
(AGENPARL) – ven 22 settembre 2023 Comunicato Stampa
DIFFUSO A CURA DEL SERVIZIO COMUNICAZIONE
Roma, 22 settembre 2023
Il coefficiente della riserva di capitale anticiclica (countercyclical capital buffer, CCyB)
resta invariato allo zero per cento per il quarto trimestre del 2023
La Banca d’Italia considera il coefficiente della riserva di capitale anticiclica in vigore per il
trimestre corrente, pari allo zero per cento, appropriato al contesto macrofinanziario
attuale 1.
Nel secondo trimestre del 2023 il rapporto tra credito totale e PIL è diminuito. Il suo
scostamento dal trend di lungo periodo (credit-to-GDP gap) è risultato negativo per circa tredici
punti percentuali se calcolato in base alla metodologia sviluppata dalla Banca d’Italia.
Indicazioni analoghe provengono dal rapporto tra credito bancario e PIL (tav. 1 e figg. 1-2) 2.
La crescita dei prestiti bancari al settore privato nel corso dell’ultimo trimestre è stata negativa
a seguito della forte contrazione del credito alle imprese (fig. 3). Peraltro, l’incidenza dei prestiti
deteriorati resta su livelli storicamente bassi, sia per i finanziamenti alle imprese sia per quelli
alle famiglie (fig. 4); il tasso di disoccupazione si è ridotto (fig. 5). Nel primo trimestre dell’anno
i prezzi delle abitazioni in termini reali sono risultati stabili (fig. 6).
Gli sviluppi più recenti sull’uso del CCyB in ambito internazionale, scaturiti da un dibattito
avviato in seno al Comitato di Basilea, fanno riferimento alla possibilità di introdurre una riserva
di capitale positiva anche in condizioni normali, ossia quando i rischi ciclici sono bilanciati (né
alti né bassi; cosiddetto positive cycle-neutral CCyB) 3. In linea con questi nuovi orientamenti,
diversi paesi hanno recentemente modificato il quadro di riferimento nazionale e attivato un
positive cycle-neutral CCyB 4.
Anche alla luce di questi sviluppi, nei prossimi mesi verrà effettuato un esercizio di rivalutazione
complessiva del quadro metodologico nazionale, al fine di verificare l’adeguatezza della
metodologia e degli indicatori attualmente utilizzati.
Il coefficiente è relativo alle esposizioni verso controparti italiane. La Banca d’Italia ha esercitato l’opzione
regolamentare prevista dall’art. 130, comma 2, della direttiva UE/2013/36 (Capital Requirements Directive, CRD4) e ha
escluso le SIM italiane di piccola e media dimensione dall’ambito di applicazione della riserva di capitale anticiclica,
tenuto conto, tra l’altro, della relativa rischiosità sistemica.
Per i dettagli tecnici cfr. l’Appendice metodologica. I dati relativi alla tavola e alle figure sono disponibili sul sito internet
della Banca d’Italia.
Per maggiori dettagli, cfr. Comitato di Basilea, Newsletter on positive cycle-neutral countercyclical capital buffer
rates, 5 ottobre 2022.
Per maggiori dettagli, cfr. il riquadro: Il recente ricorso al CCyB nei paesi aderenti all’SSM, in Rapporto sulla stabilità
finanziaria, 2, 2022.
Divisione Relazioni con i media – Banca d’Italia
Tavola 1
Rapporto credito-PIL (credit-to-GDP ratio) e stime del credit-to-GDP gap (1)
(valori e punti percentuali)
2° trim. 2023 (2)
1° trim. 2023
4° trim. 2022
Credito totale
credit-to-GDP ratio
credit-to-GDP gap standard
credit-to-GDP gap Banca d’Italia
103,5
-17,9
-12,6
104,8
-17,5
-12,8
107,1
-16,0
-11,9
Credito bancario
credit-to-GDP ratio
credit-to-GDP gap standard
credit-to-GDP gap Banca d’Italia
-13,5
-13,1
-12,3
Fonte: elaborazioni Banca d’Italia.
(1) Per la metodologia di calcolo cfr. l’Appendice metodologica. – (2) I dati relativi al credito totale sono preliminari.
Figura 1
Credit-to-GDP gap (credito totale)
(punti e valori percentuali)
credit-to-GDP gap standard
credit-to-GDP gap Banca d’Italia
Fonte: elaborazioni Banca d’Italia. Dati trimestrali.
(1) Scala di destra.
Divisione Relazioni con i media – Banca d’Italia
credit-to-GDP ratio (1)
giu-23
mar-23
dic-22
set-22
giu-22
mar-22
dic-21
set-21
giu-21
Figura 2
Credit-to-GDP gap (credito bancario)
(punti e valori percentuali)
credit-to-GDP gap standard
credit-to-GDP gap Banca d’Italia
credit-to-GDP ratio (1)
giu-23
mar-23
dic-22
set-22
giu-22
mar-22
dic-21
set-21
giu-21
Fonte: elaborazioni Banca d’Italia. Dati trimestrali.
(1) Scala di destra.
Credito bancario
al settore privato non finanziario (1)
Figura 3
(variazioni percentuali sui 12 mesi)
Qualità del credito bancario
al settore privato non finanziario (1)
Figura 4
(valori percentuali)
settore privato
imprese
famiglie
Fonte: elaborazioni Banca d’Italia. Dati mensili.
(1) Le variazioni sono corrette per tenere conto dell’effetto di
riclassificazioni, aggiustamenti di valore, e altre variazioni non
derivanti da transazioni economiche.
imprese
famiglie
Fonte: elaborazioni Banca d’Italia su segnalazioni di vigilanza
individuali. Dati trimestrali.
(1) Prestiti deteriorati al lordo delle rettifiche di valore in rapporto
al totale dei prestiti al settore di riferimento. Dati relativi al
credito verso residenti, comprensivi delle “attività non correnti e
gruppi di attività in via di dismissione”.
Divisione Relazioni con i media – Banca d’Italia
Figura 5
Tasso di disoccupazione (1)
(valori percentuali)
giu-23
mar-23
dic-22
set-22
giu-22
mar-22
dic-21
set-21
’91 ’93 ’95 ’97 ’99 ’01 ’03 ’05 ’07 ’09 ’11 ’13 ’15 ’17 ’19 ’21
giu-21
Fonte: Istat. Dati mensili.
(1) Tasso di disoccupazione, destagionalizzato.
Figura 6
Prezzi reali delle abitazioni e price gap (1)
(indici e punti percentuali )
prezzi reali
mar-23
dic-22
set-22
’91 ’93 ’95 ’97 ’99 ’01 ’03 ’05 ’07 ’09 ’11 ’13 ’15 ’17 ’19 ’21
giu-22
mar-22
dic-21
set-21
giu-21
mar-21
price gap (2)
Fonte: elaborazioni Banca d’Italia. Dati trimestrali.
(1) Indice deflazionato con il deflatore dei consumi totali: 1990=100. – (2) Il price gap è definito come deviazione percentuale
dell’indice dei prezzi delle abitazioni in termini reali dal suo trend di lungo periodo. Scala di destra.
Divisione Relazioni con i media – Banca d’Italia
Appendice metodologica
La normativa europea individua nel credit-to-GDP gap il principale indicatore di riferimento per la
fissazione del coefficiente della riserva di capitale anticiclica. Tale indicatore fornisce una misura del
ciclo creditizio basata sullo scostamento del rapporto tra credito totale al settore privato non
finanziario e PIL dal suo trend di lungo periodo, calcolato secondo la metodologia standard proposta
dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (credit-to-GDP gap standard). Il Comitato europeo
per il rischio sistemico (European Systemic Risk Board, ESRB), con la raccomandazione del 18 giugno
2014 (ESRB/2014/1), ha consentito alle autorità designate dei paesi dell’Unione europea di adottare
misure del credit-to-GDP gap diverse da quella standard qualora quest’ultima non rifletta
adeguatamente le caratteristiche del ciclo finanziario nazionale.
Nella metodologia standard il trend di lungo periodo viene misurato mediante il filtro statistico
Hodrick-Prescott (HP) 5 nella sua versione unilaterale, in cui la stima in ogni punto del tempo si basa
solo sull’informazione corrente e passata. L’analisi dell’andamento del credito in Italia dal 1970 a
oggi mostra che tale metodologia pone due problemi:
la stima del ciclo creditizio calcolata in tempo reale viene sistematicamente, e in misura
sostanziale, rivista al ribasso quando nuove osservazioni sul credito e sul PIL diventano
disponibili. Il filtro HP unilaterale è infatti molto diverso da quello bilaterale (che sfrutta
l’informazione dell’intero campione) e tende a sovrastimare la volatilità del ciclo 6.
b. La durata media delle fasi espansive nel nostro paese sarebbe pari a circa 12 anni, molto
maggiore di quanto documentato dalla letteratura e poco realistica 7.
Benché il filtro HP bilaterale non possa per definizione essere calcolato in tempo reale, è comunque
possibile utilizzarne la serie storica per migliorare la stima dello stato del ciclo creditizio, applicando
al valore ottenuto con il filtro HP unilaterale una correzione basata sulle differenze storicamente
osservate
stime
ricavate
filtri,
proposto
Alessandri et al., 2015 .
Il filtro così corretto (credit-to-GDP gap Banca d’Italia) permette di ottenere in tempo reale stime
più vicine a quelle del filtro bilaterale. Le correzioni riducono in maniera significativa la volatilità
stimata del ciclo creditizio in Italia; in particolare i picchi delle fasi espansive nei primi anni novanta
e a metà del primo decennio degli anni duemila sono considerevolmente più bassi, sia per il credito
totale sia per il credito bancario.
R.J. Hodrick e E.C. Prescott, Postwar U.S. business cycles: an empirical investigation, “Journal of Money, Credit, and
Banking”, 29, 1, 1997, pp. 1-16.
Caratteristica già messa in evidenza da A. Orphanides e S. van Norden, The unreliability of output-gap estimates in real
time, “The Review of Economics and Statistics”, 84, 4, 2002, pp. 569-583.
Secondo S. Claessens, M.A. Kose e M.E. Terrones (How do business and financial cycles interact?, “Journal of
International Economics”, 87, 1, 2012, pp. 178-190), la durata media delle fasi espansive dei cicli finanziari è di due anni;
quella mediana, secondo M. Drehmann, C. Borio e K. Tsatsaronis (Characterising the financial cycle: don’t lose sight of
the medium term!, BIS Working Papers, 380, 2012), è di cinque anni e mezzo.
P. Alessandri, P. Bologna, R. Fiori e E. Sette, A note on the implementation of a countercyclical capital buffer in Italy,
Banca d’Italia, Questioni di economia e finanza, 278, 2015.
Divisione Relazioni con i media – Banca d’Italia