
Il delegato serbo alla Camera dei Popoli dell’Assemblea Parlamentare della Bosnia-Erzegovina, Radovan Kovačević, ha lanciato un monito chiaro alle forze politiche che rifiutano il confronto istituzionale, sottolineando che l’assenza di dialogo non contribuisce alla stabilità, ma nasconde intenti egemonici.
“Chi rifiuta il dialogo non cerca una soluzione per la sopravvivenza della Bosnia-Erzegovina o una via d’uscita dalla crisi, ma un modo per dominare gli altri,” ha affermato Kovačević in un post pubblicato sul suo profilo X (ex Twitter).
Il commento arriva al termine di un incontro politico tenutosi a Doboj, a cui hanno partecipato i principali partiti serbi della Bosnia-Erzegovina, che — secondo Kovačević — rappresentano oltre il 65% dei voti espressi dai cittadini della Republika Srpska alle ultime elezioni. Per questo motivo, ha sottolineato, tali forze devono essere riconosciute come gli unici interlocutori politici legittimi per il popolo serbo in Bosnia.
Kovačević ha poi ribadito che l’unica strada per risolvere le gravi crisi politiche e istituzionali in corso nel Paese è il dialogo aperto tra tutte le entità e i rappresentanti etnici, come riconosciuto anche durante la recente sessione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dedicata alla situazione in Bosnia-Erzegovina.
“Stiamo cercando quella soluzione. Se continuano così, invece di dominare, potrebbero finire per sentirsi soli. E completamente,” ha concluso Kovačević, con riferimento ai partiti e alle istituzioni che, secondo lui, rifiutano il confronto con la Republika Srpska.
Le sue parole si inseriscono nel contesto di crescente tensione tra le istituzioni centrali bosniache e la Republika Srpska, in un periodo segnato da richieste di autonomia, accuse di centralizzazione del potere e dispute sull’interpretazione degli accordi di Dayton.