
(AGENPARL) – ven 01 settembre 2023 Istituto Italiano di Cultura di Amburgo: 8 settembre 1943 – 8 settembre 2023.
L’8 settembre 2023 ricorrerà l’80° anniversario dell’accordo di Armistizio tra gli Alleati e il governo italiano.
L’Istituto Italiano di Cultura di Amburgo commemora questo evento con la presentazione di due libri dedicati agli Internati Militari Italiani (IMI), costretti ai lavori forzati in seguito all’Armistizio.
Mercoledì 6 settembre 2023 alle ore 19.00 si terrà un incontro-dibattito con la ricercatrice tedesca Susanne Wald, esperta del Memoriale di Neuengamme di Amburgo, ex campo di concentramento, autrice insieme a Enrico Iozzeli del libro “Abbiamo detto “NO””, pubblicato dal Comites di Hannover con il finanziamento del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale. Il libro riporta le storie di dieci Internati Militari Italiani tra cui quella di Gino Signori, designato ai lavori forzati nel più grande campo di Amburgo-Dessauer Ufer. Insieme a Susanne Wald sarà presente Gianni Ruga, figlio di Marino Ruga (1920-2013), ex Internato Militare Italiano sopravvissuto ai lavori forzati a cui fu sottoposto presso la centrale idrica di Amburgo dal 1943 al 1945. Durante questo periodo Marino Ruga tenne un diario nel quale annotò le condizioni di vita degli internati militari e le esperienze vissute. Solo dopo la morte del padre Gianni Ruga ha scoperto questo diario e lo ha reso pubblico con il titolo “Diario di un geniere. 1940-1945”.
Susanne Wald e Gianni Ruga converseranno con la giornalista Luciana Mella, la quale introdurrà il tema e presenterà i rispettivi libri.
La partecipazione all’evento organizzato dall’Istituto italiano di Cultura di Amburgo in collaborazione con il Projektgruppe IMI Hamburg è gratuita, ma è richiesta la registrazione tramite il portale HYPERLINK “https://wirhabenneingesagt.eventbrite.de/” t “_blank” Eventbrite.
Gli I.M.I. – Internati Militari Italiani
L’armistizio di Cassibile, per antonomasia l’Armistizio, fu siglato segretamente il 3 settembre 1943 tra il generale italiano Castellano e il suo pari grado americano Eisenhower, il futuro 34° presidente degli Stati Uniti. L’Armistizio fu reso pubblico dal Primo Ministro Badoglio l’8 settembre 1943, attraverso un famoso annuncio radiofonico, in seguito al quale la situazione politica e militare italiana mutò improvvisamente.
Con l’Armistizio infatti l’Italia si arrese incondizionatamente alle Nazioni Unite e si disimpegnò dall’alleanza con la Germania nazista, che non esitò a reagire invadendo l’Italia settentrionale e centrale, prendendo possesso di aeroporti, stazioni ferroviarie e caserme, e cogliendo di sorpresa le forze italiane.
Appena avuta la notizia di un’avanzata tedesca verso Roma, i vertici politici italiani, tra cui il re e Badoglio, abbandonarono la capitale fuggendo a Brindisi. Mussolini, il 23 settembre 1943, proclamò la Repubblica di Salò, mentre gli Italiani che non condividevano le idee di Mussolini divennero partigiani dando il via alla resistenza e alla guerra di liberazione contro il nazifascismo.
I primi a pagare le conseguenze di questi mutamenti politici furono i soldati italiani. I tedeschi infatti emanarono le direttive da applicare per il disarmo dei militari italiani, che dovevano essere suddivisi in tre gruppi: chi accettava di continuare a combattere poteva conservare le armi; chi si rifiutava di combattere era mandato nei campi di internamento in Germania come prigioniero di guerra; chi opponeva resistenza o si schierava con le forze partigiane veniva fucilato, se era un ufficiale, oppure impiegato nei campi di lavoro sul posto o nell’Europa occupata. 815.000 soldati italiani vennero catturati dall’esercito tedesco e destinati a diversi lager – per lo più nel territorio del Reich – e riclassificati da prigionieri di guerra a cosiddetti I.M.I. (Internati Militari Italiani), con la conseguenza di non essere più tutelati dalla Convenzione di Ginevra del 1929 e la possibilità di un loro impiego nell’industria degli armamenti. Gli IMI, considerati “traditori” dai tedeschi, furono spesso trattati in maniera particolarmente brutale nei campi di lavoro e nelle fabbriche, soffrendo la fame e ottenendo cure mediche inadeguate, umiliazioni e maltrattamenti, fino all’omicidio mirato. Molti di loro infatti non sopravvissero alla cattura o alla prigionia. In Germania gli Internati Militari Italiani e il loro “no” sono stati per molto tempo dimenticati, tanto che i sopravvissuti non hanno tuttora ricevuto alcun risarcimento.
Susanne Wald è membro del gruppo amburghese “Projektgruppe italienische Militärinternierte Hamburg 1943 – 1945” (Gruppo di progetto IMI di Amburgo), nonché del consiglio di amministrazione dell’Arbeitsgemeinschaft Neuengamme e. V., l’associazione degli ex prigionieri tedeschi del campo di concentramento di Neuengamme e dei loro parenti e amici. Il campo di concentramento di Neuengamme è il più grande campo di concentramento della Germania nordoccidentale, nel quale furono deportati dalla Gestapo e dal servizio di sicurezza delle SS decine di migliaia di persone provenienti da tutti i Paesi europei tra il 1938 e il 1945. I prigionieri di questo campo furono impiegati per produrre mattonelle per la costruzione di edifici monumentali progettati dai Nazionalsocialisti nella città di Amburgo. Dal 2002 Susanne Wald è parte del personale permanente e freelance del Memoriale del campo di concentramento di Neuengamme, per il quale, oltre a svolgere mansioni di ricercatrice, esegue visite guidate anche in lingua italiana. Dal 2020 è membro della Fondazione di Amburgo per i memoriali e i luoghi di apprendimento in memoria delle vittime dei crimini nazisti.
Enrico Iozzeli si è laureato con il massimo dei voti e lode all’Università degli Studi di Firenze. Il tema della sua tesi è stato: “I processi ai collaborazionisti. I toscani durante la RSI raccontati attraverso le sentenze della CAS e della Sezione Speciale della Corte d’Assise di Firenze (1945-1948)”. Iozzelli è responsabile della didattica presso la Fondazione Museo e il Centro di Documentazione della Deportazione e della Resistenza di Prato ed è membro del Consiglio della Sezione di Prato dell’ANED, l’Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi nazisti.
Luciana Mella ha studiato filosofia. È coautrice dello studio storico “Il contributo dei Campionesi alla lotta di liberazione” (Museo della Resistenza comasca, Como, 1993). Dal 1999 collabora con Radio Colonia, trasmissione in lingua italiana dell’emittente pubblica West Deutsche Rundfunk (WDR-Cosmo). Luciana Mella si occupa principalmente di italiani che vivono in Germania e all’estero e ha curato la guida “Primi passi in Germania – guida per un primo orientamento per chi si trasferisce in Germania”. Collabora con il “Rapporto Italiani nel Mondo”, pubblicazione annuale edita dalla Migrantes. Il tema della resistenza e degli IMI la accompagna dalla sua adolescenza: figlia di un partigiano, ha ereditato l’amore per la democrazia e la giustizia sociale. Ha contribuito alla pubblicazione del volume “Resistenza – La memoria e il Futuro”, una raccolta di contributi di giovani studiosi comaschi sul tema della resistenza e dell’antifascismo, pubblicato nel maggio 1996.