di Tullio Pericoli
a cura di / curated by
Nunzio Giustozzi
Giulio Carlo Pantalei
Promossa dalla Soprintendenza
Speciale di Roma diretta da Daniela
Porro, organizzata da Electa in
collaborazione con Archivio Tullio
Pericoli, Milano / Promoted by the
Special Superintendency of Rome
directed by Daniela Porro, organised
by Electa in collaboration with the
Archivio Tullio Pericoli, Milan
Edizioni
Album Calvino, a cura di L. Baranelli
ed E. Ferrero, Mondadori
Lettere 1940-1985, a cura di
L. Baranelli, introduzione di
C. Milanini, Mondadori
Romanzi e racconti, ed. diretta da
C. Milanini, a cura di M. Barenghi-B.
2 e RR 3
Saggi 1945-1985, a cura di
M. Barenghi, Mondadori, 2 voll.
Sono nato in America. Interviste
1951-1985, a cura di L Baranelli,
introduzione di M. Barenghi,
Mondadori
Per tutti volumi sopracitati
© 2002 by Eredi Calvino e Arnoldo
Mondadori Editore S.p.A., Milano
© 2015 by Eredi Calvino e Mondadori
Libri S.p.A., Milano
Soprintendente / Superintendent
Daniela Porro
Terme di Caracalla
Direttore / Director
Mirella Serlorenzi
Responsabile tecnico / Technical
Manager
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Assistenti tecnici / Technical
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Ciarrocchi, Leandro Lentini
Servizio valorizzazione, promozione
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Department
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Ufficio stampa / Press Office
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Progetto di allestimento /
Exhibition Design
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Comunicazione e grafica di mostra /
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Testi di / Texts by
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Giulio Carlo Pantalei
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Direttore pianificazione e controllo /
Planning and control Director
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Realizzazione allestimenti /
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Realizzazione della grafica /
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Anna Grandi
Si ringrazia il personale di vigilanza
delle Terme di Caracalla / Thanks to
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internazionale / Head of International
Development
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Head of Communications
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Organizzazione mostra /
Exhibition Organization
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Federico Marri
Ricerca iconografica /
Iconographic research
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I curatori desiderano ringraziare
in modo speciale / The curators
would like to give special thanks to
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E inoltre / and also to:
Mario Barenghi, Marco Belpoliti,
Albertina Bollati, Eleonora