
“Il fenomeno delle lavoratrici fantasma riguarda quelle donne che, pur lavorando, risultano invisibili nel mercato del lavoro a causa di contratti precari, lavoro sommerso o condizioni che le costringono a lasciare l’occupazione. Molte donne sono costrette ad abbandonare il lavoro dopo la maternità per la mancanza di servizi adeguati come gli asili nido, oppure accettano impieghi part-time con stipendi troppo bassi per garantire indipendenza economica. Inoltre, il settore del lavoro domestico è uno dei più colpiti da questa invisibilità. Questo scenario preoccupante e questa situazione complessa contribuiscono al gender gap nel mondo del lavoro, con un tasso di occupazione femminile tra i più bassi d’Europa e una disparità salariale significativa. Una questione da affrontare e risolvere in tempi concreti. Ma quali sono i fattori socio-economici che influenzano il lavoro femminile? Dal divario occupazionale al cosiddetto “Soffitto di cristallo” (le donne incontrano maggiori difficoltà nell’accesso ai ruoli di leadership); dal gender pay gap alle disparità territoriali; dall’impatto della maternità al lavoro sommerso. Alla luce di tutto questo, dunque, il tasso di occupazione femminile è ancora basso rispetto a quello maschile in Italia, con una forte incidenza del part-time involontario e del lavoro nero, specialmente nei settori domestici. Inoltre, la maternità e la carenza di servizi di supporto alle famiglie rappresentano ostacoli significativi per la continuità lavorativa delle donne. Per affrontare queste problematiche, sarebbero necessari interventi strutturali come incentivi alle aziende per promuovere l’occupazione femminile, una migliore conciliazione tra vita lavorativa e familiare e politiche più incisive per ridurre il gender pay gap. Il miglioramento della parità di genere nel lavoro non è solo una questione di equità, ma anche un’opportunità economica per il nostro Paese”.
Così, in una nota stampa, Carmela Tiso, portavoce nazionale Accademia IC e presidente dell’Associazione Bandiera Bianca.