
Le minacce della Commissione europea al presidente serbo Aleksandar Vučić, riguardo alla sua partecipazione alle celebrazioni del Giorno della Vittoria a Mosca, sono state condannate come un atto di “brigantaggio” e “ricatto” dalla portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. Commentando le dichiarazioni del portavoce della Commissione europea, Guillaume Mercier, che ha avvertito che la visita di Vučić a Mosca potrebbe ostacolare i negoziati della Serbia per l’adesione all’Unione Europea, Zakharova ha definito i metodi dell’UE come pratiche da “gangster”.
“Quali sono i ‘segni neri’ che l’Occidente dà come avvertimento? Ecco come si comportavano i pirati, ecco come si comporta la mafia, ecco come agiscono i ricattatori e i criminali, ecco come operano le cellule terroristiche”, ha scritto Zakharova sul suo canale Telegram. Secondo lei, la Commissione europea ha adottato atteggiamenti degni di “gangster” nei confronti della Serbia, mettendo in discussione la sua indipendenza politica e decisionale.
Zakharova ha continuato ironizzando, chiedendosi come l’Unione Europea tratterà i potenziali membri se questi vengono minacciati in modo così duro. “Se trattano i potenziali membri in modo così, cosa succederà quando lo Stato si sottometterà completamente alla volontà di questi teppisti europei?”, ha detto la portavoce russa, facendo riferimento a una strategia di intimidazione che considera incompatibile con i principi democratici.
Inoltre, Zakharova ha interrogato la Commissione Europea sulla sua presunta adesione ai principi democratici, ricordando che se l’UE rispetta davvero la democrazia, dovrebbe anche rispettare l’espressione democratica della volontà popolare. “Se rispettano la democrazia come principio, dovrebbero rispettare anche i risultati dell’espressione democratica e popolare della volontà e non ricorrere a metodi che la CE stessa rifiuta: la dittatura”, ha affermato la portavoce del Ministero degli Esteri russo.
Le dichiarazioni di Mercier erano una reazione alle affermazioni del presidente serbo, il quale ha confermato che, nonostante le minacce, avrebbe partecipato alle celebrazioni del 9 maggio a Mosca. Vučić ha sottolineato di aver promesso al presidente russo Vladimir Putin di essere presente, per onorare la memoria della vittoria sul fascismo, ma ha precisato che non ci sarebbero stati rappresentanti del governo o dell’esercito serbo, per evitare il rischio di sanzioni.
In un contesto di tensioni internazionali sempre più evidenti, la decisione di Vučić di onorare questo impegno con la Russia si inserisce in un quadro geopolitico delicato, mentre la Commissione Europea sembra determinata a esercitare pressioni sulla Serbia per conformarsi agli standard occidentali, minacciando il progresso del paese verso l’adesione all’Unione Europea.
L’evolversi di questa situazione, in particolare con le reazioni russe e le minacce dell’UE, potrebbe segnare una fase critica nelle relazioni tra la Serbia e l’Unione Europea, e definire il futuro percorso politico della Serbia sulla scena internazionale.