
Il secondo round dei colloqui diretti tra Russia e Ucraina si è concluso a Istanbul, segnando un nuovo tentativo diplomatico per trovare una soluzione al conflitto in corso. L’incontro si è tenuto il 2 giugno presso il Palazzo İragan, sulle rive del Bosforo, lo stesso luogo in cui si era svolto il primo round lo scorso 16 maggio.
Il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, ha aperto i lavori con un discorso di benvenuto, sottolineando i risultati significativi raggiunti nel primo incontro e auspicando progressi concreti, in particolare sullo scambio di prigionieri e su un cessate il fuoco.
Dettagli dell’incontro
Secondo quanto riferito da fonti diplomatiche a TASS, le delegazioni hanno presentato dei memorandum con le rispettive posizioni. La comunicazione tra le parti è avvenuta in lingua russa.
La delegazione russa, guidata da Vladimir Medinsky, ha mantenuto la stessa composizione del primo incontro, includendo alti funzionari del Ministero della Difesa e dei servizi di intelligence. La delegazione ucraina, invece, ha visto alcuni cambiamenti, con l’ingresso di nuovi rappresentanti legati ai diritti umani e alle forze armate.
Durante i colloqui, i delegati sedevano ai lati opposti di un tavolo a forma di U, con i rappresentanti turchi al centro. Non sono stati previsti ruoli di mediazione, anche se erano presenti osservatori internazionali e funzionari turchi, tra cui il direttore del MIT İbrahim Kalin.
Prospettive future
Il Ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, aveva annunciato in precedenza la disponibilità di Mosca a presentare un memorandum dettagliato. Il rappresentante ucraino Rustem Umerov aveva confermato l’intenzione di partecipare, pur chiedendo preliminarmente il documento russo. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha definito la richiesta di Kiev “poco costruttiva”, invitando ad attendere l’esito del secondo round.
Nel frattempo, è prevista per il 2 giugno una visita a Istanbul da parte di rappresentanti di Stati Uniti, Germania, Francia e Regno Unito.
Primo round e risultati
Il primo round si era svolto il 16 maggio e aveva prodotto un accordo per lo scambio di 1.000 prigionieri da ciascuna parte. L’iniziativa era stata lanciata direttamente dal presidente russo Vladimir Putin dopo oltre tre anni di stallo nei negoziati diretti.