
(AGENPARL) – mar 18 luglio 2023 COMUNICATO STAMPA
Laboratorio all’aria aperta per gli studenti della laurea in Scienze per l’ambiente e la natura
BIODIVERSITÀ: DIDATTICA E SPERIMENTAZIONE NEL PRATO STABILE
DELL’AZIENDA AGRARIA “SERVADEI” DELL’ATENEO DI UDINE
Identificati più 100 specie vegetali e oltre 50 tipi di insetti
Udine, 18 luglio 2023 – Oltre 100 specie vegetali diverse, tra cui alcune di notevole pregio perché
legate ad ambienti poco “disturbati”, e una cinquantina di specie di insetti in un’area di appena 5mila
metri quadrati. È il patrimonio biologico che gli studenti dell’Università di Udine hanno riscontrato nel
prato stabile dell’Azienda agraria universitaria “Antonio Servadei”, a Sant’Osvaldo. Un vero e
proprio laboratorio all’aria aperta per le sperimentazioni e la didattica utilizzato da una settantina di
studenti, accompagnati dai docenti, del percorso in “Salvaguardia del patrimonio naturale e della
biodiversità” del corso di laurea in Scienze per l’ambiente e la natura.
«Da circa un anno, la tutela della biodiversità è entrata a far parte della nostra Costituzione, a
dimostrazione dell’urgenza di questo tema di fronte ai dati sempre più allarmanti riguardanti la sesta
estinzione di massa: la prima provocata dall’uomo. Anche l’università di Udine ha deciso di impegnarsi
nello sforzo di tutela, formando giovani professionisti capaci di capire ed intervenire per mantenere
questa importante risorsa».
In continuità è stato attivato a Udine un gruppo di ricerca, inquadrato all’interno del National Biodiversity
Future Center, per svolgere ricerche sul tema della biodiversità, approfittando delle peculiarità del
territorio friulano che ospita una fauna e una flora ricchissime.
I prati stabili
I prati stabili sono formazioni vegetali caratterizzate da una flora e una fauna molto ricche, favorite dal
perdurare decennale di una gestione agricola sostenibile, caratterizzata da un basso disturbo antropico
(uno o due sfalci annuali). Un tempo queste formazioni erano perfettamente integrate nel sistema
agricolo friulano, come fonte di foraggio per gli animali di allevamento. Di conseguenza, ora hanno
anche un’importante valenza storica e culturale.
«È sembrato del tutto naturale – sottolineano Francesco Boscutti e Francesco Nazzi, docenti dei corsi di
Biodiversità vegetale e Biodiversità animale – utilizzare il prato stabile dell’Azienda come un laboratorio
all’aria aperta in cui far sperimentare sul campo agli studenti i metodi che la ricerca correntemente
impiega per valutare la biodiversità degli ambienti naturali».
Gli studenti misurano la biodiversità
Così, a inizio maggio, gli studenti, suddivisi in dieci gruppi di lavoro, hanno installato trappole utili a
raccogliere gli insetti pronubi (che trasportano il polline da un fiore all’altro permettendo l’impollinazione)
e gli altri insetti che si muovono sul terreno. Contestualmente sono state anche censite tutte le piante
presenti nel prato. Infine, tutto il materiale raccolto è stato smistato e determinato per elaborare i dati da
presentare. Nel prato sono state identificate più di cento specie vegetali e una cinquantina di specie
diverse di insetti. In questo caso si può ben dire che la diversità vegetale fa il paio con un altrettanto
Università degli Studi di Udine
Relazioni esterne
via Palladio 8 – 33100 Udine
Ultime notizie: http://qui.uniud.it
ricca comunità di insetti. Molti degli insetti campionati, infatti, vivono del nettare messo a disposizione
dalle piante che ricevono in cambio un insostituibile aiuto alla riproduzione.
L’orchidea Ophrys apifera
Sono venute alla luce anche alcune storie interessanti. Come quella dell’orchidea Ophrys apifera che
presenta un fiore trasformato così profondamente da somigliare a un’ape femmina. Così, i maschi
dell’ape, attratti dal fiore “travestito da femmina”, dovrebbero posarsi di esso venendo a contatto con due
strutture piene di polline che involontariamente trasporterebbero al fiore successivo, contribuendo alla
fecondazione incrociata della specie. Solo in teoria però, perché nel frattempo quella specie d’ape si è
estinta e Ophrys apifera ha dovuto imparare a fare a meno di quel provvidenziale “postino di geni”
ricorrendo all’autofecondazione.
«Una soluzione, l’autofecondazione, impiegata da molte altre specie che tuttavia – spiegano Nazzi e
Boscutti – comporta non pochi rischi biologici, determinando una drastica riduzione della variabilità
genetica e, di conseguenza, una maggiore vulnerabilità nei confronti dei cambiamenti ambientali. E così,
attraverso questa ed altre storie, tutti gli studenti hanno potuto apprezzare quanti tesori racchiuda un
semplice prato, ma anche intuire i rischi legati alla perdita della biodiversità».
Università degli Studi di Udine
Relazioni esterne
via Palladio 8 – 33100 Udine
Ultime notizie: http://qui.uniud.it