(AGENPARL) – Roma, 27 maggio 2022 – Chissà se la disillusione di Emmanuel Macron dopo la perdita del programma Future Submarine da 90 miliardi di dollari da parte di un appaltatore francese, Naval Group, proseguirà con un altro dispiacere.
È noto che gli italiani sono un popolo di risparmiatori e quindi gli Istituti di credito sono un boccone molto prelibato per gli stranieri.
E’ altrettanto noto che la Francia ha sempre puntato sul consolidamento bancario in Italia, acquisendo già degli istituti di credito italiani, in primis BNL.
Recentemente Credit Agricole ha acquistato Banco BPM ed ora sembra aver messo gli occhi sul Monte dei Paschi di Siena.
In pratica è la politica degli interessi nazionali francesi, quella basata sull’idea che non c’è Francia senza la sua grandeur e lo si vede dai loro continui sforzi per mantenere l’autonomia strategica nei confronti di tutti.
Si è vista dopo la perdita della commessa navale, quando la Francia ha dichiarato che non sosterrà più la nuova partnership di sicurezza trilaterale tra Australia, Gran Bretagna e Stati Uniti, nota come AUKUS, in quanto potrebbe aumentare le tensioni nella regione in un momento di difficili relazioni tra Cina e Stati Uniti.
La Francia aveva in precedenza degli accordi per l’acquisto di alcuni sottomarini con l’Australia prima che Canberra lo abbandonasse a favore di AUKUS, una mossa che ha suscitato forti proteste da Parigi.
«I francesi sono molto arrabbiati, non solo per il sottomarino. Hanno cercato di evitare di scegliere tra Washington e Pechino. Vogliono la propria ‘autonomia strategica» ha detto a Sky News Australia il 20 settembre Joseph Siracusa, professore a contratto di diplomazia internazionale alla Curtin University.
«L’Europa pensava di poter fare l’onesto mediatore tra Washington e Pechino, e poi svegliarsi una mattina e scoprire che gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e l’Australia hanno stretto un accordo con questo accordo sul nucleare e, naturalmente, sta costringendo l’Europa a prendere decisioni che non vuole prendere», ha detto.
Oggi i leader europei, tra cui il presidente francese Emmanuel Macron, hanno seguito una politica di “autonomia strategica” negli ultimi anni, preferendo concentrarsi sui propri interessi di politica estera e sulle minacce regionali.
Di conseguenza, l’Unione Europea (UE) ha inviato “segnali contrastanti” sui suoi rapporti con Pechino, con un rapporto di August Rabobank , che dichiara: «L’UE non sta ancora tagliando fuori la Cina, o addirittura dimostrando di avere un unificato e strategia coerente nei confronti di Pechino».
La Cina è il principale partner commerciale dell’UE e nel dicembre 2020 ha concluso, in linea di principio, l’accordo globale sugli investimenti, che sarebbe stato un accordo commerciale ambizioso tra i due blocchi, e che è stato fortemente contrastato dagli Stati Uniti.
Il filo conduttore della Francia è sempre stato lo stesso, basato sull’idea di grandeur della Francia e sulla politica autonoma strategica.
Tutto chiaro? Riflettiamo sulle continue conversazioni telefoniche e filo diretto tra Macron e il presidente russo Vladimir Putin.
I paesi dell’UE devono mantenere la pace in Europa e prevenire l’escalation della situazione in Ucraina. Lo ha affermato il presidente francese Emmanuel Macron, intervenendo al Parlamento europeo in una conferenza sul futuro dell’Europa.
«Dobbiamo a tutti i costi mantenere la pace in Europa ed evitare un’escalation della situazione in Ucraina», ha affermato.
Allo stesso tempo, ha affermato che la stessa Kiev dovrebbe determinare le condizioni per i negoziati con Mosca. «Non siamo in guerra con la Russia», ha sottolineato il leader francese. Ha chiesto di «preservare la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina, ripristinando la pace nel continente».
«Solo l’Ucraina dovrebbe determinare i termini dei negoziati con la Russia», ha affermato Macron.
Secondo lui, l’Europa dovrebbe seguire la strada della riduzione della dipendenza dalle risorse energetiche russe.
«In connessione con il conflitto in Ucraina, l’Europa deve rimanere indipendente. La nostra indipendenza è una condizione per la nostra libertà», ha affermato Macron.
Ma quale è il motivo del filo diretto tra Macron e Putin?
Il motivo è molto semplice e chiaro: sia la Francia come del resto la Germania dipendono dalla Russia, la prima per l’uranio e la seconda per il gas e petrolio. Ed ovviamente non hanno nessuna intenzione di far fallire le loro aziende.
Quindi i leader europei continuano ad avere posizioni di politica autonoma strategica e questo espone in primis Macron a grosse difficoltà.
Torniamo ora al discorso della banca senese.
Nel 2020 secondo Bloomberg, un gruppo di investitori statunitensi guidato dall’avvocato statunitense George Kargianis a partire dalla seconda metà dell’anno si sarebbe fatto avanti su Mps, forte di un piano da 900 milioni di dollari per la quota MEF più diversi miliardi possibili tramite gli investitori potentissimi previsti dal Gruppo americano, senza aver mai avuto qualsiasi risposta.
La proposta era in contrasto con lo sforzo del governo italiano di spingere il Monte dei Paschi di Siena tra le braccia di Unicredit. Piano che come è noto è fallito.
Ora potrebbe essere la volta della cordata francese su MPS.
E l’Italia in tutto questo? Il nostro Paese dovrebbe fare molta attenzione a seguire ciecamente ‘la bella del ballo’, perchè la Francia sta trascinando l’Europa in continui fallimenti, così come ha fatto con la questione della Libia, dove l’Italia sta pagando ancora le spese.
La questione di cosa fare della banca senese è una delle principali sfide del governo Draghi.
Anche perché «il mantenimento del controllo dello Stato sulla Banca senza limiti di tempo non è in ogni caso uno scenario ipotizzabile» come ha affermato il ministro dell’Economia, Daniele Franco, nel corso di un’audizione alle commissioni riunite Finanze di Camera e Senato sulla Banca Monte dei Paschi di Siena. Il 29 marzo 2022.
Ora – a quanto risulta – c’è stata una richiesta scritta per il recupero dei beni fuori dalla Libia da parte di LARMO (Libya Asset Recovery & Management Office) indirizzata al Ministero dell’Economia e delle Finanze e ad oggi non c’è stata alcuna risposta nè contatto tra le due parti.
A questo punto vorrei fare alcune riflessioni.
La prima. Perché nonostante i vari tentativi di contatto con il MEF ancora non c’è stato un incontro e nemmeno un riscontro? Da sottolineare che LARMO intende discutere le possibilità per progetti umanitari e non.
La seconda. LARMO non vuole creare nessun tipo di danno sia agli Istituti di credito che Enti o Istituzioni pubbliche. Anzi l’intenzione è, al contrario, sostenere lo Stato italiano ai più alti livelli e di collaborare per la ricostruzione della Libia, il più grande Paese fornitore di energia legato da sempre culturalmente all’Italia.
La terza. Perché non far entrare in una quota parte LARMO e di recuperare gli investitori americani nella più antica banca del Mondo? In tal modo eviteremo di spendere altri soldi dei contribuenti, di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali nonché scongiurare il solito spezzatino. Al contrario l’Istituto potrebbe diventare un pilastro fondamentale, una sorta di Iri italo-libica-americana, per il rilancio economico della Libia e non solo. Per non parlare del ruolo che giocherebbe MPS sia in Nord America, sia soprattutto in Brasile e conseguentemente in America Latina.
Attualmente aldilà dei vari movimenti, la situazione sembra ancora congelata con il risultato che gli investitori stanno ancora aspettando di avere notizie dal Tesoro e stanno spingendo per un incontro per rimettere in moto il dialogo e tentare di recuperare gli americani.
Una chiacchierata che vale la pena farla.
È mai possibile che in questo Paese non c’è una persona in grado di avere una visione politica di ampio respiro in grado di affrontare la questione ed avviarla a soluzione?
Le soluzioni ci sono… Manca forse la volontà Politica? Ah, a saperlo.