
(AGENPARL) – Thu 08 May 2025 N. 43 – 8 maggio 2025
Lupo, Coldiretti: da Ue scelta razionale,
ora tutelare allevamenti e pascoli a rischio
Dal Parlamento Europeo arriva una scelta razionale, un ulteriore passo avanti verso una gestione che permetta di tenere in giusta considerazione anche le difficoltà di allevatori e pastori costretti a fare i conti con una presenza sempre più diffusa dei lupi, che ogni anno nel nostro Paese attaccano e uccidono migliaia di animali tra pecore, mucche, capre, asini e cavalli, mettendo a rischio la sopravvivenza degli allevamenti, specialmente nelle aree montane.
È quanto afferma la Coldiretti Lombardia in relazione al voto del Parlamento europeo che ha approvato il declassamento dello status di lupo da specie “strettamente protetta” a “protetta”. “Non si tratta di fare la guerra al lupo – commenta Gianfranco Comincioli, presidente di Coldiretti Lombardia –: come mondo agricolo abbiamo sempre sostenuto la necessità di gestire la presenza di questi carnivori in maniera razionale e con un approccio scientifico, che permetta di gestire le concentrazioni critiche in modo tale da consentire ad agricoltori e allevatori di portare avanti in sicurezza la propria attività. In questo senso è necessario ora arrivare a definire e mettere in pratica celermente i piani di gestione più opportuni”.
In Lombardia – spiega Coldiretti sulla base del rapporto regionale sui grandi carnivori 2023 – le unità riproduttive di lupi confermate sono salite a 25, tra le province di Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Sondrio, Pavia, Mantova, Lodi e Cremona. Recenti episodi di cronaca, inoltre, testimoniano come il lupo sia arrivato anche a Milano, con più avvistamenti in poche settimane.
A livello nazionale – ricorda Coldiretti – secondo una stima dell’Ispra, la popolazione dei lupi in Italia è aumentata attestandosi intorno ai 3.300 esemplari, 950 nelle regioni alpine e quasi 2.400 lungo il resto della penisola.
Numeri che testimoniano come il lupo non sia più a rischio estinzione. Al contrario cresce il pericolo della scomparsa della presenza dell’uomo delle montagne e delle aree interne, con effetti devastanti sull’economia e sull’occupazione di questi territori, ma anche sull’assetto idrogeologico.
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