
Il clima politico in Francia si fa sempre più incandescente. Marine Le Pen, leader del gruppo parlamentare del Rassemblement National, ha lanciato un ultimatum al primo ministro François Bayrou, minacciando un voto di sfiducia se non verranno apportate modifiche sostanziali al nuovo piano di tagli alla spesa pubblica. Le Pen ha espresso la sua posizione tramite un post su X, criticando duramente l’approccio dell’esecutivo: “Se Bayrou non cambia approccio, avvieremo un voto di sfiducia”.
Le accuse: troppe tasse e zero tagli dove servono
Secondo Le Pen, dopo anni di “governo catastrofico” da parte di Emmanuel Macron, il nuovo piano di Bayrou non affronta le vere priorità. Il leader del RN ha puntato il dito contro l’assenza di tagli alla spesa per l’accoglienza dei migranti e ai contributi al bilancio dell’UE, che nel 2026 dovrebbero aumentare di 6 miliardi di euro, portando la spesa francese a 29,2 miliardi di euro.
Le Pen ha inoltre criticato la mancanza di interventi per ridurre la burocrazia sanitaria e il sostegno giudicato insufficiente alle imprese.
Il piano Bayrou: 43,8 miliardi di euro di risparmi entro il 2026
Il governo ha presentato un piano volto a ridurre il deficit di bilancio e contenere il debito pubblico, che ha ormai raggiunto 3.300 miliardi di euro, pari al 114% del PIL. Il piano prevede tagli per 43,8 miliardi di euro nel 2026, per riportare il disavanzo sotto il 4,6% del PIL (dal 5,8% registrato nel 2024). Una parte significativa dei fondi sarà risparmiata tramite:
- cancellazione di due giorni festivi,
- mancata sostituzione di un dipendente pubblico su tre,
- riduzioni nei rimborsi farmaceutici e nelle indennità di disoccupazione.
La voce “spesa per la difesa” sarà esente da tagli: al contrario, verrà aumentata di 3,5 miliardi di euro.
Anche la sinistra minaccia un voto di sfiducia
Non solo l’estrema destra: anche l’opposizione di sinistra ha annunciato l’intenzione di mettere ai voti la fiducia al governo. Mathilde Panot, capogruppo di La France Insoumise, ha definito il piano di Bayrou una “guerra sociale” e ha promesso di portare la sfiducia all’Assemblea Nazionale. Fabien Roussel (Partito Comunista Francese) ha parlato addirittura di “rapina organizzata”, evocando la necessità di “prendere nuove Bastiglie”.
I partiti socialista ed ecologista, pur critici, non hanno ancora invocato formalmente le dimissioni del governo.
Un equilibrio fragile
Il governo Bayrou ha già superato otto voti di sfiducia promossi dalla sinistra. Tuttavia, finora ha potuto contare sul mancato appoggio del Rassemblement National a tali iniziative. Ora però, con la minaccia di Marine Le Pen di unirsi al fronte della sfiducia, la tenuta del governo appare seriamente compromessa.
Con 123 seggi su 577, il Rassemblement National rappresenta la più grande forza parlamentare monopartitica. Un suo cambio di linea potrebbe cambiare radicalmente gli equilibri politici. Secondo Le Figaro, un voto di sfiducia potrebbe arrivare già a settembre.