
(AGENPARL) – Mon 15 September 2025 *Università LUMSA, presentato il Lumsa University Africa Center (LUAC) *
*UNESCO: Nel 2050 un giovane su tre sarà africano*
*ICCROM: Con Piano Mattei formeremo giovani maestranze alla Fabbrica di San
Pietro *
*OCSE: Qualità sistema educativo africano ancora bassa *
*ITALIA AFRICA BUSINESS WEEK: Cina e Russia? Noi ci sentiamo europei *
Si è svolta questa mattina presso l’aula Pia dell’Università LUMSA la
tavola rotonda “Educazione, competenze e crescita in Africa ed Europa”, una
riflessione sul ruolo crescente dell’Africa, destinata a divenire il
crocevia del mondo e fulcro strategico di molti equilibri mondiali e
un’occasione per illustrare l’attività del Lumsa University Africa
Center (LUAC).
I lavori sono iniziati con il saluto del *professor Bonini, rettore
dell’Università LUMSA*:
“Siamo molto lieti di aprire la nostra università a questo nuovo grande
interesse per l’Africa, con il nostro stile fatto di attenzione alle
persone ed è fatto di attenzione all’andata e al ritorno, non è mai un
percorso univoco ma un percorso reciproco. Le relazioni arricchiscono tutti
e quello che vogliamo testimoniare è proprio un’attenzione all’Africa, un
continente che rappresenta il futuro e il nostro presente”
Successivamente *Frediano Finucci*, giornalista, conduttore di *Omnibus* e
Caporedattore Economia ed Esteri del TG LA7, ha moderato il giro degli
interventi, dei quali vi proponiamo un estratto:
*Stefania Giannini, vicedirettore Generale dell’UNESCO per l’Educazione*
“Oggi abbiamo circa 450 milioni di giovani africani che – con formazione,
educazione di qualità e con la creazione di un ecosistema che non sia solo
legato all’istruzione primaria e secondaria – potranno diventare un
capitale umano e una risorsa per il continente, per lo sviluppo interno e
per il rapporto di autentico partenariato con il nord del mondo,
particolarmente con l’Europa, che ha una curva demografica invertita
rispetto a quella dell’Africa.
Il futuro del continente africano dipenderà, fondamentalmente, da questo
capitale di giovani. Sappiamo che entro il 2050 un giovane su tre nel mondo
sarà africano. Oggi 71 milioni di giovani africani non studiano, non
lavorano e non sono inseriti in percorsi di formazione e questo rappresenta
il 38% della popolazione dei giovani. Se guardiamo a questi dati solo il 9%
degli studenti dell’Africa subsahariana che avrebbero potenziale accesso
sono iscritti alle università contro un dato mondiale del 47% e un dato
europeo del 38%. Noi abbiamo pensato a un progetto semplice da descrivere
che abbiamo chiamato Campus Africa, una piattaforma di collaborazione che
abbiamo disegnato con il consenso di tutti gli Stati membri dell’Unesco e
che ha l’evidente obiettivo di collegare le istituzioni tra i differenti
confini intra continentali e intercontinentali”.
*Aruna Francesca Maria Gujiral, director-general ICCROM*
“Oggi abbiamo l’opportunità di annunciare un importantissimo progetto che è
stato da poco approvato grazie al sostegno della struttura del Piano Mattei
di Palazzo Chigi. Lavoreremo con quattro paesi africani (Kenya, Egitto,
Costa D’Avorio, Tunisia) e metteremo in pratica i principi base del Piano
Mattei: dialogo non unilaterale, non un insegnamento nord-sud, ma uno
scambio, un dialogo, un apprendimento comune e soprattutto una crescita
dell’umano. Grazie a una collaborazione fondamentale con la Fabbrica di San
Pietro che si occupa per l’appunto della Basilica, noi forniremo ai ragazzi
competenze tecniche di manutenzione e di maestrìa che impareranno qui in
Basilica: stucco, pietra, legno ecc. Opportunità concrete a livello
lavorativo, ma ci sarà anche una crescita personale dell’individuo
attraverso i principi di solidarietà e fratellanza. A tal proposito ci
tengo a dire che con l’Università LUMSA stiamo firmando un accordo per far
sì che questi ragazzi possano avere un’altra esperienza di condivisione:
oltre ai corsi di lingua anche altre opportunità che LUMSA e ICCROM stanno
definendo nel quadro di un protocollo d’intesa”.
*Federico Bonaglia, vicedirettore, Centro per lo Sviluppo, OCSE*
“Vorrei congratularmi con l’Università LUMSA per questa idea di creare un
centro che si focalizza sull’Africa, perché questo è il tema sul quale noi
come italiani, come europei, dobbiamo investire di più con un nuovo
approccio, una nuova mentalità, in un’ottica di partenariato tra uguali.
Davanti alla nota richiesta da parte delle imprese europee di trovare
lavoratori qualificati c’è quella meno nota della difficoltà per le imprese
africane di trovare lavoratori qualificati.
Noi abbiamo condotto alcune inchieste in vari paesi africani e ci siamo
resi conto che l’80% degli studenti delle scuole superiori aspira a una
professione altamente qualificata, ma solo l’8% di questi la trova. Il
secondo dato viene dal Sudafrica: il 76% delle imprese lamenta la
difficoltà di non trovare le competenze di cui hanno bisogno. Un altro
dato: la metà dei giovani impiegati in Africa ritiene di avere delle
competenze che non sono adeguate al lavoro che stanno facendo.
L’educazione in Africa ha fatto passi molto importanti, sicuramente i tassi
di completamento dell’istruzione primaria e secondaria sono migliorati
sensibilmente negli ultimi vent’anni con un aumento di 20 punti
percentuali: tre ragazzi su quattro riescono a completare un ciclo di
istruzione. Ma questa istruzione non è di qualità sufficiente: lo studente
medio africano rimane a scuola quasi sette anni, ma la qualità di quanto
apprende e quindi l’efficacia di produzione del sistema educativo è molto
più bassa e risulta essere di cinque anni.
Se tutti i bambini africani oggi dovessero frequentare la scuola e
acquisire il livello di competenze minimo richiesto, l’economia africana
crescerebbe di 22 volte tra qui e la fine del secolo. In Africa ci sono
delle opportunità, per realizzarle è necessario un partenariato nel quale
le istituzioni di formazione siano coinvolte accanto alle istituzioni di
formazione africane per migliorare la qualità tra l’offerta e la domanda di
competenze”.
*Lorenzo Ortona, vicario della Struttura di Missione-Presidenza del
Consiglio di attuazione del PIANO MATTEI*
“La formazione professionale è un aspetto fondamentale dell’azione del
Piano Mattei. Come si può da un lato fare formazione e aiutare il tessuto
imprenditoriale italiano ed europeo alla ricerca di alcuni mestieri che non
ci sono più e dall’altro non far passare il messaggio che stiamo togliendo
i cervelli migliori dall’Africa, che è l’ultima cosa che noi vorremmo fare
col Piano Mattei? In Africa stiamo lavorando sulla formazione in loca, una
formazione rivolta non al mercato europeo, ma al mercato africano. Penso ad
esempio al centro di formazione agricola lanciato al vertice con l’Algeria
a fine luglio. Per il nuovo centro Enrico Mattei, proprio la settimana
scorsa abbiamo fatto un’altra riunione con gli amici algerini con la
speranza che entro la fine dell’anno inizino i corsi per i formatori che
andranno a formare i nuovi addetti in un centro permanente che non si
rivolga solo all’Algeria ma a tutto il continente africano”.
*Cleophas Adrien Dioma, presidente esecutivo dell’ITALIA AFRICA BUSINESS
WEEK*
“Se tu chiedi a un giovane keniota o del Burkina dove vuole andare non ti
dirà mai Cina o Russia. Non sono le prime destinazioni che vengono in
mente perché vogliamo tutti venire in Europa. Il sogno è quello di venire
in Italia, in Francia, in Inghilterra. Il fatto che la Cina e la Russia
stiano arrivando in Africa è perché l’Europa non ci sta più arrivando nel
modo adeguato. Ragionare su questo non è banale, noi siamo ‘europei’ perché
parliamo il francese, l’inglese, il portoghese. Il cinese forse piano
piano qualcuno lo parlerà, ma non è la lingua che fa parte della
nostra cultura, del nostro approccio. Tra noi c’è un ponte naturale: chi
sta qui e chi sta lì, chi ha i figli qua e i genitori là, chi ama
l’Italia e ama il suo paese d’origine. Una realtà che permette di creare la
sinergia anche negli aspetti formativi. Formare giovani africani in Italia
significa avere degli ambasciatori del Made in Italy”.
Ha concluso gli interventi *l’ambasciatore Pietro Sebastiani, che in
qualità di direttore, ha illustrato le attività del LUMSA University Africa
Center (LUAC)*
“È un progetto nato da una spinta del rettore e del Consiglio di
amministrazione, volto a dare agli studenti della LUMSA una informazione
molto aggiornata e attuale sull’Africa che spesso ha un’immagine purtroppo
distorta. Lavoreremo su più fronti. Il LUAC sarà un centro molto
accogliente, non sarà riservato soltanto agli studiosi di ‘africanistica’
ma sarà aperto anche ad esperienze sul terreno dei nostri giovani, non solo
accademiche ma che permetteranno una conoscenza profonda delle realtà
locali, dal punto di vista dell’imprenditoria, della cultura, del
giornalismo e della politica. Io credo che ognuno debba contribuire alla
costruzione di un maggiore dialogo, perché in questo modo si può veramente
parlare una lingua comune, che è la lingua dell’educazione, della
formazione e che è alla base anche di quelli che sono i rapporti tra i
governi e i rapporti tra il sistema multilaterale”.
Il LUAC dell’Università LUMSA ha messo a bando 10 borse di studio per
partecipare alla LUAC Winter School, che si terrà a Nairobi (Kenya) presso
The Catholic University of Eastern Africa (Cuea) dal 14 febbraio al 1°
marzo 2026.