[lid] – Intervista ad Aldo D’Avach, Coordinatore del Lazio dell’Area Costituente “Verso il Partito del Lavoro”
Domanda: Volendo riassumere mi sembra corretto affermare che quando vi siete resi conto che né Speranza né Bersani avevano più idea di dare seguito al progetto per il quale avevano dato vita ad Art1 , una parte significativa di quanti li avevano seguiti, e voi tra questi, hanno deciso di avviare ed organizzare in quasi tutte le regioni italiane un movimento al quale avete voluto dare il nome “Verso il partito del lavoro” ad indicare un processo, ovvero la riapertura di una vera e propria fase costituente di ricostruzione e della riorganizzazione della sinistra italiana finalizzata alla nascita non già di un nuovo partito tra i tanti ma di una nuova, grande forza unitaria, plurale ed inclusiva.
Aldo D’Avach: È proprio così, senza voler nascondere amarezze e persino qualche iniziale incredulità non facilmente riassorbibile nell’immediato. Tanto più se si fa coscienza del fatto che aggiungere una nuova delusione alle tante di questi ultimi anni renderà inevitabilmente ancora più difficile l’impresa verso la quale in piena consapevolezza ci siamo spinti nonostante le tante, crescenti e quotidiane adesioni che ogni ora stanno incoraggiando il cammino intrapreso e la sua accelerazione.
Domanda: A proposito delle oggettive difficoltà che in questa fase storica si possono incontrare per tornare a dare rappresentanza alle forze del lavoro, non vi sembra che la recente elezione della Schlein alla guida del PD possa rendervi ancora più difficile il cammino?
Aldo D’Avach: ad un primo impatto forse sì ma passati i primi giorni appaiono già chiare agli elettori del centro sinistra due cose molto importanti: la prima che la candidatura della Schlein non è stata, come all’inizio poteva sembrare, il risultato di una genuina spontaneità popolare ma di una operazione sapientemente costruita da tempo e fuori il Circuito dello stesso PD da importanti personalità del capitalismo industriale e della finanza italiana per salvare questo partito dal baratro nel quale stava ormai precipitando. Ne sono prova l’impressionante sostegno offerto alla nuova segretaria dalle più grandi testate giornalistiche italiane, da importanti reti televisive, da potenti filiere editoriali. Un’azione mirata dunque, tesa non soltanto a salvare Il PD ma a ripristinare in Italia quel sistema bipolare così pesantemente minacciato dalla nascita imprevista di un Movimento 5 stelle capace in pochissimi anni di travolgere quanto costruito dopo la fine dei grandi partiti storici della sinistra italiana.
La seconda importante ragione che traspare da chi ha realmente in mano nel nostro paese la scelta di indirizzo in campo economico e sociale è quella di non volere rinunciare a perseguire il modello politico ed elettorale statunitense. In sostanza ripristinare per una fase transitoria il bipolarismo per poi arrivare al bipartitismo con il Partito Democratico ed il Partito Repubblicano quale risultato finale di un processo di scomposizione e ricomposizione degli attuali campi del centro destra e del centro sinistra.
Avendo sullo sfondo questo quadro di riferimento è del tutto evidente che una affermazione duratura della Schlein rappresenterebbe in Italia il volto di una nuova sinistra improntata anch’essa all’esperienza della sinistra statunitense. In buona sostanza una sinistra capace di battersi per i diritti civili, di opporsi al razzismo, di tutelare le fasce marginalizzate, di difendere i diritti costituzionali, ma inesorabilmente omologata al Partito Repubblicano sulle due, vere, grandi questioni che sostengono il modello americano: il suo attuale modello economico e l’inviolabilità dell’unipolarità da preservare attraverso i conflitti armati ed il costante sviluppo tecnologico sul versante degli armamenti soprattutto non convenzionali. E del resto la Schlein, proprio in questi primi giorni del suo mandato, oltre ad un po’ di sinistrismo parolaio, cosa ha detto di diverso da Enrico Letta o da Mario Draghi in merito alla guerra in corso, sui processi migratori, sulle politiche energetiche?
Domanda: Ma allora come si spiega l’uscita dal PD di figure autorevoli e delle molte altre che sembrano voler seguire lo stesso percorso?
Aldo D’Avach: Non ne so se ciò avverrà e quanti altri decideranno di annunciare la loro uscita ma è certo che se ciò dovesse accadere la vera ragione politica non è certo l’eccesso di sinistrismo palesato dalla Schlein. Ad oggi non è affatto credibile una tale motivazione. Le uscite avvenute e le eventuali che potranno seguire altro non sono che il rilancio di una operazione neocentrista costruita sulla ipotesi di un possibile indebolimento oltre che del PD delle destre attuali alle prossime elezioni politiche. In sostanza, considerando ormai ad esaurimento l’esperienza di Forza Italia, i democristiani dell’epoca moderna si preparano in questo modo al prossimo bottino elettorale.
Domanda: E per il PD della Schlein quali previsioni avanzate?
Aldo D’Avach: il PD non può venire fuori dalle sue difficoltà, dal persistente rifiuto a definire una sua precisa identità, con i continui cambi dei suoi segretari. Ancor meno, per com’è stato costruito e cioè un partito elettorale rimanendo fuori per lunghi periodi dai governi del paese. È un partito nato male, costruito su di una fusione non riuscita, sottratto ai voleri dei propri iscritti, in mano a chi conta nel paese ed ai passanti davanti ai gazebo. Un partito che ormai da qualche tempo ha una nuova base elettorale che fa di lui ormai un partito autenticamente e rispettabilmente liberal democratico. È anche e soprattutto per questa ragione che è tempo di smetterla con la teoria che in Italia ci sono più sinistre. No, in Italia oggi non c’è più alcuna sinistra e la ragione che ci muove è proprio questa. Dal canto suo lo stesso Movimento 5 Stelle si considera del tutto legittimamente un partito senza ideologia e senza modelli sociali di riferimento. Quindi una genuina espressione di un utile e combattivo civismo necessario in un quadro di alleanze in grado di ridisegnare un nuovo futuro centro sinistra competitivo e rinnovato.
Domanda: Oggi è il 1 maggio, che impegno vi sentite di prendere davanti ai lavoratori italiani?
Aldo D’Avach: ci batteremo fino alla fine, con tutte le forze di cui disponiamo, con gli ideali che ci hanno sempre accompagnati per restituire alle lavoratrici ed ai lavoratori italiani, alle giovani generazioni ciò che immeritatamente hanno perduto. Senza un partito che rappresenti il Lavoro non si potranno fronteggiare le sfide che stanno venendo avanti con la globalizzazione della finanza e delle guerre nel mondo. Faremo la nostra parte fino in fondo anche perché il dovere della coerenza ci è imposto dalla nostra grande storia italiana.