
(AGENPARL) – Roma, 01 feb 2023 – “Donzelli dovrà chiarire. A me non risulta che al ministero ci sia un archivio nel quale vengano riversate tutte le intercettazioni realizzate all’interno del carcere. Sarà importante capire come ne è venuto in possesso, perché a quanto ne so chi ha il compito di valutare i rapporti che periodicamente manda il Dap, a cui possono essere allegate intercettazioni, è il ministro. Ha fatto una richiesta di accesso agli atti? E sulla base di quali presupposti la domanda è stata accettata?”. Lo dice il deputato Pd ed ex Ministro della Giustizia Andrea Orlando in una intervista al quotidiano Il Domani.
“Anche il ministro degli interni Piantedosi dovrà chiarire, perché Donzelli ha esplicitato il fatto che ci sarebbe una saldatura fra organizzazioni criminali e anarchici” ha aggiunto poi l’esponente dem sottolineando come a suo avviso “non credo che sia un caso, né che Donzelli sia un ingenuo. Forse gli è scappata la frizione rivelando notizie riservate, ma era un attacco a freddo che voleva creare una polarizzazione. Per distrarci dai problemi del governo, ma anche per creare una condizione che giustifichi una politica giudiziaria di tipo repressivo, inaugurata con il decreto rave e poi con il decreto Ong. L’effetto concreto è stato quello di cancellare il tema delle mafie, che è il dibattito più trasversalmente sottovalutato”.
“E’ inaccettabile che discutere e riflettere significhi essere associati a quei fenomeni che si vogliono combattere. Sono quello che ha istituito la procura nazionale antiterrorismo – ha aggiunto Orlando – e che ha fatto approvare l’ultimo codice antimafia che a suo tempo venne considerato troppo drastico. La perplessità è che Cospito è passato da un regime di alta sicurezza senza particolari censure al 41bis. Forse si poteva esplorare un regime intermedio. Da inviare articoli alla stampa anarchica, da una significativa permeabilità comunicativa alla segregazione totale. Ed è un elemento che poteva essere considerato, anche dopo, perché il 41bis non è una misura definitiva”.
“Ho difeso il 41 bis, l’ho applicato. Ritengo che sia un regime che debba essere tenuto strettamente legato alla sua funzione – ha aggiunto Orlando – che è quella di impedire i collegamenti fra carcere ed esterno prevalentemente, anche se non esclusivamente, per le organizzazioni di stampo mafioso. Quando si esce da quell’ambito bisogna sempre agire con cautela, perché ci sono strumenti egualmente efficaci che non hanno tutte le controindicazioni del 41bis anche nell’alta sicurezza. Nessuno di noi vuole che Cospito sia liberato né che possa comunicare con l’esterno, ma quel tipo di comunicazioni peculiari dei movimenti politici si possono interdire attraverso altri strumenti, come la censura, il divieto di inviare articoli, di ricevere la posta. La mia, ripeto, è una perplessità sull’applicazione concreta, non un dubbio sull’utilizzo del 41bis per la criminalità organizzata e in alcuni casi anche per il terrorismo”.
“Ho fatto trasferire Provenzano in un centro clinico alle prime avvisaglie della sua malattia. Ha avuto tutte le cure necessarie – ha ricordato poi l’ex Ministro – Le tre procure interessate davano parere favorevole a superare quel regime, ma la procura antimafia diceva che poteva ancora dare indicazioni, anche testamentarie, alla sua organizzazione. Di fronte a questo ho ritenuto che il principio cautelativo consigliasse di andare in questa direzione. Ma Provenzano non stava morendo perché era al 41bis, moriva per una sua malattia ed ha ricevuto le stesse cure che avrebbe ricevuto in altro regime. E non credo di dover spiegare perché è più semplice dimostrare la pervasività dell’organizzazione mafiosa fuori e dentro il carcere rispetto al movimento anarchico. Per numeri e presenza storica. Questa domanda, se permette, è sintomatico che la facciano quelli per i quali il garantismo riguarda solo i vicini di ombrellone”.