
(AGENPARL) – gio 06 ottobre 2022 LA DEPRESSIONE
Che cos’èQualche numeroSintomatologiaQuali possibili cause?
Depressione nei giovaniDepressione nelle donneQuali conseguenze?
I trattamenti per la depressione
“La depressione è una signora in nero, quando appare non bisogna scacciarla ma invitarla alla nostra tavola per ascoltare cosa ci dice.”
(Carl Gustav Jung)
Che COS’è La depressione rappresenta uno dei principali argomenti di studio in psichiatria e psicologia, principalmente in relazione al fatto che è uno dei disturbi psichici più comuni ed invalidanti.
È importante come prima cosa definire il termine “depressione”, che è spesso utilizzato con valenze ed accezioni differenti: frequentemente è usato, in maniera impropria, per definire uno stato emotivo che rappresenta una naturale reazione alle circostanze negative della vita e in questo caso non descrive una condizione patologica, bensì un sintomo, ovvero uno stato transitorio caratterizzato da tristezza, abbattimento, sconforto.
Nell’ambito della psichiatria, invece, il termine depressione riguarda un ampio spettro di segni e sintomi della sfera affettiva, somatica e cognitiva: tra questi spicca la deflessione del tono dell’umore, ma anche un marcata diminuzione di interesse o piacere per la maggior parte delle attività, alterazioni del ritmo sonno-veglia, alterazioni dell’appetito e del peso corporeo, agitazione o rallentamento, stanchezza, pensieri negativi, scarsa autostima, sentimenti di autosvalutazione o di colpa, difficoltà di concentrazione, pensieri di morte ricorrenti. In questo caso il termine “depressione” può descrivere una condizione relativamente non patologica se rappresenta una reazione particolarmente intensa ad una circostanza della vita (come un lutto o una separazione) senza però causare una disfunzione funzionale nel soggetto coinvolto, quindi, la persona presenta sintomi ascrivibili ad un disturbo depressivo, mantenendo tuttavia un funzionamento sociale e lavorativo nella norma. Il termine depressione utilizzato con questa accezione descrive una situazione intermedia tra l’uso “comune” del termine depressione e la condizione patologica per sé, che è definita come disturbo depressivo maggiore, che associa una deflessione dei tono dell’umore ad un’ampia sfera di altri sintomi associati e ad una disfunzione funzionale del soggetto affetto, nel quale il grado di sofferenza soggettiva diviene insopportabile al punto di interferire con il funzionamento sociale e lavorativo.
Nell’ambito della psicologia le definizioni di depressione sono variabili, una fra tutte è quella descritta nel dizionario di psicologia di Umberto Galimberti [Le Garzantine] (1) in cui è descritta come “…un’alterazione del tono dell’umore verso forme di tristezza profonda con riduzione dell’autostima e bisogno di autopunizione. Quando l’intensità della depressione supera certi limiti o si presenta in circostanze che non la giustificano diventa di competenza psichiatrica”.
QUALCHE NUMERO Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’OMS circa 280 milioni di persone al mondo soffrono di depressione, ovvero il 5% della popolazione adulta mondiale ed è una delle principali e più diffuse cause di disabilità al mondo, contribuendo in modo estremamente significativo al “Global Burden of Disease”. Nelle sue forme più gravi la depressione può portare al suicidio: più di 700’000 persone muoiono per suicidio ogni anno, rendendo i gesti anticonservativi la quarta causa di mortalità al mondo nei giovani (i.e. 15-29 anni). (2)
In Italia, la depressione è il disturbo mentale più diffuso e colpisce più di 3.5 milioni di persone, con una prevalenza nel 2015 di 1.7% nella fascia d’età 15-44 anni e del 12% circa nelle persone di 65 anni o più: si stima che meno della metà dei casi venga diagnosticata e che solo un paziente su tre riceva cure adeguate. I dati forniti dalla letteratura internazionale concordano sul fatto che le donne risultano affette da depressione da due a tre volte più degli uomini, dall’adolescenza all’età adulta. Le donne, in particolare, tendono a sviluppare la malattia più precocemente, manifestando in genere un corredo sintomatologico più grave rispetto agli uomini. (3).
Nonostante sia stato stimato che oltre il 7% della popolazione generale italiana tra i 18 e i 64 anni abbia sofferto di almeno un disturbo mentale comune nell’ultimo anno e quasi il 19% di almeno uno nella vita, è importante sottolineare come in Italia, le persone affette da disturbi mentali comuni ricorrono raramente, e meno che in altri Paesi europei, ai servizi sanitari e tra esse il minor ricorso si registra nella fascia d’età 18-24 anni. (4)
La sorveglianza Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), coordinata dall’ISS, effettua un monitoraggio a 360 gradi sullo stato di salute della popolazione adulta italiana (18-69 anni) andando quindi a raccogliere informazioni anche su depressione e qualità della vita.
Dai dati PASSI 2017-2020 emerge che in Italia una quota contenuta di adulti (il 6%) riferisce sintomi depressivi e percepisce compromesso il proprio benessere psicologico per una media di 15 giorni nel mese precedente l’intervista (in confronto a meno di 2 giorni per le persone senza sintomi depressivi).
I sintomi depressivi sono più frequenti all’avanzare dell’età, nella popolazione femminile, tra le classi socialmente più svantaggiate per difficoltà economiche o per bassa istruzione, tra chi non ha un lavoro regolare continuativo, fra chi riferisce almeno una diagnosi di patologia cronica, e fra chi vive da solo. Solo il 62% degli intervistati che riferiscono sintomi depressivi ricorrono all’aiuto di qualcuno, rivolgendosi soprattutto a medici/operatori sanitari.
La variabilità regionale non descrive un chiaro gradiente geografico, e negli ultimi anni si osservano prevalenze di sintomi depressivi mediamente più alte nelle regioni settentrionali e minori nelle Regioni del Centro Italia. Tuttavia, non mancano eccezioni e alcune Regioni, come Sardegna, Molise, Campania e Umbria si caratterizzano per la più alte prevalenze di sintomi depressivi, indipendentemente dalla composizione per età delle loro popolazioni.
Gli andamenti nel tempo mostrano dal 2008 una riduzione lenta ma continua della prevalenza dei sintomi depressivi in tutte le aree del Paese fino almeno al 2014-2015 ma da quel momento i dati sembrano stabilizzarsi, tranne nelle Regioni settentrionali dove si registra un’inversione di tendenza verso l’aumento. Sarà necessario leggere anche alla luce del dato 2020 e di un eventuale impatto dell’emergenza sanitaria da COVID-19 il trend degli ultimi anni e monitorare nel tempo quanto accade nei diversi sottogruppi della popolazione, soprattutto fra i più vulnerabili o i più esposti agli effetti socio-economici di questa crisi pandemica. (5)Indicatori – PASSI 2017-2020
Sintomi di depressioneRichiesta di aiutoNumero medio di giorni in cattiva salute fisica * Numero medio di giorni in cattiva salute pisichica * Numero medio
di giorni con limitazione delle attività quotidiane *
? peggiore del valore nazionale ? simile al valore nazionale ? migliore del valore nazionale
SINTOMATOLOGIAPer affrontare la depressione è essenziale la conoscenza e la distinzione delle varie forme in modo da poter formulare una corretta diagnosi. Nel campo della psichiatria il manuale diagnostico più diffuso e più frequentemente utilizzato è il DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder), che è il manuale redatto dall’APA (American Psychiatric Association). La più recente edizione del DSM è la quinta, pubblicata nel 2013. (6)
Il capitolo 06 del DSM-5 descrive i disturbi depressivi unipolari, attualmente classificati in otto categorie: il disturbo da disregolazione dell’umore dirompente, il disturbo depressivo maggiore, il disturbo depressivo persistente (distimia), il disturbo disforico premestruale, il disturbo depressivo indotto da sostanze/farmaci, il disturbo depressivo dovuto a un’altra condizione medica, il disturbo depressivo con altra specificazione e il disturbo depressivo senza specificazione.
Stando al manuale, per fare diagnosi di disturbo depressivo maggiore devono essere soddisfatti i seguenti criteri:
Cinque o più dei seguenti sintomi sono stati contemporaneamente presenti durante un periodo di 2 settimane e almeno uno dei sintomi è rintracciabile in umore depresso o perdita di interesse o piacere.
Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi tutti giorni, come riportato dall’individuo o come osservato da altri.
Marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni.
Significativa perdita di peso, non dovuta a dieta, o aumento di peso, oppure diminuzione o aumento dell’appetito quasi tutti i giorni.
Insonnia o ipersonnia quasi tutti i giorni.
Agitazione o rallentamento psicomotori quasi tutti i giorni.
Faticabilità o mancanza di energia quasi tutti i giorni.
Sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati, quasi tutti i giorni.
Ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, o indecisione, quasi tutti i giorni.
Pensieri ricorrenti di morte (non solo paura di morire), ricorrente ideazione suicidaria senza un piano specifico o un tentativo di suicidio o un piano specifico per commettere suicidio.
I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
L’episodio non è attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza o a un’altra condizione medica.
Il verificarsi dell’episodio depressivo maggiore non è meglio specificato dal disturbo schizoaffettivo, dalla schizofrenia, dal disturbo schizofreniforme, dal disturbo delirante o dal disturbo dello spettro della schizofrenia e altri disturbi psicotici con altra specificazione o senza specificazione.
Non vi è mai stato un episodio maniacale o ipomanicale.
A completamento della diagnosi del disturbo depressivo maggiore, sono stati inseriti una serie di specificatori:
Specificatori di gravità e decorso: lieve, moderato, grave, con sintomi psicotici, in remissione parziale, in remissione completa, non specificato.
Altri specificatori: con ansia, con caratteristiche miste, con caratteristiche melancoliche, con caratteristiche atipiche, con caratteristiche psicotiche congruenti all’umore o con caratteristiche psicotiche non congruenti all’umore, con catatonia, con esordio nel peripartum e/o con andamento stagionale. (6)
I sintomi sopra elencati, quindi, devono essere presenti quasi tutti i giorni, fatta accezione per l’ideazione suicidaria e la modificazione del peso corporeo. L’umore depresso deve caratterizzare quasi totalmente la vita del paziente. È importante prestare attenzione all’insonnia e alla faticabilità in quanto sono due campanelli d’allarme precoci per quanto riguarda l’esordio di un quadro depressivo. Purtroppo, a causa del mancato riconoscimento di tutti gli altri sintomi che corredano il disturbo depressivo, la diagnosi viene spesso sottostimata (6).
La depressione come quadro sintomatologico può essere individuata sia nel disturbo depressivo unipolare sia in quello bipolare, oltre che essere presente nella distimia o, a volte, essere secondario a condizioni mediche, farmaci, uso di sostanze.
La distimia, ovvero il disturbo depressivo persistente, è invece rappresentato da un umore depresso persistente per almeno 2 anni e associato ad almeno due tra: modifiche dell’appetito, modifiche del ciclo circadiano, scarsa energia, bassa autostima, scarsa concentrazione e mancanza di speranza.
In generale chi soffre di depressione ha un umore prevalentemente deflesso, indipendentemente dai fattori esterni che influenzano la sua vita: non a caso chi presenta i sintomi della depressione mostra frequenti e intensi stati di insoddisfazione e tristezza, tendendo a non provare piacere nelle comuni attività quotidiane. Le persone che soffrono di depressione vivono in una condizione di costante tristezza con pensieri negativi e pessimisti circa sé stessi, gli altri e il proprio futuro. (6)
In generale le persone affette da depressione guardano il mondo attraverso degli occhiali con le lenti scure, la quotidianità diventa opaca e le giornate si mostrano loro come difficili da affrontare, montagne insormontabili da scalare. Questi sentimenti non sono condivisibili e la sensazione prevalente è che gli altri non possano comprendere il loro stato d’animo. I sentimenti come disperazione e autosvalutazione hanno la stessa importanza dei sintomi biologici. I vissuti emotivi tipici della depressione sono la tristezza, l’angoscia, la disperazione, l’insoddisfazione, il senso di impotenza, la perdita della speranza e il senso di vuoto. Nella depressione vi sono anche difficoltà nel prendere decisioni e nel risolvere i problemi, la persona depressa si ‘fissa’ mentalmente sul proprio malessere attivando così auto-criticismo e autosvalutazione. I comportamenti che contraddistinguono la persona depressa sono l’evitamento delle persone e l’isolamento sociale, i comportamenti passivi, frequenti lamentele, la riduzione dell’attività sessuale e nei casi più gravi tentativi di suicidio. (7)
Quali possibili cause?La depressione è una malattia complessa che può colpire chiunque, non essendo stata ancora riconosciuto un fattore causante univoco ed universale. Al contrario la letteratura evidenzia come la malattia sia associata ad una complessa interazione tra fattori biologici, psicologici e sociali. Ci sono diversi fattori sociali negativi ed eventi traumatici che sono stati associati a depressione, come sono stati associati a questo disturbo diversi disturbi organici, per esempio le malattie cardiovascolari. (8)
Si possono individuare alcuni fattori di rischio principali per la depressione:
Fattori temperamentali: alti livelli di nevroticismo rendono le persone più sensibili agli eventi stressanti della vita.
Fattori ambientali: esperienze negative in infanzia ed eventi di vita stressanti aumentano il rischio di depressione.
Fattori genetici e fisiologici: i familiari di primo grado dei pazienti affetti da depressione hanno un rischio da 2 a 4 volte maggiore di sviluppare un disturbo depressivo rispetto alla popolazione generale (l’ereditarietà del disturbo è circa 40%). (6)
L’insorgenza dei disturbi depressivi è quindi determinata da una concomitanza di fattori genetici e ambientali. La depressione è infatti più frequente tra i familiari di 1° grado di pazienti depressi e la concordanza fra gemelli identici è alta. Inoltre, i fattori genetici probabilmente influenzano lo sviluppo di risposte depressive a eventi avversi.
Vi sono teorie che puntano su modificazioni nei livelli dei neurotrasmettitori, inclusa una regolazione anormale della trasmissione colinergica, catecolaminergica (noradrenergica o dopaminergica) glutammatergica e serotoninergica (5-idrossitriptamina) (4). La disregolazione neuroendocrina può essere un fattore, con particolare enfasi sui 3 assi: ipotalamo-ipofisi-surrene, ipotalamo-ipofisi-tiroide, e ormone della crescita-ipotalamo-ipofisi. (9)
Depressione nei giovani
L’esordio della depressione è possibile a qualsiasi età, ma nella maggior parte dei casi si manifesta tra la seconda e la terza decade di vita con un picco nella seconda, quindi nel periodo più florido e produttivo della vita con gravi ripercussioni sul piano affettivo-familiare, socio-relazionale e professionale. Tuttavia, negli adolescenti vi è un forte aumento di casi di depressione probabilmente associato al diffondersi di stili di vita scorretti (abuso di alcol, uso di sostanze stupefacenti, regimi alimentari sbilanciati), alle trasformazioni sociali (strutture familiari e amicali) e alle trasformazioni tecnologiche che hanno contributo a far aumentare sentimenti di inadeguatezza e sofferenza psichica.
In Italia vivono circa 8 milioni e 200 mila giovani tra i 12 e i 25 anni, di questi circa il 10% (dati ISTAT) si dichiara globalmente insoddisfatto della propria vita, delle relazioni amicali, familiari e della salute. Questo dato segnala che un numero estremamente significativo di giovani è in una situazione di difficoltà emotiva, confermata dalla prevalenza, sempre attorno al 10%, di forme depressive o ansiose in questa fascia d’età. È a questi 800 mila giovani che bisogna prestare attenzione facilitando il riconoscimento di tutti quei fattori ‘tossici’ che possono favorire l’esordio e il mantenimento di patologie psichiche. Con l’adolescenza, i ragazzi entrano in una fase di profondo cambiamento ed è, forse, anche questo a esporre alcuni di loro al rischio di svilupparne i sintomi. In questo periodo cominciano a manifestare i bisogni psicologici tipici dell’adulto e una consapevolezza di sé più matura. Questa nuova condizione li porta a riflettere su se stessi, sugli altri, sul loro posto nel mondo e su ciò che li attende nel futuro.
Depressione nelle donne Le donne soffrono di depressione più frequentemente rispetto agli uomini (con tassi maggiori da 1,5 a 3 volte), tuttavia non sembra che ci siano differenze nella clinica, nel decorso e nella risposta alla terapia. In generale nelle donne però è maggiore il rischio di tentativi di suicidio pur essendo però inferiore il rischio di suicidio compiuto. (6)
Alcuni fattori sono stati ipotizzati essere alla base di tale differenza di prevalenza:
maggiore esposizione o aumentata risposta ad eventi stressanti;
livelli più elevati di monoaminossidasi (l’enzima che degrada i neurotrasmettitori considerato importante per l’umore);
più alti tassi di disfunzione tiroidea;
cambiamenti endocrini che si verificano con il ciclo mestruale e alla menopausa.
Quali conseguenze? Il decorso di malattia del disturbo depressivo maggiore è molto eterogeneo: il 50% circa dei pazienti soffrono un singolo episodio, i restanti hanno un decorso con episodi ricorrenti. Nel periodo di remissione, inoltre, i soggetti possono avere una completa risoluzione della sintomatologia depressiva o possono invece soffrire di una sintomatologia attenuata ma costantemente presente. La risoluzione in seguito ad un episodio depressivo solitamente inizia dopo circa 3 mesi ed è completa (per 4 pazienti su 5) entro 1 anno. (6)
È importante sottolineare che il rischio di ricorrenza è maggiore nei primi mesi dopo l’episodio depressivo e che ogni episodio è un fattore di rischio per successive ricadute, aumentando il rischio di ricaduta del 16% ogni volta (un paziente che ha sofferto di 5 episodi depressivi maggiori ha un rischio di ricorrenza doppio rispetto a coloro che hanno avuto un episodio singolo). Il rischio di ricaduta inoltre è maggiore in pazienti giovani ed in pazienti che hanno avuto un episodio molto grave. (6) (10)
Considerando inoltre che ogni episodio tende a presentarsi più precocemente e più bruscamente di quelli precedenti e che spesso compaiono più sintomi e di maggiore gravità, un tempestivo e adeguato trattamento è estremamente importante non solo per la risoluzione dell’episodio in corso, ma anche per prevenire l’insorgenza dei successivi. Le conseguenze della depressione si possono riscontrare in diversi ambiti della vita del paziente che ne soffre e di chi gli sta accanto. La depressione ha grandi ripercussioni sulla vita di tutti i giorni, dalla famiglia al lavoro. La depressione può inoltre aumentare il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e cerebrovascolari.
Infine, ogni episodio depressivo porta con sé un rischio suicidario, il cui fattore di rischio più noto è avere una storia passata di tentativi di suicidio e minacce di suicidio, anche se è importante tener conto del fatto che la maggior parte dei suicidi completati non sono preceduti da altri tentativi. Altri fattori di rischio per il suicidio sono il sesso maschile, l’essere single o vivere da soli, e l’avere prevalentemente sentimenti di disperazione. (6)
I trattamenti per la depressioneNel trattamento della depressione si ricorre alla terapia con antidepressivi e alla psicoterapia, entrambe di fondamentale importanza.
La terapia con antidepressivi è cardine del trattamento, tuttavia spesso non è sufficiente: frequentemente sono presenti nel soggetto con depressione fattori stressanti di natura psicosociale.
La depressione, data la sua complessità, non ha un decorso univoco. Nei pazienti con un quadro depressivo si alternano episodi depressivi a periodi di quasi completo benessere, con una remissione quasi totale dei sintomi, in altre sono più cronici, in altre ancora hanno sintomi che restano “sullo sfondo”, per poi sfociare in episodio depressivo. A lungo termine la depressione compromette in modo significativo la capacità di agire, di pensare e di sentire.
Fa sentire svuotati, privi di forze e di motivazione; tutto appare inutile o, quantomeno, troppo faticoso. Le emozioni e i sentimenti sono appiattiti, la fatica è troppa e non si riesce a provare soddisfazione in nulla. Il lavoro diventato troppo problematico da affrontare, la famiglia troppa richiedente e l’ambiente amicale distante e non accogliente. Durante un episodio depressivo la persona non riesce a mantenere l’attenzione e la concentrazione, compromettendo così la possibilità di avere una condizione lavorativa continua e soddisfacente.
Purtroppo, sono troppo poche le persone che si rivolgono ad uno specialista per un supporto (psichiatra – psicologo clinico) al trattamento della depressione.
Vige ancora un forte stigma verso la malattia, i pregiudizi rispetto alle possibilità di cura, il timore di chiedere aiuto e la scarsa conoscenza sono tra gli ostacoli principali che impediscono l’accesso a percorsi terapeutici adeguati. È importante far conoscere la depressione è definirla come una malattia e di conseguenza trattatala come tale.
Dalla depressione si può guarire o nei casi più gravi si può migliorare significativamente la qualità della vita del paziente, ma per far ciò è necessario fare rete e impegnarsi anche con le Istituzioni per ridurre gli stereotipi stigmatizzanti, così da dare accesso a chi ne soffre alle cure.
bibliografiaLe Garzantine – Psicologia di Umberto Galimberti – Garzanti editrice Torinese giugno 2004
Institute of Health Metrics and Evaluation. Global Health Data Exchange (GHDx) con accesso il 14/07/2022.
Mental health at various stages of life- ISTAT
Gruppo di lavoro “Consensus sulle terapie psicologiche per ansia e depressione”. Consensus Conference sulle terapie psicologiche per ansia e depressione. Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2022. (Consensus ISS 1/2022)
Epicentro L’epidemiologia per la sanità pubblica Istituto Superiore di Sanità Revisione *Centro di riferimento per le scienze comportamentali e la salute mentale-Iss **Gruppo tecnico Passi e Passi https://www.epicentro.iss.it/passi/dati/depressione#nazionali
Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder – American Psychiatric Association – 2013
Beck, A. T., & Alford, B. A. (2009). Depression: Causes and Treatment. Philadelphia, PA: University of Pennsylvania Press.
Depression – WHO https://www.who.int/health-topics/depression#tab=tab_1
Ghasemi M. Phillips C, Fahimi A, et al Mechanisms of action and clinical efficacy of NMDA receptor modulators in mood disorders. Neurosci Biobehav, 2017




