
(AGENPARL) – mer 10 maggio 2023 [Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano]
Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano
Comunicato del 10/05/2023, ore 13:07
Consiglio
Lavori Consiglio: Agricoltura più sostenibile, libera scelta nell’educazione dei figli
Mozioni di Movimento 5 Stelle e Süd-Tiroler Freiheit.
Con la mozione n. [704/23](https://egjaabf.r.bh.d.sendibt3.com/tr/cl/ylFFSw47VnWv01unvNnUqDg5bU3Q5TlIa86g-j5Am_B0K-Z-itXXk7lQu0NywJVSrIqS7hvmBVKnlopyJyyjGttCOyxaWMq3hpenYRRw3S1YtTx3-2hUsoi7KR_PA9t0RUSG9mk7dYhrZY-QEQli1UpH1OswXa9G9O-x8VPAoclql88cYVX1_RKq9B-_EsLVYuYsf0h5VhBxmRCQhF7lygBc7evGXEYIrj_BeAA_i-o80b7KX0tMOOFB_1y2NTv7NtYlDp7HwSwCeRg): Agricoltura più sostenibile, Diego Nicolini (Movimento 5 Stelle), evidenziando che da tempo le associazioni ambientaliste dell’Alto Adige chiedono alle istituzioni locali che le attività agricole siano sensibilizzate all’impatto che possono avere sulla salute e l’ambiente e quindi un più attento utilizzo di fitofarmaci, fertilizzanti, irrigazione, prospettando anche il divieto dell’uso dei pesticidi più pericolosi, e che negli anni scorsi l’Istituto di ricerca ambientale (Umweltinstitut) di Monaco di Baviera aveva avviato una ricerca estesa ed analizzato i registri dei trattamenti effettuati nel 2017 da 681 aziende frutticole dell’Alto Adige, in base al quale tra marzo e settembre non c’era stato giorno senza l’irrorazione di queste sostanze chimiche, alcune delle quali altamente pericolose per l’uomo e l’ambiente, aggiungeva che nonostante gli sforzi e sotto la spinta di un opinione pubblica sempre più critica verso questi trattamenti, e la tendenza a decrementarne l’utilizzo, nelle settimane scorse erano state pubblicate le nuove direttive per la frutticoltura integrata dell’Alto Adige – AGRIOS, che consentivano di utilizzare, anche nel 2023, le stesse sostanze pericolose impiegate negli anni scorsi. Si trattava tra gli altri del fungicida CAPTANO, che poteva provocare gravi lesioni oculari, era sospettato di provocare il cancro, ed era molto tossico per gli organismi acquatici, del fungicida DITIANON, che poteva provocare gravi lesioni oculari, era tossico se ingerito e sospettato di provocare il cancro, dell’erbicida ERBITOX, nocivo se ingerito, che provocava irritazione cutanea, gravi lesioni oculari ed era molto tossico per gli organismi acquatici. Dai dati APPA relativi alla diffusione dei pesticidi, emergeva inoltre che i principi attivi sopra elencati vengono rinvenuti nell’aria dei centri abitati con diverse concentrazioni. A livello normativo non erano purtroppo previsti valori limite per la concentrazione di pesticidi in aria, con riferimento all’esposizione della popolazione, ma per la realtà metereologica e di vicinanza tra terreni coltivati e centri urbani se ne sarebbe dovuto tenerne conto in un’ottica precauzionale. Egli ha quindi chiesto di impegnare la Giunta provinciale 1. Affinché si valuti l’opportunità di vietare l’impiego dei principi attivi sopra citati, ricercandone delle alternative, in quanto si tratta di sostanze riconosciute estremamente pericolose per la salute (informazioni di pericolo nelle schede di sicurezza). 2. A rafforzare il sistema di monitoraggio dei pesticidi nell’aria nei comuni di Bolzano, Ora, Gargazzone, Cornaiano e Laives, considerati dalla ricerca i più esposti e che i dati raccolti vengano resi pubblici.
Hanspeter Staffler (Gruppo verde), sostenendo la proposta, ha evidenziato che il marketing indica certi prodotti come innocui, e che dopo un po’ che sono in commercio vengono però ritirati. Certe sostanze chimiche dovrebbero essere l’ultima spiaggia, dopo l’utilizzo di misure di natura meccanica, come la rimozione delle malerbe, ma spesso avviene il contrario. Andrebbe ulteriormente misurata la presenza di pesticidi nell’aria, aumentando a 10-12 le stazioni di rilevamento.
Franz Ploner (Team K) ha apprezzato la proposta di rilevamento di sostanze tossiche, la cui presenza nell’aria era effettivamente da misurare, analogamente a quella di biossidi di azoto e così come si indagava sulla loro presenza nel suolo.
L’ass. Arnold Schuler ha chiarito, in relazione al punto 82), che le procedure di ammissibilità dei pesticidi sono molto complesse, il che ha fatto sì che non vengano più prodotte nuove sostanze, in particolare per la frutticoltura; il costo per l’introduzione di un nuovo prodotto ammontavano anche a 100 milioni. In Europa vigeva anche il principio di precauzione, con studi sul lungo periodo che potevano portare all’eliminazione del prodotto dal mercato, e il sistema era complesso, difficile anche da spiegare. Attualmente non venivano utilizzati pesticidi ritenuti certamente cancerogeni, c’era se mai il glifosato, “forse” cancerogeno. Un prodotto ritenuto cancerogeno per il cervello era stato ritirato dal mercato, ma non si era potuto stabilire che fosse certamente cancerogeno, come non si era potuto escluderlo. la Provincia non poteva bandire prodotti autorizzati a livello europeo. In quanto alla diffusione dell’aria, si trattava di quantità minime, che non comportavano pericoli. Diego Nicolini ha ammesso che il sistema era complesso, aggiungendo però che non si poteva negare la correlazione con certe malattie. Ha ricordato che prima che fosse riconosciuto il collegamento tra fumo e cancro ai polmoni ci erano voluti 50 anni, per via degli interessi in campo, Doveva sempre valere un principio precauzionale di non utilizzo. Un problema era anche la riduzione del controllo del territorio, anche a causa di riduzione del personale competente: egli ha quindi invitato ad accogliere almeno il punto (2). Messa in votazione, la mozione è stata respinta con 9 sì, 14 no e 3 astensioni.
Myriam Atz Tammerle (Süd-Tiroler Freiheit) ha quindi presentato la mozione n. [705/23](https://egjaabf.r.bh.d.sendibt3.com/tr/cl/5Ukiqa1WjBrTS6jYHTV1dEd2iE1HZle2pJ2PN23kgFsf_HrgsbiXkw4dSN_UAYEaArLWSJCBzCq09hmGSV6XPjHoJw1-WexbUfytdPqB-wJV75ZDDHs1KEpOzfpKiDSj8dmpVGjQafXaTtc6wp7IhXsQRs0nUffWXdC4j7OSm4hKkYz5T44-LU321ABAyX9n90iS6c50Zfz1Is7NROZE-sBdOk4DWsgZZRoyyxkJB9gD3YUomy0QM8H3Qr-CNX-131l6abaAjz10ztOsIyZoqC8YudM9yy1TBQNyAx2ePPucKt1eQvdc1W737dXu8G8Z-MdeZc5UyvJiXEuwgcxwvvXtsGLLyAYS3xt6osaC3Fua5_WjdQ): Riconoscere ai fini pensionistici il tempo dedicato all’educazione e alla cura dei figli e consentire una reale libertà di scelta! (EMENDATA), con la quale rilevava che, a differenza di quanto accade nel settore pubblico, i lavoratori e le lavoratrici del settore privato devono già decidere dopo sei mesi di congedo parentale se tornare al lavoro o licenziarsi: sebbene esistano delle deroghe che permettono loro di fruire dell’indennità di disoccupazione per alcuni mesi affinché possano stare con i propri figli oltre i sei mesi, i relativi periodi non sono riconosciuti ai fini pensionistici. Le madri o i padri che vogliono tornare al lavoro il prima possibile vengono sostenuti, e per l’accudimento dei i figli hanno a disposizione diverse possibilità, mantenendo un proprio reddito e venendo assicurati contro gli infortuni e ai fini pensionistici, con un sostegno finanziario per l’accudimento fuori casa dei propri bambini, ma le madri o i padri che vogliono restare con i propri figli per più di sei mesi sono svantaggiati: devono lasciare il lavoro, non sono assicurati ai fini pensionistici e non ricevono nemmeno un sostegno finanziario per l’accudimento dei figli in seno alla famiglia. al fine di eliminare questa disparità di trattamento, la consigliera chiedeva che il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano (1) incaricasse la Giunta provinciale di adoperarsi insieme ai parlamentari della provincia affinché si creassero i presupposti giuridici per il riconoscimento ai fini pensionistici del tempo dedicato all’educazione e alla cura dei figli; (2) incaricasse la Giunta provinciale di sostenere finanziariamente allo stesso modo l’accudimento in seno alla famiglia e quello extrafamiliare, al fine di consentire una reale libertà di scelta per quanto riguarda l’accudimento dei figli; (3) si esprimesse in favore del riconoscimento politico sociale del profilo professionale della casalinga e del casalingo e ne riconosce il valore aggiunto educativo. “Il tempo dedicato ai propri figli non è tempo perso”, ha detto Atz Tammerle, “ma è di fatto un tempo perso per la pensione, e molte famiglie non hanno la disponibilità economica per una pensione integrativa”, considerando anche le spese, in primis per la casa, che deve affrontare una giovane famiglia. Era ora di prevedere un sostegno economico anche per queste famiglie, non solo per l’accudimento extrafamiliare, considerando anche quanto importanti erano le attività svolte insieme da genitori e figli, che producevano legami che restavano per tutta la vita.
Brigitte Foppa (Gruppo verde) ha chiarito di aver potuto fare i biscottini natalizi con la propria madre anche se questa lavorava, nonostante il periodo natalizio fosse il più stressante. Sulla tematica le prospettive tra lei e la collega erano diverse, ma comune era il focus sulla libera scelta, che un tempo mancava, per esempio d’estate., Si erano persi almeno 20 anni per realizzare delle strutture, discutendo se le madri migliori erano quelle che restavano a casa o quelle che portavano i propri figli in una struttura. Una libera scelta c’era solo in presenza di strutture sufficienti. Si è detta quindi favorevole al punto (1) ma non al punto (2), contestando il termine “Fremdbetreuung”, con connotazione spregiativa.
Da un lato ci si esprime per la libera scelta, ha evidenziato Maria Elisabeth Rieder (Team K) condividendo la posizione di Foppa, dall’altro si dà un giudizio definendo una cosa migliore di un’altra. la decisione spesso non è libera, e comunque deve essere di tutta la famiglia; non tutte le donne vogliono rimanere a casa, ma a volte vedono perché mancano le strutture. Ha quindi ricordato la possibilità del part-time introdotta ai tempi in cui era una giovane madre. Anche lei ha contestato il termine “Fremdbetreuung”, e definito molto vaghi i punti dispositivi, invitando a fare attenzione a non creare false speranze.
Ulli Mair (Die Freiheitlichen) ha detto, rivolgendosi a Foppa, che la discussione non riguardasse la questione su chi fosse una madre migliore. ha aggiunto che la libera scelta non era una questione di strutture: spesso le madri le dicevano che avrebbero voluto restare a casa, se fosse stato possibile. libera scelta voleva dire essere in grado di poter decidere. Lo Stato avrebbe dovuto investire nel riconoscimento ai fini pensionistici di questi anni di cura. Ci voleva anche un adeguamento del privato rispetto al pubblico. Sembrava quasi che la donna fosse obbligata a fare carriera, consegnando il proprio figlio in età precoce a una struttura: la pressione era elevata.
Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit), co-firmatario, ha proposto un termine alternativo a Fremdbetreuung, che tuttavia non era inteso come ipotizzato alle colleghe. Ha quindi riportato l’attenzione sulla richiesta di riconoscimento ai fini pensionistici del tempo dedicato alla cura dei figli: se questo manca., non c’era pari trattamento, così come mancava un sostegno finanziario pari a quello dell’accudimento extrafamiliare. il profilo professionale di una casalinga o di un casalingo veniva spesso percepito come quello di una persona che non faceva nulla, ma così non era: occuparsi dei genitori anziani o dei propri figli era un lavoro a tempo pieno, anche a fronte della sempre maggiore scarsità di personale per l’assistenza degli anziani. Questo creava anche un valore economico.
Peter Faistnauer (Perspektiven Für Südtirol) ha condiviso la posizione di Mair, ed evidenziato che in merito alla libertà di scelta molto era migliorato in termini di strutture e Tagesmütter; bisognava assolutamente riconoscere ai fini pensionistici il tempo dedicato all’educazione e alla cura dei figli, problema fondamentale per cui molte madri decidevano di tornare al lavoro. Questa era la vera discriminante per l’effettiva libertà di scelta, ha detto il consigliere, ricordando di avere lui stesso chiesto un congedo di un anno, e pertanto di essere in grado di comprendere le madri, compresa la loro difficoltà di rientrare nel mercato del lavoro. ha suggerito poi il termine “außerfamiliäre Betreuung”, e chiesto cosa si intendeva con riconoscimento politico-sociale al punto (3).
Magdalena Amhof (SVP) ha chiarito che era compito dello Stato garantire una vera libera scelta – esso doveva fare di più, e annunciato voto a favore del punto (1), ritenendo necessario il riconoscimento dei periodi educativi ai fini pensionistici. Il Governo precedente aveva considerato il riconoscimento di 6 mesi. Una vera libertà di scelta comportava però anche strutture di assistenza, e su questo la Provincia si era data da fare, anche in collaborazione con comuni e cooperative sociali. La consigliera ha ricordato anche l’assicurazione volontaria a livello regionale, che era stata migliorata intervenendo sull’importo da anticipare, considerato da molti troppo alto. Non sarebbero stati accolti i punti (2) e (3). Tutti i modelli educativi scelti dalle famiglie erano validi, bisognava evitare i giudizi.
L’ass. Waltraud Deeg ha premesso che tutti si era direttamente coinvolti, come madri o come politici, e che si trattava di temi determinanti, anche ai fini della prevenzione della povertà nella terza età. Anche i termini usati erano importanti, bisognava evitare giudizi. La provincia non aveva competenze per il riconoscimento del periodo educativo ai fini pensionistici, quindi era giusto il riferimento all’attivazione presso i parlamentari a Roma. la legge a sostegno della famiglia aveva comunque permesso risultati di tutto rispetto. Deeg ha chiarito poi quanto veniva fatto a livello regionale per promuovere la pensione integrativa, con 8.000 € per il fondo integrativo per ogni figlio. Myriam Atz Tammerle ha ringraziato quanti avevano partecipato al dibattito, e chiarito a Foppa che non si trattava di dare un giudizio di valore, tanto che al punto(2) si chiedeva di sostenere “allo stesso modo” i due sistemi di accudimento: negli ultimi anni si era investito molto nelle strutture, ora bisognava colmare la carenza che riguardava i genitori che restavano a casa. Ha quindi sostituito il termine Fremdbetreuung con außerfamiliäre Betreuung, ricordando che per anni le madri che avevano deciso di stare a casa erano state considerate antiquate o retrograde. Ha quindi invitato a riconoscere il profilo professionale della casalinga o del casalingo, riconoscendo e valorizzando questa scelta, al pari di quanto viene fatto ora per promuovere le professioni artigiane. La mozione è stata votata per parti separate e votazione nominale, e ne è stato accolto il punto (1) con 33 sì (unanimità); respinte invece le premesse (11 sì, 17 no e 4 astensioni), il punto (2) (12 sì, 21 no) e il punto (3) (12 sì, 21 no).
I lavori del plenum riprendono alle 14.30.
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