
(AGENPARL) – mer 26 ottobre 2022 STRANIERI, MARCHETTI (LEGA): “SERVE CAMBIO DI ROTTA: I DATI DIMOSTRANO CHE LE POLITICHE ASSISTENZIALISTICHE NON PORTANO ALL’INTEGRAZIONE”
BOLOGNA, 26 OTT – “Nonostante la Giunta non perda occasione per riempirsi la bocca di buoni propositi in tema integrazione, i dati sugli stranieri in Italia fotografano una realtà ben diversa da quella che ci viene dipinta. Gli stranieri residenti in Emilia-Romagna rappresentano il 12,8% del totale della popolazione del territorio, tuttavia hanno un impatto sia sotto il profilo economico che sociale ben maggiore in termini di costi. Vien da sé che qualcosa non abbia funzionato e che sia necessario un cambio di rotta rispetto all’attuale squilibrio di risorse che non solo finiscono a favore degli stranieri residenti in danno ai cittadini emiliano-romagnoli ma che soprattutto sono la testimonianza tangibile del fatto che la via dell’assistenzialismo non porta all’integrazione”. Lo ha detto il consigliere regionale della Lega Daniele Marchetti intervenendo in aula in merito al Programma 2022-2024 per l’integrazione sociale dei cittadini stranieri.
Marchetti ha argomentato la propria posizione citando alcuni numeri presenti nella clausola valutativa presentata dalla Giunta ma non discussa oggi in consiglio: “A fronte di una residenzialità del 12,8%, l’accesso ai servizi sociali da parte degli stranieri sale al 34,2%, i minori in carico ai servizi sociali sono per il 45% stranieri, i beneficiari degli interventi di sostegno economico sono al 53,3% stranieri, le nuove assegnazioni di alloggi di residenza pubblica vanno nel 38,2% dei casi a residenti stranieri, così come il fondo sociale per l’affitto finisce nel 49,1% nelle tasche degli stranieri” ha spiegato Marchetti.
“Serve una rimodulazione delle somme già stanziate perché viene alla luce che non stiamo facendo reale integrazione, piuttosto stiamo mettendo in atto delle inutili e dannose politiche assistenzialistiche. All’interno di queste politiche che mirano al sussidio vengono ricondotti anche quei nuclei famigliari in cui la componente femminile, per motivi culturali, non è occupata perché non può lavorare. E non possiamo nascondere questi fenomeni. Risulta fondamentale prendere atto dei dati: i buoni intenti vanno accompagnati a riflessioni e delle politiche regionali da mettere in campo. Il rischio è quello di stanziare anno dopo anno e non raggiungere obiettivi contenuti nella normativa regionale” ha concluso Marchetti.
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