(AGENPARL) - Roma, 4 Dicembre 2025(AGENPARL) – Thu 04 December 2025 Oltre il Baby Blues o Maternity Blues
Depressione post partum: perché è importante comprenderla e affrontarla.
Intervista ad Adelia Lucattini, Psicoanalista, Psichiatra, Ordinario della Società Psicoanalitica Italiana
Di Marialuisa Roscino
Lucattini:“In caso di depressione post – partum, l’intervento terapeutico, attraverso un’analisi accurata, permette di consolidare la capacità materna di contenere l’angoscia, favorendo l’emergere di una funzione genitoriale più solida e rendendo la relazione con il neonato più armoniosa e meno conflittuale. La maternità, in tal modo, smette di essere vissuta come un dovere o come una prova da superare e può tornare a essere un’esperienza trasformativa, nella quale, la madre scopre le proprie risorse e costruisce, con il bambino, un legame autentico e vitale”.
Dott.ssa Lucattini, cosa succede esattamente nei primi giorni dopo il parto, a livello emotivo? Può spiegare quali cambiamenti psicologici, in particolare, una donna può attraversare nei primi giorni, dopo la nascita del bambino?
Nei primi giorni dopo il parto è indispensabile distinguere ciò che definiamo baby blues dalla vera e propria depressione post partum. Il baby blues è una condizione transitoria caratterizzata da tristezza, instabilità emotiva, insonnia, ansia e stanchezza, che tende a risolversi spontaneamente nel giro di due/tre settimane dopo la nascita del bambino. È una reazione fisiologica ai cambiamenti ormonali e al mutamento identitario che la maternità comporta. La nascita impone alla madre di creare uno spazio mentale per il bambino e di ridefinire contemporaneamente la propria identità personale e femminile. Questo processo può generare incertezza e un senso di “perdita del sé precedente”, ma non compromette la capacità di prendersi cura del neonato. Quando i sintomi diventano più intensi, duraturi e strutturati, possiamo trovarci di fronte a una depressione post partum vera e propria, che coinvolge circa il 10–15% delle donne (Womens Health, 2019).
Quali sono i principali campanelli d’allarme da non sottovalutare?
I segnali da osservare riguardano soprattutto il funzionamento mentale: un profondo abbattimento, la sensazione di non riuscire a pensare come prima, difficoltà a concentrarsi, un senso interno di vuoto o distacco. Talvolta il dolore psichico è così intenso da essere dissociato, tanto che alcune mamme avvertono un improvviso allontanamento emotivo dal loro bambino, esperienza che vivono con grande spavento. Anche i bisogni fondamentali, come alimentarsi, possono essere compromessi: alcune donne perdono peso rapidamente, mentre altre aumentano perché il cibo assume una funzione consolatoria. Il sonno può essere disturbato, sia sotto forma di insonnia, sia come eccessiva sonnolenza. Spesso emergono sentimenti di autosvalutazione, di inadeguatezza o sensi di colpa legati a un’idealizzazione precedente della maternità. Nelle forme più gravi, possono comparire pensieri suicidari o, più raramente, pensieri di fare del male al bambino. Le donne tendono a non confidarsi, perciò è importante che chi le circonda sappia riconoscere i segnali (Journal of Health Care for the Poor and Underserved, 2012). Il primo passo è evitare la vergogna. Nessuna donna deve sentirsi in colpa se prova tristezza o smarrimento.
Quanto tempo può durare una depressione post-partum (DPP)?
Uno studio recente del Eunice Kennedy Shriver National Institute of Child Health and Human Development (NICHD), condotto su 5.000 donne, ha mostrato che i sintomi depressivi possono persistere fino a tre anni dopo il parto. Circa un quarto delle donne valutate ha presentato livelli significativi di depressione in uno dei tre anni successivi alla nascita, mentre nelle altre i sintomi sono rimasti costantemente lievi. La presenza di disturbi dell’umore preesistenti o il diabete gestazionale aumenta il rischio. Per questo motivo, molte linee guida raccomandano di prolungare lo screening per almeno due anni dopo il parto, non limitandolo ai primi mesi (Diagnostic Basel, 2024).
Dott.ssa Lucattini, sono diversi i fattori che possono concorrere allo stato di malessere di una donna dopo il parto, tra i più comuni, il sentimento di tristezza inspiegabile, che va oltre il semplice adattamento ormonale post-parto, ma quali sono in particolare, i sintomi più evidenti e perché dunque, è importante una diagnosi precoce?
La depressione post partum si presenta con un umore persistentemente depresso, perdita di interesse, intensa ansia che talvolta sfocia in attacchi di panico, dolori fisici come cefalea e tensioni muscolari, insieme a una grande stanchezza. L’interesse verso il bambino può essere eccessivo fino alla preoccupazione ossessiva (ipercuria), oppure ridotto fino al distacco (discuria). Molte donne percepiscono di non essere in grado di accudire il neonato e vivono questa sensazione come una grave mancanza personale. Altre provano paura di “danneggiarlo” perché piccolo e quindi percepito come iperfragile, sentimenti che creano ulteriore imbarazzo e generano pericolosi silenzi. Sono sintomi che possono comparire in modo insidioso nei primi tre mesi o manifestarsi all’improvviso (Cureus, 2022).
In un recente studio italiano sul BMJ Open (2023) è stato documentato come questi medici, attraverso uno screening sistematico durante le visite pediatriche, abbiano potuto individuare precocemente sintomi depressivi in un numero significativo di neomamme, favorendo così un invio tempestivo a specialisti e aumentando le possibilità di intervenire nei tempi utili.
Motivi personali, familiari o situazionali possono aumentare il rischio di sviluppare una depressione post partum?
Le ricerche mostrano che la depressione post partum è più probabile quando sono presenti precedenti episodi depressivi, disturbi bipolari, familiarità per disturbi dell’umore o precedenti di depressione post partum. Anche eventi stressanti come conflitti di coppia, malattie, difficoltà economiche, perdita del lavoro, possono rappresentare elementi di rischio. L’ambivalenza verso la gravidanza, una gestazione non pianificata o interferenze con le esigenze lavorative possono a loro volta incidere. Anche l’allattamento può essere un elemento delicato come una difficoltà nella produzione di latte, o la frustrazione legata alla fatica dell’allattare, può alimentare vissuti di inadeguatezza. Quando una madre definisce il proprio bambino “cattivo” perché non mangia o non dorme, sta spesso proiettando su di lui la sua angoscia di essere una madre non adeguata. Sono funzionamenti inconsci frequenti in questo periodo, ed è importante conoscerli per non esserne sopraffatti (Annual Review of Medicine, 2019), come conferma un ulteriore ricerca scientifica sul maternity blues (Journal of Obstetric, Gynecologic, &Neonatal Nursery, 2020).
Quali sono attualmente gli interventi terapeutici attualmente considerati più efficaci per uscire dalla depressione post partum?
Una volta ricevuta una diagnosi corretta da parte di uno specialista, il trattamento dipende dalla gravità dei sintomi, ma generalmente comprende un’integrazione di psicoterapia, spesso psicoanalisi individuale o madre-bambino, e terapie farmacologiche mirate quando necessario. Per molte donne, è fondamentale anche il sostegno sociale, poter parlare con familiari e amici, chiedere aiuto pratico nella gestione del bambino, ritagliare momenti per sé, riposare il più possibile e ripristinare gradualmente un ritmo di vita più equilibrato. Attività fisica regolare e un’alimentazione sana hanno un ruolo importante nel recupero. Gli studi più recenti mostrano che un intervento precoce e personalizzato è il fattore chiave per una buona prognosi (Archives of Women Mental Heath, 2024).
Quali forme di aiuto e sostegno si possono mettere in campo per le neomamme che vivono momenti difficili?
La nascita di un figlio è un evento meraviglioso e impegnativo. È naturale sentirsi sopraffatte, confuse o persino spaventate nei primi giorni. Durante la gravidanza il bambino è percepito come parte di sé, dopo il parto emerge invece come un altro essere umano, profondamente dipendente e bisognoso. Questo passaggio richiede tempo per essere integrato. Le abitudini personali, quelle di coppia e quelle familiari cambiano profondamente, soprattutto con il primo figlio, e molte donne temono di non essere all’altezza. È importante sapere che molte madri attraversano fragilità simili e che con sostegno adeguato è possibile superarle. Promuovere un sostegno precoce e una relazione empatica con il neonato può favorire un attaccamento sicuro (BMC Pregnancy and Childbirth, 2025). Fondamentale è anche l’aiuto, la collaborazione e il sostegno del proprio partner (marito o compagno), in particolare modo, se il bambino – neonato di notte non dorme molto.
In che modo, la psicoanalisi madre-bambino può aiutare ad attraversare questo periodo di grande cambiamento?
La psicoanalisi madre-bambino aiuta la donna a ritrovare un assetto mentale più stabile e ricettivo, a comprendere le proprie reazioni affettive e a riconnettersi ai bisogni emotivi del bambino senza esserne travolta. Nel corso dell’approccio terapeutico, si crea uno spazio terzo, uno spazio potenziale in cui i vissuti della madre e quelli del bambino possono essere pensati, ordinati e restituiti in una forma più tollerabile. Questo processo rafforza la capacità materna di contenere l’angoscia, favorisce l’emergere di una funzione genitoriale più solida e rende la relazione con il neonato più armoniosa e meno conflittuale. La maternità, in tal modo, smette di essere vissuta come un dovere o come una prova da superare e può tornare a essere un’esperienza trasformativa, nella quale la madre scopre le proprie risorse e costruisce, con il bambino, un legame autentico e vitale.
Quali consigli si sente di dare alle neomamme?
-Parlane sempre con il partner e con persone fidate. Condividere le proprie emozioni aiuta a sentirsi meglio;
-Accettare un aiuto pratico, senza sentirsi imporsi di dover fare tutto da sole, a tutti i costi.
-Ricavarsi uno spazio per se stesse, ascoltare la musica, fare una passeggiata, risposare anche di giorno per qualche ora, riprendere un’attività fisica per rimettersi in forma, incontrare qualche amica e fare amicizia con altre mamme al parco;
-Cercare e accettare l’aiuto dei nonni quando è possibile, creando con loro una comunicazione aperta sul bambino e su se stesse.
-In caso di depressione non avere timore di chiedere un aiuto psicoanalitico anche solo per un parere.
