
(AGENPARL) – Roma, 11 gen 2021 – Dall’11 gennaio si può votare sulla piattaforma di Hiro Design l’arredo multifunzione per milioni di lavoratori da casa. L’arredo sarà in produzione a fine mese.
Hiro: il buon design selezionato dagli esperti e votato da tutti
Smart working e design: arriva a compimento il progetto per scegliere la postazione ideale per il lavoro da casa. La scorsa estate, la piattaforma di design democratico Hiro ha bandito una open call aperta a tutti i designer per progettare un arredo adatto al lavoro da casa. Tra le decine di progetti arrivati, tre sono stati selezionati da una giuria di esperti composta dai designer Paolo Cappello (art director di Hiro) e Francesca Lanzavecchia e dalla giornalista Loredana Mascheroni. Dall’11 gennaio sarà possibile votarli attraverso i canali digitali di Hiro: sarà il voto della community di appassionati di design a stabilire qual è la postazione perfetta per lo smart working, una realtà che dallo scorso inverno riguarda milioni di persone in tutto il mondo e che è destinata a durare ancora, fin quando l’emergenza sanitaria detterà tempi e ritmi del lavoro. L’arredo vincitore entrerà in produzione con il marchio di Hiro a fine gennaio.
I tre arredi selezionati dalla giuria di esperti e candidati al voto finale del pubblico, firmati da Silvia Fabris, Luca Ferrante e Maurizio Olivieri, sono tutti esempi di design funzionale, perfettamente integrabile in qualsiasi situazione domestica e accessibili per prezzo.
IL LINK PER VOTARE: https://projects.hiro.design/smart-working-design
“La pandemia ha portato praticamente tutti i settori produttivi e progettuali a confrontarsi con un modo diverso di lavorare e i designer sono stati tra i primi a recepire quanto certi settori della nostra società sarebbero cambiati, e hanno iniziato da subito a pensare a quello che potrebbe essere il mondo post-pandemia” spiega Paolo Cappello, art director di Hiro e giurato alla selezione della open call. “Il tema dello smart working è tra i più discussi perché è un’esigenza reale per milioni di persone e tra questi lavoratori che hanno ripensato il loro posto di lavoro ci sono anche i designer, quindi chi meglio di loro può offrire una soluzione lucida, pratica e logica per il lavoro da casa?”.
Due le esigenze colte più di altre nei progetti presentati e nei tre selezionati dagli esperti: trasformabilitá e integrazione. “La trasformabilità è intesa come attitudine dell’arredo a mutare in base alle esigenze personali degli utenti: partendo da pochi elementi base, le pareti possono dare origine a decine di soluzioni diverse e adatte a usi molto differenti. L’integrazione è invece la capacità di un arredo di adattarsi e integrarsi nelle funzioni ma anche nell’estetica ad un contesto come la casa che è profondamente diverso da un ufficio o una scuola”, aggiunge Paolo Cappello. “I tre progetti in gara sono esempi di buon design democratico: “Penso che il vero buon design sia prima di tutto democratico, e dunque accessibile. Per un designer si tratta della sfida più difficile: progettare oggetti che siano funzionali, esteticamente apprezzabili, riproducibilità e con un prezzo alla portata di tutti”.
Quello dii Hiro sullo smart working è un progetto che punta sulla qualità e sul voto popolare, dimostrando che le due cose non sono in contraddizione, perché al giudizio dei non addetti ai lavori si arriva dopo una selezione a cura di giurati ed esperti. Inoltre, la pagina web per la votazione spiega nel dettaglio elementi e caratteristiche utili per comprendere appieno il senso, l’estetica e la funzionalità di ciascun arredo in gara.
Spiega Manuele Perlati, founder e CEO di Hiro: “Hiro è una realtà giovane, nata per dare spazio a proposte che altrimenti faticherebbero a trovare spazio nei canali tradizionali e a ottenere l’attenzione delle grandi imprese. A Hiro crediamo nelle potenzialità del design, ma crediamo anche nel giudizio della nostra community, che è fondamentale nel decidere se dare corso a un progetto, produrlo e metterlo in vendita. Ogni anno migliaia di arredi e complementi presentati a fiere o fotografati per cataloghi restano prototipi o prodotti invenduti. Crediamo nel riscontro del nostro pubblico come strumento per combattere un eccesso di produzione che non fa bene al design. Per questo, per un tema assolutamente attuale e centrale come lo smart working, abbiamo pensato a una open call e al nostro pubblico come ‘giudice’, garantendo però il primo filtro di una giuria di esperti che deciderà quali progetti, tra tutti quelli pervenuti, saranno sottoposti al voto”.
La open call e i progetti in gara: perché serve a tutti il (buon) design
Lavoriamo da casa o abitiamo in ufficio? La domanda sembra ridondante eppure è fondamentale per capire come sono cambiati i nostri spazi domestici e il nostro rapporto con loro ma soprattutto per pensare ai diversi modi in cui potrebbero cambiare ancora per adattarsi a quello che chiamiamo smart working. Che spesso, purtroppo, non è affatto smart.
Quando il nostro ambiente domestico assume anche una funzione diversa da quella per cui è stato progettato – in questo caso si trasforma in un luogo di lavoro – dobbiamo infatti prestare attenzione alle scelte che adottiamo. L’arredo per ufficio post-pandemia non può infatti essere solo una questione di ergonomia ed efficienza (sebbene sicuramente aiutino e per questo sono stati sempre il centro dell’office design): dovrebbe, al contrario, proprio per la peculiare condizione di dualità in cui nasce, essere valutato soprattutto per la sua capacità di permetterci un equilibrio salutare tra vita e lavoro.
Uno dei temi chiave – per chi non ha il lusso di una stanza di lavoro dedicata alla propria casa – è quindi la flessibilità: la capacità di un mobile di essere versatile, di permetterci di passare dal lavoro al relax, da una videocall a una chiacchierata con un parente o un amico. Che è un po’ come chiudere una porta invisibile tra la vita professionale e quella personale, senza che di porta reale si tratti.
È qui che entra in gioco il design. Perché un buon design arricchisce i mobili con una personalità, un tratto che crea un legame tra noi e gli oggetti e li trasforma in partner capaci di anticipare le nostre esigenze oltre che di soddisfarle quando le anticipiamo.
Cartesio, bello logicamente – Maurizio Olivieri
La logica prima di tutto. Perché è solo ragionando che possiamo trovare un posto per ogni cosa e ritrovarla al suo posto, specialmente in giorni come questi in cui lavoro e privato si sovrappongono continuamente. Cartesio è per chi predilige l’estetica che nasce dalla geometria. Nella postazione di Maurizio Olivieri tutto ciò che si mostra (o nasconde) ai nostri occhi ha una funzione precisa: gli agganci invisibili e i tubi per far viaggiare i cavi, la tasca porta-tutto in tessuto e il reggi tablet. E per chi pensa che la ragione abbia un’anima spigolosa, ecco uno specchio che, come nei vanity di una volta, serve a darsi un’ultima controllata prima della videocall. Bello, logicamente.
Circo, il gusto di ripetersi – Luca Ferrante
Certe giornate somigliano a un dejà vu, con la routine che rende tutto già visto, già sentito, già masticato. Ma c’è anche un loop piacevole come una scarica di adrenalina: quello che viviamo quando scendiamo in pista e corriamo il più veloce possibile lasciandoci dietro il lavoro fatto via via. Circo, la postazione di Luca Ferrante, è pensata per spezzare la routine portandoci dentro a un circuito dove incombenze e videoriunioni sono un carico da lasciarci progressivamente alle spalle. Il pezzo è basato sul contrasto tra un anello tubolare che fa da montante e i componenti (mensole, contenitori, scrittoio) dalle forme squadrate o morbide che accoglie.
Shibumi, la libertà di cambiare – Silvia Fabris
Non c’è gioia senza libertà di cambiare. Riconfigurare i propri spazi, trovare il set up giusto ogni volta che ne avvertiamo il bisogno: non è un capriccio, è il segno di un’attitudine al cambiamento che va incoraggiata. Shibumi è la parola giapponese che indica l’equilibrio delicato che si realizza quando qualcosa è bella nella sua essenzialità. Come la postazione di Silvia Fabris, che asseconda le diverse esigenze di attrezzare una parete ora come un tavolino, ora come una piccola consolle o come uno scrittoio. E in quest’ultimo caso, una ribalta in legno come nei vecchi banchi di scuola aggiunge un tocco di sana nostalgia che rende più romantica la casa.
HIRO, IL DESIGN DEMOCRATICO
Hiro è un’azienda italiana con sede in provincia di Verona, che produce e commercializza oggetti di design. Nasce nel 2018 e si sviluppa come costola di una storica azienda produttrice di arredi per negozi.
La vision di Hiro è condividere il processo creativo e produttivo con una community di appassionati ed esperti, al fine di realizzare prodotti con caratteristiche definite assieme al consumatore finale.
L’obiettivo di Hiro è produrre oggetti di cui il consumatore finale abbia davvero necessità e costruiti con le caratteristiche espresse da una parte consistente di amanti del design. “Crediamo nella forza dell’opinione dell’appassionato di design che rappresenta il fruitore dei nostri oggetti. Vogliamo mettere a disposizione degli appassionati di design oggetti che, altrimenti, non sarebbero prodotti. Vogliamo distribuire uno stile non mediato dai soliti grandi brand”, spiega il fonder e CEO Manuele Perlati. Per fare questo, Hiro seleziona designer affermati o emergenti, propone periodicamente la produzione di nuovi oggetti a una community di appassionati, chiede alla community di definire le caratteristiche degli oggetti e produce solo con il parere positivo della community, in serie limitata e completamente in Italia.