
(AGENPARL) – Roma, 21 lug 2020 – Il Consiglio Europeo quasi più lungo della storia lo ricorderemo così: varie foto in posa di Conte-Merkel-Macron, il menù del catering, lezioni di democrazia di Orban a Rutte, riunioni notturne e qualche pugno sul tavolo.
Della retorica della Von der Leyen è rimasto niente, della volontà del Parlamento meno che meno.
Il Recovery Fund è nei fatti un accordicchio che ricorda il Mes: riforme decise da altri in cambio di prestiti e sacrifici.
Il tutto da passare al vaglio della maggioranza qualificata al 55% e il veto-attenuato al 35% degli Stati Membri secondo popolazione.
Va da sé che l’asse Franco-Tedesco ne farà da padrone. E badate bene, quelli che passano per grande compromesso tra Rutte e Conte sono meccanismi già previsti dal Consiglio dei ministri dell’UE (attenzione: organo diverso dal Consiglio Europeo) che guarda caso da luglio ha la presidenza tedesca e prenderà le decisioni sul fondo.
La cifra altisonante serve solo a salvare la faccia a un’UE abulica nelle decisioni e nella visione del futuro.
Il divario tra nord e sud Europa peggiora con l’aumento dei rebates ai “frugali”. Ancor peggio, il costo dello scontro lo pagheranno caro i cittadini sotto forma di tasse.
Come diceva un vecchio motto: No taxation without rapresentation! Questo accordo rappresenta solo le mire politiche di questo o quel leader.
Non rappresenta le esigenze, i sogni, le speranze degli italiani e degli europei. Lo scrive su Facebook l’Europarlamentare della Lega, Cinzia Bonfrisco