
(AGENPARL) – ven 17 giugno 2022 [logo.png]
Ridare valore al lavoro di tutti, nessuno escluso
Mentre in Europa si parla di assicurare ai lavoratori europei un salario congruo, essenziale per garantire condizioni di lavoro e di vita adeguate, e per proseguire nella costruzione di un’economia e una società resiliente e in linea con gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile, in Italia le diverse fazioni mettono in atto il solito balletto “calcistico”.
Ci sono quelli che risolvono il problema solo con il taglio del cuneo fiscale, l’incremento delle attività ispettive, la decontribuzione del salario di produttività, il price cup, l’eliminazione del reddito di cittadinanza.
Ci sono quelli che combattono per assicurare il salario minimo soltanto attraverso la contrattazione collettiva. Ma le due cose, legge e contratto posso facilmente coesistere!
Ci sono quelli che temono gli automatismi senza considerare i contesti produttivi.
Ci sono, poi, anche, quelli che sostengono che i lavoratori interessati sarebbero solo tra i 700/800mila ed un milione, perché solo per loro non sarebbe applicato un CCNL, diversamente dai restanti 13 milioni di lavoratori, a cui si applica già il salario minimo. Quindi il problema riguarderebbe il lavoro nero, i tirocinanti, le partite IVA per i quali occorrerebbero altre misure ad hoc.
Ma oltre il 60% dei contratti è scaduto, per non parlare degli accordi pirata che non rispettano i criteri di adeguatezza dei salari minimi.
E poi c’è la verità, quella che fa male alle famiglie, che hanno visto l’aumento delle spese causate dalla pandemia ed ora dalla guerra. La verità è che la politica non sa, o non vuole, compiere scelte di fondo e imprimere azioni coerenti ed adeguate, necessarie per tentare di dare una svolta a situazioni critiche come quelle che stiamo vivendo.
È certo che l’Italia è fra i pochi paesi europei a non avere una legge sul salario minimo. Fra i 27 membri dell’Unione Europea, soltanto 6 Stati ne sono privi. Oltre all’Italia, Danimarca, Cipro, Svezia, Finlandia e Austria.
La Direttiva UE non impone un minimo tariffario definito, ma stabilisce una copertura minima in termini di contratti che lo prevedono, non fissa un salario minimo comune per tutti, né impone questo parametro come obbligo contrattuale; semplicemente, mira a far istituire in ciascun Paese un quadro normativo che preveda salari minimi adeguati ed equi.
A coloro che paventano che una tale legge porterebbe molti salari al ribasso, si può facilmente obiettare che il salario minimo non deve riguardare quelli che sono sopra soglia, ma piuttosto in un rapporto economico asimmetrico solo la parte che determina condizioni di lavoro non dignitose. Le parti che già oggi hanno potuto contrattare condizioni migliori non perderanno, anzi si consolideranno.
A chi parla di pochi lavoratori interessati dalla norma si può rispondere che la norma sarebbe utile anche se avvantaggiasse un solo lavoratore, l’art. 36 della Costituzione impone che la retribuzione sia proporzionata alla quantità e qualità del lavoro ed in ogni caso sufficiente ad assicurare al lavoratore ed alla sua famiglia un’esistenza dignitosa.
Non possiamo non menzionare quanto affermato da Pasquale Tridico, che, facendo notare che a salari bassi corrispondono pensioni basse, considera doveroso fissare una soglia sotto la quale le retribuzioni non possono scendere, anche per far crescere l’importo delle pensioni future dei giovani, oltre a sostenere l’economia e combattere le diseguaglianze.
A quelli che, come spesso accade, rilanciano a centro campo il pallone, chiedendo altre grandi riforme, rispondiamo che il tempo della propaganda e delle promesse è scaduto; è ora di “tenerla corta e semplice”, per dirla alla maniera anglosassone, e fare ciò che serve ora.
A coloro che vedono i “paletti” del salario minimo come una ingerenza indebita dello Stato nell’economia, facciamo osservare che l’economia di mercato è già stata turbata dalla crisi pandemica prima, e dalla guerra poi, e l’intervento dello Stato è necessario a preservare i fondamentali dell’economia e ridare valore al lavoro di tutti, nessuno escluso.
Avv. Tiziana Cignarelli
Segretario Generale CODIRP
Dr.ssa Loredana Ulivi