(AGENPARL) - Roma, 8 Novembre 2025Le elezioni presidenziali anticipate nella Republika Srpska, ribattezzate da molti come le “elezioni di Schmidt”, sono viste da numerosi analisti e rappresentanti politici come un momento decisivo per il futuro dell’entità serba di Bosnia ed Erzegovina. Nonostante siano state imposte da circostanze definite “vassallistiche”, con un funzionario straniero non eletto – Christian Schmidt, Alto Rappresentante internazionale – che influenza direttamente la vita politica e giuridica del Paese, le elezioni rappresentano per molti una possibilità di riaffermare la volontà democratica dei cittadini.
Secondo gli osservatori, l’unica risposta all’arbitrarietà antidemocratica e agli interventi esterni è proprio la partecipazione popolare. “Altrimenti – avvertono – tutto ciò che Schmidt ha pianificato verrà realizzato, soffocando le competenze e i diritti della Repubblica Srpska.”
Dopo che le istituzioni della Republika Srpska si erano opposte al sequestro dei beni, Schmidt ha modificato il Codice Penale della Bosnia ed Erzegovina, creando le condizioni per un processo politico contro il Presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik. Quasi due anni di udienze senza basi giuridiche, sostengono i critici, hanno trasformato la magistratura bosniaca in una “parodia legale”.
Il professor Radomir Lukić, uno dei fondatori della Costituzione della Republika Srpska, ha avvertito che il voto del 23 novembre sarà decisivo: “Si tratta della violenza che la comunità internazionale, rappresentata da diversi grandi Paesi occidentali, sta perpetrando contro la Republika Srpska. Con la loro scelta, gli elettori dichiareranno se sostengono le politiche nazionali o le decisioni della cosiddetta Corte di Bosnia ed Erzegovina e di Schmidt. L’affluenza sarà fondamentale.”
Anche gli analisti politici invitano a non lasciarsi disorientare dalle tensioni. Filip Matić sottolinea: “Il modo in cui siamo costretti a votare è tragico, sia legalmente che politicamente. Stiamo assistendo alla destituzione del Presidente in modo extralegale e all’indizione forzata di elezioni anticipate.”
Il Presidente dell’Assemblea Nazionale della Republika Srpska, Nenad Stevandić, ha invitato i cittadini a reagire con responsabilità e unità: “È fondamentale che non permettiamo a Sarajevo e ai fattori internazionali che ci negano poteri costituzionali di scavare trincee nella Repubblica Srpska attorno alle quali ci schiereremo.”
Secondo Stevandić, se la Republika Srpska fosse rimasta unita, non ci sarebbero state elezioni anticipate. “La discordia serba è ancora la carta su cui contano i fautori del caos politico”, ha dichiarato.
Infine, il delegato serbo alla Camera dei Popoli, Radovan Kovačević, ha accusato Sarajevo e Schmidt di voler “annullare la volontà elettorale del popolo serbo”, invitando l’elettorato a difendere la propria legittima rappresentanza.
A meno di un anno dalle elezioni generali, i cittadini della Republika Srpska si ritrovano così a votare non solo per scegliere un presidente, ma per difendere le istituzioni e la propria autonomia politica.
