Si ringrazia il Professor Alessandro Simonicca per la spiegazione sul ruolo del lavoro degli antropologi e sull’importanza di tale lavoro (https://agenparl.eu/2024/02/24/il-cuore-e-la-testa-degli-antropologi-ancora-intorno-a-un-incontro-a-pescasseroli-presso-il-pnalm/) per contribuire a costruire un adeguato quadro conoscitivo sul quale iniziare a progettare, contestualmente e in sincronia, gli strumenti previsti dalla Legge Quadro sulle Aree Protette: il Piano per il Parco e il Piano Economico Sociale delle popolazioni che lo abitano di cui agli articoli 11bis, 12 e 14 della Legge 394/1991. Si ringrazia per l’aver messo in risalto la gravità del tentativo in essere, da parte della dirigenza del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, di far approvare il loro personale progetto di Piano per il Parco, in quanto confezionato a piacimento della stessa dirigenza evitando che potesse essere basato sulle risultanze degli studi antropologici e sugli altri dati fondamentali che la normativa statale e regionale impone di acquisire a monte, per formare un quadro conoscitivo reale sul quale costruire un Piano Urbanistico rispondente ai requisiti di legge ed efficace, con le sue carte della zonizzazione di cui al comma 2 dell’art. 12 della Legge 394/1991: Aree A “riserve integrali”, Aree B “riserve generali orientate”, Aree C “di protezione”, Aree D “di promozione economica e sociale”.
Pur senza rispondenza, rispetto alle suddette quattro zone stabilite dalla Legge, parlando solo di “tre zone A, B e C da organizzare secondo il regime di azione antropica sul terreno (nessun intervento-interventi parziali-piena accessibilità), ai fini della riproduzione della biodiversità”, la spiegazione del Prof. Alessandro Simonicca coglie l’essenza del postulato normativo della zonizzazione. Essenza che, però, esige un’altra precisazione più importante: non è vero che il disposto di Legge per le zone A che recita: “riserve integrali nelle quali l’ambiente naturale è conservato nella sua integrità” significhi “nessun intervento”, come troppo semplicisticamente sintetizzato, perché, non fare gli interventi necessari a conservare l’ambiente naturale nella sua integrità, significherebbe semplicemente andare contro gli interessi dell’ambiente naturale stesso, ad esempio rinunciando a difenderlo da una minaccia di incendio o da qualsiasi altra possibile negatività. Cos’è di vero valore per l’ambiente nel suo complesso che, a partire dalle formazioni geologiche, include il mondo vegetale che vi è adagiato sopra che, a sua volta, è vissuto dal mondo animale selvatico composto da prede e predatori, dal mondo animale domestico e dall’essere umano quale animale senziente il quale, all’apice di tutta la catena, esprime i più alti risultati materiali e immateriali, definiti patrimonio dell’umanità, producendoli attraverso le sue attività sociali ed economiche?
Viene colta, dal Prof. Alessandro Simonicca, l’essenza del vero valore per l’ambiente, come appena detto, nel suo complesso, che include l’essere umano e non del falso valore per l’ambiente secondo la distorta visione ‘radicalambientalista’ che esclude l’essere umano. E coglie l’essenza del risultato socioeconomico che deve essere l’obiettivo da raggiungere da parte della pianificazione per zone che ammettono attività umane graduate, che vanno dal diritto ad un giusto ricavo economico nel rispetto “della riproduzione della biodiversità” all’accettazione della compensazione in forma diversa del minore ricavo economico sopportato per favorire la conservazione dell’integrità dell’ambiente naturale, qualora ciò sia riconosciuto veramente necessario a beneficio della maggioranza.
E la spiegazione del Prof. Alessandro Simonicca sul valore di una zonizzazione fatta in maniera oculata ed onesta, mostra quanto sia grave la trasgressione di Legge operata dalla dirigenza del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise nell’ignorare la procedura pedissequamente dettata in proposito dalla norma. Non a caso, a livello legale, nel diritto amministrativo, si ripete sempre: “la forma è sostanza”, per far comprendere che il sano rispetto delle procedure amministrative dettagliatamente indicate dalla Legge per la formazione degli atti è sostanziale, non solo perché dà la garanzia della validità legale all’atto stesso, ma anche perché assicura che lo stesso sia il risultato di una procedura davvero democraticamente partecipata, che non abbia travalicato nessuno degli aventi diritto. Infatti la forma (fuori legge) di aver fatto un progetto di Piano, composto da cartografie e altri elementi, con l’inserimento di documenti non afferenti l’atto di pianificazione previsto per Legge, come se fossero allegati del progetto di Piano pur non essendo qualificabili come tali in quanto estranei ai contenuti canonici degli strumenti urbanistici, oltre all’inserimento addirittura del Regolamento ex art. 11 della Legge 394/1991 che va tassativamente approvato a parte, è:
– prima di tutto, una grave trasgressione della norma di legalità. Trasgressione gravissima, se si considera che a commetterla è un Ente Pubblico attraverso la caparbia azione dei suoi dirigenti, che continuano ad agire illegalmente nonostante gli sia stato fatto notare per iscritto più volte;
– in secondo luogo, uno strumento del tutto scadente: una proposta di Piano teorica, inapplicabile alla realtà del territorio e delle popolazioni, che offende tutti a partire dalla tasca dei contribuenti italiani che con le loro tasse finanziano gli Enti Parco anche per fare i Piani di cui agli articoli 11bis, 12 e 14 della Legge 394/1991. Offende anche il lavoro del medesimo Prof. Alessandro Simonicca e il lavoro degli altri antropologi avendo, la dirigenza dell’Ente Parco, ritenuto tale opera non necessaria per la stesura del proprio progetto di Piano confezionato e poi pubblicato tra settembre e dicembre 2022 prescindendo dal prescritto quadro conoscitivo che avrebbe dovuto includere sia le analisi degli antropologi sia le altre indagini basilari inderogabili per legge, anch’esse mancanti.
In quanto alla bocciatura degli antropologi da parte degli allevatori del Territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (https://agenparl.eu/2024/02/03/abruzzo-gli-allevatori-bocciano-gli-antropologi-al-convegno-di-pescasseroli-sul-tema-convivere-le-scienze-sociali-ed-il-rapporto-uomo-natura/), essa non è riferita ai propositi teorici ben illustrati dal Prof. Alessandro Simonicca nell’articolo al quale stiamo rispondendo con questo scritto e che per certi aspetti apprezziamo, bensì al fatto che su tutto il territorio e su tutte le popolazioni abruzzesi, laziali e molisane del Parco, come spiegato dallo stesso Prof. Alessandro Simonicca, sono stati considerati solo i campioni davvero poco significativi di alcuni operatori economici, scelti, di Pescasseroli e di alcuni agricoltori/allevatori, scelti, di Picinisco. Come se tutti gli altri operatori non scelti e le altre realtà non contassero nulla. Ma, francamente, al di là dei buoni propositi enunciati, per fare una programmazione sociale ed economica veramente efficace, c’è bisogno del coinvolgimento democratico di tutte le componenti implicate. E non solo di un piccolo campione scelto a piacimento per poter dire che l’affermazione “l’abbiamo fatto” non è una bugia al 100%, ma solo al 98%.
E, poi, sempre in merito alla bocciatura, non sarebbe dovuto essere o non dovrebbe essere tra i compiti degli antropologi fare anche qualche considerazione deontologica sui comportamenti della dirigenza e del personale del Parco, se non da quando il Parco esiste, almeno relativa agli ultimi decenni? (https://agenparl.eu/2024/02/06/abruzzo-gli-allevatori-bocciano-gli-antropologi-al-convegno-di-pescasseroli-la-replica-di-dario-novellino-a-virgilio-morisi/)
Non dovrebbe essere anche questo, un capitolo del lavoro degli antropologi, quando devono considerare le dinamiche che influiscono sociologicamente sulle popolazioni che abitano nei comuni dell’area Parco? O c’è, per così dire, una certa timidezza nell’azzardarsi ad esaminare il committente? E si vorrebbe pure essere promossi sulla base di quanto risulta da queste osservazioni? Va tenuto presente che le illegalità procedurali e sostanziali richiamate in questo articolo di risposta al Prof. Alessandro Simonicca, sono solo una parte di quelle commesse dall’Ente PNALM nell’ambito della “strana” procedura di formazione del proprio progetto di Piano per il Parco, che certo non è un giusto progetto di Piano per il territorio e per la gente del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Per un elenco più completo, e tuttavia ancora parziale, di tutte le illegalità commesse dall’Ente Parco con il suo progetto di Piano, si rimanda all’Atto di Opposizione ufficialmente depositato in data 12.12.2022 al protocollo n. 0017101 dell’Ente Parco, e alle altre denunce delle condotte fuori legge che sono state fatte in seguito.
Un antropologo serio non dovrebbe chiedersi anche: “perché la dirigenza del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise sta ricorrendo a questi mezzucci?” o, di nuovo, c’è timidezza nell’azzardarsi ad esaminare il committente? Per chi non ha secondi fini, questa domanda ricorrente, rende chiaro anche che l’incarico dovrebbe provenire da un Organo indipendente e non dalla dirigenza dello stesso Ente a cui fanno comodo certe risultanze anche se i fatti sono altri.
Virgilio Morisi, Presidente dell’Associazione – Ente del Terzo Settore – Iura Civium ad Bonum Naturae ETS