(AGENPARL) - Roma, 11 Dicembre 2025Il Rapporto Territori dell’ASviS fotografa il divario tra Regioni, Province Autonome e Città Metropolitane e propone azioni concrete per rafforzare la capacità amministrativa, valorizzare le aree interne e rilanciare la transizione sostenibile
Peggiorano povertà, acqua, disuguaglianze, ecosistemi e istituzioni. Rallenta la transizione ecologica
Tra il 2010 e il 2024 le disuguaglianze tra le Regioni italiane in termini di sviluppo sostenibile aumentano o non si riducono, a fronte di una tendenza generale insoddisfacente, che vede oggi il nostro Paese in una posizione simile, se non peggiore, a quella del 2010 per 10 obiettivi sui 17 dell’Agenda 2030. Dei 14 Goal di sviluppo sostenibile analizzabili a livello territoriale, solo per l’economia circolare (G12) si evidenziano miglioramenti diffusi (18 Regioni e Province Autonome su 21), mentre in quasi tutti i territori si ha un peggioramento per povertà (G1), risorse idriche (G6), disuguaglianze (G10), qualità degli ecosistemi terrestri (G15) e giustizia e istituzioni (G16). Scendendo a livello di obiettivi quantitativi specifici, in 11 Regioni/Province Autonome gli obiettivi raggiungibili entro il 2030 sono meno di un terzo e dieci Regioni si stanno allontanando da più del 30% degli obiettivi. Guardando alle Città metropolitane, la situazione migliore si registra a Torino, Milano, Bologna e Firenze (città che sembrano in grado di raggiungere almeno il 43% degli obiettivi), mentre molte altre registrano andamenti negativi o progressi insufficienti per almeno il 50% degli obiettivi, con Venezia, Napoli e ReggioCalabria che mostrano andamenti negativi o insufficienti per oltre il 70% (dieci obiettivisu quattordici).
È quanto emerge dal sesto Rapporto “I Territori e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Obiettivi globali, soluzioni locali” dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), presentato oggi, 11 dicembre, presso la sede del Cnel: la pubblicazione fotografa la situazione delle Regioni, delle Province Autonome, delle Province e delle Città metropolitane rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, analizza le politiche per la coesione territoriale, le aree interne, la montagna e le periferie, si sofferma sui rischi naturali ed entropici del nostro Paese e propone numerose pratiche virtuose a livello territoriale.
Il quadro delineato è estremamente preoccupante: si confermano le storiche distanze tra Nord e Sud, ma emergono nuove disuguaglianze anche all’interno delle singole aree, con interessanti segnali di dinamicità in alcune regioni meridionali e arretramenti in zone settentrionali. Tra le realtà più avanzate figurano la Provincia Autonoma di Trento, la Valle d’Aosta, la Liguria e l’Umbria, per le quali appare realistico il conseguimento di circa il 43% degli obiettivi considerati.
“Il Rapporto Territori lancia un segnale inequivocabile: le politiche attuate negli anni passati e il PNRR non sono stati in grado di accelerare lo sviluppo sostenibile in gran parte del Paese e di ridurre le distanze tra i diversi territori – afferma Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS–. È necessario mettere al centro delle politiche nazionali e locali il tema del governo del territorio finalizzato a rendere coerenti le azioni per la rigenerazione urbana, la decarbonizzazione dei trasporti, il miglioramento della qualità dell’aria, l’adattamento climatico e la prevenzione del dissesto idrogeologico e la riduzione dei rischi naturali e antropici, compresi quelli legati agli impianti industriali a rischio di incidente. Le proposte dell’ASviS per orientare le politiche territoriali e urbane verso lo sviluppo sostenibile, frutto del lavoro di centinaia di esperti, possono rappresentare la base per azioni decise a valere sui fondi europei e nazionali, per dare al Paese la spinta allo sviluppo necessaria dopo la fine del PNRR”.
Il Rapporto, realizzato grazie al supporto incondizionato di AXA Italia e Federcasse, illustra lo stato e la dinamica dei territori italiani negli ultimi 14 anni, attraverso circa 100 indicatori elementari e indici compositi, mettendo in luce progressi, criticità e persistenti divari territoriali. In primo luogo, si conferma la presenza delle disuguaglianze Nord-Sud: povertà (G1), acqua (G6), qualità degli ecosistemi terrestri (G15) e giustizia e istituzioni (G16) mostrano un peggioramento in gran parte del Paese; mentre il Nord-Ovest e il Nord-Est registrano miglioramenti significativi nell’istruzione (G4), a fronte di una sostanziale stabilità nelle altre aree (vedi Tabella 2.1). Allo stesso tempo, per alcuni Goal un numero significativo di Regioni del Mezzogiorno mostra livelli vicini o superiori alla media nazionale – energia (G7), economia circolare (G12), vita sulla terra (G15) e giustizia e istituzioni (G16), segnalando la presenza di esperienze positive anche nelle aree considerate più fragili.
A pochi mesi dalla conclusione del PNRR, l’ASviS evidenzia ritardi significativi, ma anche la politica di coesione 2021-2027 procede lentamente. Blocchi e ritardi si registrano anche nelle politiche di adattamento climatico e nella prevenzione del dissesto idrogeologico, con interventi che procedono in modo non uniforme e spesso senza un adeguato coordinamento tra i diversi livelli istituzionali, in particolare tra ministeri e i livelli di governo territoriali.
La Presidente dell’ASviS, Marcella Mallen, ha sottolineato come i dati rivelino “un’Italia attraversata da profonde disuguaglianze territoriali e vulnerabilità ambientali che colpiscono in modo più grave le comunità più fragili. Nonostante la ricchezza di esperienze locali innovative, il ritmo attuale non è sufficiente, è indispensabile accelerare per costruire territori più sostenibili, più giusti e più resilienti”. Il Presidente del Cnel, Renato Brunetta, ha aggiunto: “I divari territoriali restano una delle principali sfide del nostro Paese. Il Rapporto Territori offre analisi e strumenti preziosi per rafforzare la capacità amministrativa e rendere più efficace l’azione pubblica a ogni livello”. Nelle sue conclusioni, il Presidente dell’ASviS Pierluigi Stefanini ha ricordato che “Il 2030 si avvicina, è il momento di impegnarsi e agire. Il Rapporto offre uno strumento essenziale per orientare le politiche pubbliche e accelerare il percorso verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile e l’Alleanza è pronta a collaborare con le istituzioni, centrali e locali, i corpi intermedi, la società civile e il terzo settore affinché nessun territorio resti indietro”.
L’evento di presentazione del Rapporto Territori si è aperto con l’intervento del presidente del CNEL, Renato Brunetta e della presidente dell’ASviS, Marcella Mallen a cui è seguita la presentazione dei contenuti del Rapporto curato da Manlio Calzaroni (responsabile dell’Area ricerca ASviS), Simone Ombuen (coordinatore del Gruppo di lavoro sul Goal 11) e Silvia Brini (ISPRA).
Nella sessione “Il futuro della sostenibilità sui territori a cinque anni dal 2030” si sono susseguiti contributi istituzionali e testimonianze dal mondo associativo e imprenditoriale: Letizia d’Abbondanza (AXA Italia) ha annunciato due progetti, in programma nel 2026 con l’ASviS, un roadshow territoriale e un portale delle buone pratiche; Anna Bombonato (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica), Marco Bussone (UNCEM), Barbara Casagrande (Ministero del Turismo), Valerio Lucciarini De Vincenzi (ALI – Rete dei Comuni Sostenibili) hanno posto l’accento sul ruolo delle istituzioni nazionali e locali nel costruire una governance multilivello efficace. Sono poi intervenuti Marco Marsilio (Presidente della Regione Abruzzo), Katia Tarasconi (Sindaca di Piacenza) e Juan Lopez (Federcasse) ed è stato letto il messaggio di Luigi Sbarra (Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio). La sessione conclusiva – con l’intervento di Samir de Chadarevian, responsabile del gruppo ASviS dedicato – ha messo in luce alcune tra le migliori buone pratiche territoriali ispirate all’Agenda 2030 raccontate direttamente dai protagonisti: Marco Bardelle (Slow Fiber), Franco Bassi (associazione Sponziamoci) e Andrea Zanzini (impresa sociale Vorrei). Le conclusioni sono state affidate al Presidente dell’ASviS Pierluigi Stefanini.
Obiettivi Quantitativi: chi è avanti e chi resta indietro. Il Rapporto Territori valuta la capacità delle Regioni di raggiungere 29 dei 38 obiettivi quantitativi previsti da strategie, piani e programmi adottati a livello europeo e nazionale (maggiori info si trovano nel Rapporto ASviS 2025 presentato lo scorso 22 ottobre). Tra le realtà più avanzate figurano la Provincia Autonoma di Trento, la Valle d’Aosta, la Liguria e l’Umbria, per le quali appare realistico il conseguimento di 12-13 obiettivi su 29, pari a circa il 43% del totale. All’opposto, in 11 Regioni e Province autonome su 21 la quota di obiettivi potenzialmente raggiungibili scende sotto il 30%, delineando condizioni decisamente più critiche. Considerando invece gli obiettivi dai quali i territori si stanno progressivamente allontanando, dieci Regioni mostrano arretramenti su circa il 30% dei target analizzati. Le performance migliori si riscontrano in Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana e Puglia, che registrano un allontanamento limitato al 17% degli obiettivi (vedi tabella 2.4).
Le città Metropolitane. Un quadro altrettanto disomogeneo emerge nelle Città metropolitane. Le situazioni più favorevoli si osservano a Torino, Milano, Bologna e Firenze, in grado di conseguire il 43% degli obiettivi analizzati. Lo scenario peggiora quando si considerano i target che non verranno né raggiunti né avvicinati: con l’eccezione di Milano e Firenze, che restano comunque al 43%, tutte le altre Città metropolitane mostrano andamenti negativi o progressi insufficienti per almeno la metà degli obiettivi. Particolarmente critiche le condizioni di Venezia, Napoli e Reggio Calabria, dove la quota di obiettivi non raggiungibili supera il 70% (vedi tabella 2.5).
Le proposte dell’ASviS per rilanciare i territori. L’ASviS, costituita da oltre 320 organizzazioni, propone in primo luogo di rafforzare le capacità amministrative e progettuali, semplificare i sistemi di finanziamento, adottare indicatori di risultato chiari e favorire la collaborazione tra Stato ed enti locali. L’Alleanza richiama inoltre la necessità di rafforzare i sistemi di monitoraggio e valutazione delle politiche territoriali, adottando indicatori chiari e misurabili per verificarne l’efficacia. Particolare attenzione va riservata alle aree montane e interne, con incentivi per il lavoro, la residenzialità e il recupero del patrimonio edilizio, sostenendo il “neo-popolamento” di giovani e nuove famiglie.
Per le città, ASviS sottolinea la centralità di una rigenerazione delle periferie basata su pianificazione metropolitana, reti ecologiche e governance multilivello, sostenuta da una legge quadro nazionale sul governo del territorio, dal rilancio del Comitato Interministeriale per le Politiche Urbane (CIPU) per la diffusione delle Agende urbane di sviluppo sostenibile. Va predisposto quanto prima il Piano per l’attuazione della Nature Restoration Law (NRL) europea, la quale impone di preservare e incrementare gli spazi verdi urbani, favorendo la biodiversità e i servizi ecosistemici. Infine, l’ASviS sollecita nuove politiche abitative per contrastare la “gentrificazione” e garantire equità sociale, con fondi stabili per affitti, incremento dell’edilizia residenziale pubblica, sostegno agli studenti e alle studentesse e strumenti per rendere gli immobili abbandonati risorsa per la comunità.
Le buone pratiche nel Rapporto ASviS sui territori. All’interno del Rapporto è presente una selezione di 30 buone pratiche ispirate all’Agenda 2030, scelte tra le oltre 220 candidature (con un incremento dell’80% rispetto al 2024) valutate positivamente dalla Commissione di valutazione ASviS, alle quali è stato consegnato l’attestato “Buona pratica territoriale per un’Italia più sostenibile – 2025”. Questa crescita dimostra come la transizione sostenibile possa partire dai territori e tradursi in risultati concreti. Le iniziative – che offrono un repertorio di soluzioni replicabili – spaziano dalla rigenerazione dei borghi e dei centri storici al recupero dei terreni agricoli abbandonati, da modelli di economia circolare territorializzata alla gestione partecipata dei beni comuni, fino a progetti di mobilità sostenibile e servizi di prossimità nelle aree interne. Le iniziative sono state realizzate da Fondazioni, Comuni, enti del terzo settore e aziende, molto spesso lavorando in partnership e in rete. Samir de Chadarevian, responsabile del progetto Buone Pratiche ASviS, ha presentato nel corso dell’evento tre buone pratiche volutamente rappresentative di tre realtà diverse nate sul territorio: un evento culturale che coinvolge un intero paese in Campania ed è diventato un grande modello di aggregazione; un’iniziativa in Piemonte, con più di trenta aziende unitesi per dare vita ad un business model competitivo e sostenibile in contrasto a quello della fast fashion; l’ultimo, infine, in Emilia Romagna, uno spazio nuovo di co-living, co-working e incubatore di impresa.











Per approfondire, a questa pagina sono disponibili: Il Rapporto Territori 2025; le schede sulle 21 Regioni e Province autonome; i grafici e le mappe interattive.
Tabelle menzionate

Legenda dei Goal presi in considerazione nel Rapporto e nella tabella:
Goal 1 (povertà), Goal 2 (agricoltura e alimentazione), Goal 3 (salute), Goal 4 (istruzione), Goal 5 (parità di genere), Goal 6 (acqua pulita e servizi igienico sanitari), Goal 7 (energia), Goal 8 (lavoro e crescita economica), Goal 9 (Imprese, innovazione e infrastrutture), Goal 10 (disuguaglianze), Goal 11 (città e comunità), Goal 12 (economia circolare), Goal 15 (qualità degli ecosistemi terrestri), Goal 16 (Giustizia e Istituzioni).

