(AGENPARL) - Roma, 20 Novembre 2025Il presidente dell’SNSD, Milorad Dodik, ha dichiarato che l’Accordo di Pace di Dayton è stato “distrutto” nel corso degli anni, poiché alcune parti e rappresentanti internazionali hanno scelto di applicarne solo ciò che era di loro interesse, ignorando il resto. Secondo Dodik, l’impianto originale degli accordi non esiste più a causa di decisioni unilaterali e interventi dell’Alto Rappresentante non previsti dal testo firmato nel 1995.
Intervenendo nel documentario della RTS “La lettera e lo spirito di Dayton – 30 anni dell’Accordo di Dayton”, Dodik ha ricordato che qualsiasi modifica all’accordo richiedeva il consenso congiunto delle parti firmatarie, ovvero Repubblica Srpska e Federazione di Bosnia ed Erzegovina. Tuttavia, l’introduzione e l’espansione dei cosiddetti poteri di Bonn dell’Alto Rappresentante hanno permesso – a suo dire – di oltrepassare questo principio.
Dodik ha sottolineato che la parte bosniaca non ha mai nascosto la propria insoddisfazione verso Dayton, in particolare verso il riconoscimento della Republika Srpska come entità e soggetto di natura internazionale. Ha ricordato inoltre che la Commissione di Venezia, nel 2005, ha stabilito che anche gli allegati dell’accordo hanno carattere internazionale, includendo quindi la Republika Srpska tra i soggetti di diritto internazionale.
Il leader dell’SNSD ha elencato una serie di competenze sottratte alla Repubblica Srpska nel periodo post-Dayton: l’abolizione dell’esercito della Republika Srpska, la centralizzazione della politica fiscale, l’istituzione delle Forze armate della Bosnia-Erzegovina, della Polizia di frontiera e di altre agenzie statali non previste dagli accordi originali. Tutto ciò, insieme all’imposizione di leggi da parte dei vari alti rappresentanti, avrebbe portato – secondo Dodik – alla distruzione dell’assetto originario di Dayton e a un progressivo tentativo di unificazione della Bosnia ed Erzegovina.
Dodik ha inoltre criticato la procedura di nomina degli Alti Rappresentanti, sostenendo che il principio stabilito dall’Allegato 10 – che prevede la conferma da parte del Consiglio di Sicurezza – sia stato rispettato solo per il primo Alto Rappresentante, Carl Bildt. In seguito, i firmatari dell’accordo sarebbero stati esclusi dal processo decisionale, lasciando spazio a nomine “non legittimate”.
Tra gli esempi citati, Dodik ha ricordato che già nel 1997 l’Alto Rappresentante Carlos Westendorp ammise che alcune misure non erano coerenti con lo spirito di Dayton, ma l’Occidente decise di procedere comunque. Oggi, afferma Dodik, la situazione continua con l’imposizione di leggi da parte di Christian Schmidt, in particolare quelle relative al trasferimento della proprietà allo stato centrale.
Parlando della Corte Costituzionale della Bosnia ed Erzegovina, Dodik ha definito “inaccettabile” la presenza dei giudici stranieri e ha criticato la struttura che permette ai tre membri bosniaci e ai due giudici internazionali di mettere in minoranza i rappresentanti serbi e croati. Tale modello, ha affermato, è stato imposto nonostante non fosse previsto dagli Accordi di Dayton.
Dodik ha concluso affermando che per trent’anni è stata messa in atto una strategia volta a smantellare Dayton e attribuire la colpa di tale distruzione ai serbi e ai croati, mentre gli interventi degli alti rappresentanti avrebbero progressivamente alterato la struttura istituzionale del Paese.
