
(AGENPARL) – Roma, 10 febbraio 2020 – Aldilà del balletto delle cifre sulle persone colpite dal Coronavirus nel mondo, la vera battaglia si sta svolgendo sulle azioni per contenere questa piaga. Il governo cinese ha adottato una vasta gamma di misure, dalla chiusura delle città, all’utilizzo di droni per monitorare e costringere i cittadini a rispettare quanto viene imposto dal ministero della salute pubblica.
Ma il Governo cinese sta anche conducendo una battaglia sotterranea che è quella del controllo delle informazioni e quindi delle discussioni a livello mondiale.
I danni che sta subendo la Cina a causa del Coronavirus sono ingenti ed ecco quindi che il Governo di Pechino cerca attraverso i media di usare tutte le armi a disposizione per un controllo online delle informazioni.
I regimi autoritari usano nella guerra online le tre tattiche più collaudate: la censura, la diversione e la menzogna. Tutti gli sforzi mostrano come la battaglia online per salvaguardare l’economia e la sicurezza del Governo di Pechino siano talvolta in contrasto con gli editti della salute pubblica ma al tempo stesso rivelano le vere priorità.
Quando la discussione sull’epidemia iniziò ad apparire online alla fine di dicembre 2019, il governo di Wuhan si è mosso rapidamente per sopprimere la notizia. La sicurezza pubblica di Wuhan intervenne e arrivò al punto tale da indagare ed arrestare otto medici che avevano pubblicato sui social media il virus con l’accusa di diffondere informazioni illegali e false. Non solo ma gli otto medici furono costretti a firmare una lettera il 3 gennaio 2020 in cui affermavano di aver “gravemente interrotto l’ordine sociale” che poi i media statali cinesi rilanciarono aggiungendo che la polizia avrebbe perseguitato chiunque avesse diffuso false voci.
Uno degli otto medici – il 34enne dottor Li Wenliang – fu colpito dal virus poco dopo e ricoverato in ospedale è deceduto il 7 febbraio scorso. Il selfie di Li Weinliang che giace malato sul letto dell’ospedale è diventato virale, suscitando indignazione non solo in Cina ma in tutto il mondo. Ed è questa è stata la prima crepa alla tattica di controllo da parte dalle autorità cinesi. Per dare un’idea della portata della notizia della morte del dottor Li Wenliang va detto che è stata vista da 800milioni di persone.
Dopo che il Governo di Pechino ha formalmente riconosciuto l’epidemia il 9 gennaio, l’esecutivo e gli organi di stampa hanno cambiato strategia tentando di minimizzare i pericoli del Coronavirus citando altri simili casi cui le altre nazioni hanno dovuto affrontare giusto per confondere le acque.
Un esempio, tanto per capire come si è cercato di confondere le acque, è delle notizie delle morti negli Stati uniti causate dall’influenza comune, citando alcuni dati relativi alla stagione influenzale 2019-2020 secondo cui erano decedute circa 6600 persone negli USA.
Questa storia è diventata subito virale ed è stata ripresa successivamente da altri organi di informazione e vari account pubblici e con principalmente due hashtag (# ?? ?? 40 ? ? ? ?? ?? # e simili ?? ?? ?? ?? #) facendo tendenza su Weibo, con 220 milioni e 471 milioni di visualizzazioni a partire da gennaio.
Man mano che la storia cresceva sui social media cinesi, ha iniziato a raggiungere un pubblico molto vasto e l’aspetto ironico fu proprio mentre il Coronavirus stava espandendosi in Cina, molti cittadini cinesi che vivevano negli Stati Uniti iniziarono ad essere preoccupati e a chiedere ai loro amici e parenti in Cina la “terribile” situazione dell’influenza che attanagliava il Nord America.
Mentre il numero riportato era vero, la storia della “pandemia di influenza comune americana” era falsa. Gli Stati Uniti stanno effettivamente riscontrando un numero elevato di visite mediche per malattie simil influenzale, come viene chiamato dai Centri federali per il controllo delle malattie, che porta il bilancio delle vittime di questa stagione da 10mila e 25mila, anche se nella stagione influenzale 2017-2018 aveva avuto 61mila morti stimate. La stima dei Centri federali di controllo includono anche le persone che muoiono a causa delle complicazioni legate all’influenza, mentre la Cina generalmente non riporta casi simili come decessi per influenza. La tempistica dei messaggi in Cina e il modo in cui le informazioni sono state presentate illustrano l’intento di voler mescolare le carte in tavola con la storia dell’influenza americana. In altre parole, pura e semplice propaganda intesa ad evidenziare i presunti problemi esistenti in altri Paesi, distogliendo l’attenzione dalla situazione domestica. A cui va aggiunta l’operazione di rimodulare la discussione online e quindi alterare la realtà con la conseguente narrazione non veritiera della realtà.
Per contrastare la rabbia popolare alle risposte tardive, il Governo ha insistito sul fatto che non era vero che anzi ha reagito immediatamente attraverso le strutture ospedaliere. Tale tattica di negare l’evidenza e di invertire la realtà si chiama Gaslight dall’omonimo film del 1944, dove un uomo manipola sua moglie al punto in cui pensa di perdere la testa. Ad esempio, un alto funzionario del governo aveva detto in precedenza che era vero che un nuovo ospedale nell’epicentro dell’epidemia fosse stato costruito in soli 16 ore. Le affermazioni del funzionario Zhao riprese dai maggiori quotidiani cinesi avevano fatto il giro del mondo, finché successivamente è stata smentita con una foto che indicava un condominio dall’altra parte della città.
In breve, l’episodio rappresenta un buon esempio di come le pandemie di salute e l’informazione ad esse collegate possano essere modellate e sfuggire ad ogni controllo. Ma soprattutto indicano nuove frontiere.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità e Google hanno annunciato di aver unito le forze per contrastare la disinformazione dallo scoppio del coronavirus.
Sarà molto interessante capire come verranno gestite le informazioni da uno dei paesi economicamente più potente al mondo.