Dalla prossima settimana secondo quanto annunciato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi inizieremo ad assistere alla deportazione di migranti verso i centri di accoglienza preparati in Albania, che come promette lui stesso “sono analoghi a quelli fatti sul territorio nazionale, sono di trattenimento leggero. Non c’è filo spinato, c’è assistenza”. Pratiche, quelle della deportazione di alcune categorie di persone, che credevamo ormai superate e che appartengono a ben più tristi pagine della storia. Sebbene il ministro garantisca che in Albania “tutti possono fare richiesta di protezione internazionale e ottenerla in pochi giorni”, resta la preoccupazione di privare esseri umani del loro diritto naturale di scegliere come e dove spostarsi. Si tratta una limitazione delle libertà personali più basilari che contraddice nei termini i più fondamentali diritti dell’uomo e del cittadino. Detto ciò, consiglierei al ministro Piantedosi – che pur abbiamo avuto modo di apprezzare in altri dossier – di non lasciarsi guidare dalla smania di ricerca di consensi nell’opinione pubblica, frustrata da chi per anni ha marciato sulla vita dei più sfortunati, ma di prestare attenzione alle necessità e alle condizioni di agenti di polizia e polizia penitenziaria. Durante la mia azione legislativa di parlamentare già mi sono spesa per il loro adeguamento del trattamento pensionistico, oggi mi faccio portavoce di una crescente insofferenza verso gli uomini e le donne che ogni giorno indossano la divisa al servizio dello Stato di fronte al crescente pericolo di violenza come dimostrano i recenti fatti del corteo cosiddetto pro-Palestina, durante il quale gli agenti hanno dovutofronteggiare scene di violenza bieca e gratuita, mentre viene esacerbato il fanatismo ideologico di chi tenta di infuocare le piazze con ogni mezzo di fronte alla mancanza di dialogo con il governo. Tutto ciò avviene mentre si moltiplicano gli episodi di aggressione nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria nelle carceri sovraffollate, altra questione a cui il Governo Meloni non ha prestato la necessaria attenzione. Non ultimo l’episodio avvenuto a Bergamo, dopo la protesta nel carcere di Rieti della scorsa settimana. Che la soluzione sia trasferire anche parte dei nostri detenuti in Albania o forse è il caso che questo esecutivo prenda coscienza dei reali problemi del Paese? Credo che sia doveroso impegnarsi per garantire condizioni di lavoro dignitose per coloro che ogni giorno sacrificano la propria vita per il bene supremo dello Stato e della collettività. Lo dichiara, l’Onorevole Marinella Pacifico, già Senatrice della Repubblica.
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