
(AGENPARL) – sab 15 ottobre 2022 COMUNICATO STAMPA DEL 15 OTTOBRE 2022
“L’obiettivo era proseguire un percorso di dialogo per aggredire il problema
della sanità non più con la tecnica del muro contro muro, ma con la
collaborazione e la condivisione. L’assemblea pubblica all’Hospitalis Sancti
Antoni ha fatto emergere le tante criticità della sanità oristanese, quelle note a
tutti da troppo tempo, ma è stata una proficua occasione di confronto, utile a
predisporre una piattaforma programmatica, che darà più forza all’azione
politica e istituzionale nei confronti del governo della sanità”.
Il Sindaco Massimiliano Sanna traccia un bilancio dell’assemblea pubblica che
ha chiamato a raccolta all’Hospitalis Sancti Antoni tutta la città. Rappresentanti
istituzionali, sindacali, degli ordini professionali, delle strutture sanitarie
provate, delle associazioni e dei comitati, semplici cittadini, sono intervenuti
rappresentando le tante criticità della sanità oristanese, le difficoltà della
condizione attuale e le preoccupazioni per quella futura.
“Voglio instaurare un rapporto costruttivo con tutti, non di contrapposizione, un
rapporto virtuoso per ottenere i migliori risultati possibili – ha detto Sanna
aprendo la seduta, prima di aprire il dibattito -. Sono dalla parte dei cittadini,
ma non è il Comune ad avere strumenti per risolvere i problemi della sanità: il
Comune non legifera, il nostro compito è farci sentire e portare le istanze del
territorio. Le mobilitazioni non mi pare abbiano portato a grandi risultati, serve
di più sollecitare costantemente e vigilare sui risultati”.
Il primo intervento è stato quello di Maria Carmela Marras (Comitato per la
salute): “Si è riusciti a non far chiudere pediatria ed emodinamica sta
funzionando sia pure per 12 ore, 2 volte alla settimana, ma sono note le
difficoltà del reparto di medicina dove siamo riusciti a perdere 3 medici (2
ematologi che si sono dimessi)”. “Chiediamo solo una cosa – ha aggiunto -.
Come comitato e come cittadini vogliamo sapere chi è il nostro interlocutore
visto che il Direttore generale non ci vuole incontrare. Allora il Sindaco deve
essere il nostro interlocutore e darci risposte in tempi brevi”.
Da Giampaolo Lilliu (Presidente Associazione ex esposti amianto) una critica
diretta alla politica: “Se dal Direttore generale della ASL abbiamo avuto
risposte e impegni, dall’Assessore regionale è arrivato solo un muro di gomma.
Mi chiedo quale posizione abbiano i nostri rappresentanti in giunta e in
consiglio per difendere la sanità del territorio. Non servono i documenti, la
situazione è nota. Serve una presa di posizione politica forte”.
Il ruolo e le difficoltà delle strutture private convenzionate sono state al centro
dell’intervento di Michele Cadeddu (Amministratore del CAM Oristano): “Le
strutture private accreditate sono parte integrante della sanità pubblica perché
sopperiscono alle carenze del pubblico. Negli ultimi anni la situazione è
peggiorata, andando a discapito del cittadino. Limitare il numero degli esenti
che possiamo accettare in laboratorio è stata la conseguenza di un budget con
un tetto di spesa promesso sulla base di parametri completamente disattesi.
Ma se siamo costretti a contingentare le esenzioni bisogna prendersela con la
sanità pubblica e non con le strutture private convenzionate”.
“In Italia 4 milioni di persone soffrono di diabete, ma almeno un altro milione
mezzo ne soffre senza saperlo – ha detto Marcello Grussu (ANIAD) -. 12 mila
sono i malati in provincia che ha un’incidenza molto alta. Rispetto a 10 anni fa
registriamo un aumento del 35%, ma i centri antidiabetici sono diminuiti.
Dovrebbe esserci un medico diabetologo ogni 1000 pazienti, ma questo
parametro non viene rispettato: abbiamo 7 diabetologi per 12 mila pazienti. Per
diabetologia pediatrica il problema è solo temporaneamente risolto: a fronte di
140 piccoli pazienti c’è un diabetologo con contratto a scadenza a dicembre. Il
problema è l’accesso ai centri diabetologici e la carenza di specialisti”
I sindacati confederali, che stanno preparando la grande manifestazione del 22
ottobre a Cagliari, hanno rappresentato la loro posizione con Andrea Sanna
(segretario della CGIL oristanese): “CGIL, CISL e UIL hanno una piattaforma
comune sulla sanità. Non può esistere contrapposizione tra sanità pubblica e
privata che integra quei servizi che la sanità pubblica non riesce a garantire. Il
problema è che in Italia ogni regione ha un suo sistema sanitario. Serve una
riforma che parli di ospedali e territori, una rete operativa che consenta di
governare i processi. Per questo il 22 ci sarà una grande manifestazione a
Cagliari sulla sanità, senza colori e senza sigle. Perchè manifestare serve.
Serve pungolare e stare sul pezzo per non consentire a chi deve decidere di
farlo da solo. Dobbiamo scendere in piazza e contribuire a governare i processi.
Il cittadino deve essere attivo e partecipare”. Sanna ha invitato a rivalutare
strategicamente il ruolo degli ospedali di Ghilarza e Bosa e ha criticato il ricorso
ai medici in affitto.
Il ruolo della sanità privata è stato difeso da Mario Alberto Floris (Direttore
generale Casa di cura Madonna del Rimedio): “Dal 2005 la Casa di cura ha
affrontato una importante svolta che ha consentito di dare un contributo di
supporto alla componente pubblica. Parlo della risonanza, dell’ortopedia, della
neurochirurgia, degli interventi chirurgici, della ristrutturazione di una struttura
di alto profilo. Mi ferisce molto sentire parlare di speculazione selvaggia,
quando invece abbiamo dato una copertura dei servizi anche con extrabudget
che non è stato coperto. Il lavoro della Casa di Cura ha consentito di alleggerire
il carico sulla medicina del San Martino”. Floris ha ripreso il tema del tetto di
spesa per la sanità privata e ai pericoli che comporta: “Il congelamento dei tetti
di spesa ha portato alla progressiva erosione del potere di investimento delle
strutture private”.
Sulla stessa linea Nazzareno Pacifico (Direttore Sanitario Casa di cura Madonna
del Rimedio): “C’è un tetto fermo dal 2011. Per la Casa di cura è 10 milioni di
euro, una cifra che nel 2011 consentiva certe cose, ma è evidente che nel 2022
non le può più garantire”.
“L’incapacità del sistema è quella della presa in carico della persona – ha
proseguito -. La sanità è un terreno di scontro politico di cui i cittadini pagano il
conto. Sui requisiti di qualità i privati sono messi in regola, il pubblico no. Alla
Casa di Cura Madonna del Rimedio abbiamo lavorato su questo. Costa 1/25
della sanità di Oristano e fa 3500 interventi. Le strutture private sono rette da
soldi pubblici, controllati dalla Regione con un mandato ben preciso. Ma il vero
privato non esiste. Esiste un privato convenzionato che in Sardegna costa il 3%
della sanità complessiva. In Emilia e in Toscana il 7%. Il tema è la sanità
territoriale, conoscere i bisogni dei cittadini, fare la prevenzione. Invece in
Sardegna abbiamo troppi ospedali rispetto al fabbisogno, l’organizzazione va
ripensata. Oristano merita un DEA di primo livello, ma vanno concentrati i
servizi”.
Mario Cesare Secci ha rivolto un “plauso al Sindaco che ha smosso qualcosa
per parlare di sanità. Per questo incontro occorreva pretendere la presenza del
direttore generale della ASL. I sindaci possono incidere sulle scelte sanitarie e
sulla scelta dei direttori generali. Basta applicare le leggi”.
Maria Grazia Scanu ha portato l’esperienza dell’Associazione Le belle donne
“che si occupa di donne operate al seno e di prevenzione come idea di salute e
progetto di vita. Parlare di prevenzione, oggi, vista la situazione disastrosa in
cui versa il territorio è problematico. La maggiore criticità è la grave carenza di
personale. Chiediamo alle istituzioni del territorio di mettere in atto tutte le
azioni possibili al superamento delle criticità. Chiediamo il diritto di poterci
curare nel nostro territorio senza dover ricorrere ai viaggi della speranza”.
“Il proprietario del servizio sanitario non è il Sindaco, ma è il cittadino – ha
detto Maria Grazia Fichicelli (Cittadinanza attiva) -. Il Sindaco però è il
responsabile della salute pubblica della città e a lui chiediamo garanzie”. Poi
un’autocritica: “L’ultima manifestazione a Cagliari, nel 2021, non è servita a
niente, come le altre, forse perché non si è proseguito puntando i piedi. Questa
volta non deve accadere. È indispensabile avere una mappa del fabbisogno e
una programmazione della sanità che ha determinato la condizione attuale.
Manca una visione strategica per il futuro. È ora di uscire dalla visione solo in
funzione dell’ospedale, ma bisogna pensare al territorio e all’assistenza socio
sanitaria. Occorre ripensare le politiche della prevenzione, quella della sanità
nel territorio, la cultura collettiva della salute, difendere il servizio sanitario
pubblico facendogli recuperare quei servizi che oggi non riesce ad assicurare e
sono garantiti dal privato”.
Da Pinuccia Sechi la denuncia che “in tutta la provincia di Oristano non è
possibile prenotare una visita pneumologica”
“Deve esistere una integrazione pubblico-privato, ma il privato offre solo le
prestazioni che non lo fanno finire in perdita, altrimenti chiude. Per questo
esiste il pubblico che deve garantire i servizi che non sono remunerativi – ha
detto Luigi Curreli (segretario dell’ANAO) -. Occorre un atto di indirizzo
regionale, consapevole e forte, per colmare le lacune più profonde, altrimenti la
sanità vicina alla gente non ci sarà mai”.
Alessandro Solinas (Consigliere regionale Cinquestelle): “Bisogna riflettere e
battere sull’allontanamento dell’influenza della politica nelle carriere
dirigenziali mediche, questo deve avvenire per merito. Il problema della
provincia di Oristano è anche quello della rappresentanza politica in regione”.
Il dibattito è stato chiuso da Antonio Sulis (Presidente dell’Ordine dei Medici):
“Cinque anni fa l’Ordine dei medici aveva lanciato l’allarme sulla situazione che
si sarebbe determinata nel tempo: sulla carenza di medici e sulle strutture
ospedaliere. Il Covid poi ha accentuato i problemi. Oggi diciamo che nel
prossimo futuro avremo una grande carenza di medici di base con un
iperafflusso di pazienti negli ospedali e con problemi in tanti reparti. Occorre
una reale integrazione pubblico-privato, per capire cosa può fare uno e cosa
può fare l’altro per interagire. Ma è un fatto che quando il pubblico non
funziona, non funziona neanche il privato. Le Case di comunità di cui tanto si
parla non servono a niente. Bisogna potenziare il territorio dando possibilità ai
medici di famiglia di avere supporto anche infermieristico per dare l’assistenza
che serve al cittadino”.


