
(AGENPARL) – Sat 13 September 2025 CERIMONIA INAUGURALE 88^ FIERA DEL LEVANTE
IL DISCORSO DEL SINDACO DI BARI VITO LECCESE
Autorità civili e militari,
signore e signori,
benvenuti alla 88^ edizione della Fiera del Levante.
Benvenuto a Bari, Ministro Musumeci,
benvenuto nella città che ha messo il mare al centro della sua idea di futuro.
Un saluto alla presidente Simonetta Lorusso e al presidente Gaetano Frulli, che ringrazio per aver aperto nuovamente le porte di questo luogo tanto caro a noi baresi per dare avvio a questa straordinaria esperienza che da 88 anni segna il tempo della vita politica, economica e sociale di Bari, della Puglia e del Paese.
Perché la Fiera del Levante non è semplicemente un luogo né un’esposizione: è un rito collettivo che scandisce il tempo della nostra comunità, ne racconta la storia e ne interpreta le ambizioni.
Per Bari e per la Puglia la Fiera del Levante è il tempo del passato, ma anche del futuro.
Un futuro che racconta la determinazione e la capacità di un popolo del Sud che non si arrende alle difficoltà. Quel popolo che Tommaso Fiore, nei suoi colloqui con il piemontese Pietro Gobetti, descrisse come un popolo di formiche che avrebbe spaventato un popolo di giganti.
Certo non è stato facile, né sono mancati i problemi, ma questo luogo incarna la storia che Bari e la Puglia hanno vissuto in questi anni. Una storia di rinascita, di orgoglio e di lavoro.
Come quella della Fiera del Levante, che i detrattori hanno dato per vinta tante volte, senza che ciò mai accadesse.
C’è ancora tanto lavoro da fare, ne siamo consapevoli ma oggi eccoci qui, eccola qui, la nostra Fiera del Levante, capace di attirare ancora una volta l’attenzione sul Mezzogiorno d’Italia.
Accanto a me, su questo palco, ho l’onore di avere uno dei principali artefici di questa storia, con il quale sono orgoglioso di aver condiviso un pezzo di questo cammino.
Grazie Michele Emiliano, questa città e questa regione devono molto al tuo lavoro, alla tua forza e alla tua capacità di immaginare un futuro migliore. Insieme abbiamo riscritto il nostro destino, e da terra di periferia siamo diventati centro di innovazione e di crescita.
Oggi, alla vigilia di un nuovo capitolo, sono sicuro che insieme sapremo trovare parole e idee nuove, perché, come questo luogo ci insegna, la storia non si dimentica né si cancella. La storia ci insegna a interpretare meglio il futuro.
E il futuro di Bari e della Puglia, lo sappiamo bene, non potrà manifestarsi pienamente senza che i giovani pugliesi possano trovare qui le ragioni e le occasioni per costruirlo nella propria terra, la terra in cui sono nati e si sono formati.
Per questo sono orgoglioso di aver incontrato ieri Aldo Ruggiero, classe 2002 e già protagonista di un percorso accademico straordinario presso una delle università più prestigiose al mondo, il King’s College di Londra, dove ha rappresentato la comunità studentesca nel discorso istituzionale della cerimonia di laurea.
Aldo è il simbolo di quei ragazzi che non lasciano la Puglia per necessità, ma per scelta, e che devono sempre avere la possibilità di tornare, portando con sé competenze, passione ed entusiasmo per contribuire alla crescita della nostra terra. Il loro coraggio, la loro libertà di scegliere e la possibilità concreta di rientrare sono le chiavi per dare forza e respiro al nostro territorio metropolitano.
Se guardo a questo luogo, ai suoi simboli, non posso non pensare alla caravella e alle sue vele spiegate che da sempre simboleggiano un viaggio foriero di scoperte, di nuovi mondi che si incontrano e che dialogano. Quelle vele, oggi, ci riportano alla mente le vele della Global Sumud Flottilla, diretta verso una nuova frontiera di pace tutta da costruire.
Da qui, dalla Fiera del Levante, voglio augurare buon vento alla Flottilla.
A tutti noi, invece, auguro di avere il coraggio di sostenere in ogni luogo le ragioni della pace e della giustizia, perché la storia non ci perdonerà né il silenzio né l’inerzia.
Perché Bari, città operatrice di pace, città del santo che più di ogni altro incarna i valori del dialogo tra popoli e religioni, mai resterà in silenzio di fronte a un popolo che muore sotto le bombe o per fame.
Se c’è una cosa di cui non dobbiamo avere paura, sono le parole di verità. Questo è stato per me un imperativo sin dai primi giorni del mio mandato alla guida di questa città.
L’ho fatto per le piazze centrali di Bari, denunciando l’emergenza droga che stava dilagando e il rischio che una situazione già complessa degenerasse in emergenza. Ho firmato la mia prima ordinanza. Ho coinvolto l’amministrazione comunale tutta in questo percorso, ho chiesto aiuto e sostegno alle altre istituzioni e ho trovato in sua eccellenza il Prefetto, nel Questore e in tutti i rappresentanti delle Forze dell’ordine, ascolto e collaborazione.
Insieme stiamo lavorando, senza nasconderci, senza puntare il dito né scaricare responsabilità su altri. Abbiamo bandito dal nostro vocabolario le facili parole della strumentalizzazione politica scegliendo di mettere in campo azioni concrete. Lo abbiamo fatto con i presidi delle Forze dell’Ordine, della Polizia locale e degli operatori sociali, perché sicurezza per noi non è solo sinonimo di repressione ma anche di contrasto alle fragilità, alle povertà, alla sofferenza di chi vive ai margini.
È senso di responsabilità. La responsabilità di chi si assume l’impegno di costruire una città più giusta e coesa. Perché non basteranno dieci, cento, mille agenti per presidiare ogni spazio urbano, se avremo perso la battaglia sociale e civile.
Un impegno che non è rivolto solo alle decine di persone che vivono senza identità né futuro, ma anche alle famiglie che non arrivano a fine mese, alle donne e agli uomini che non trovano lavoro e rischiano di perdere la casa.
Queste sono le persone cui l’amministrazione comunale parla attraverso gli strumenti a sua disposizione. Lo abbiamo fatto ad agosto del 2024 e poi, nuovamente, qualche settimana fa, destinando 3 milioni e 600mila euro del civico bilancio al contributo alloggiativo per far fronte all’assenza di trasferimenti statali. Un atto dovuto, necessario a dare risposte a migliaia di persone che, senza quel supporto, non potrebbero pagare l’affitto rischiando di non avere più un tetto sulla testa. Stiamo provando a contrastare le povertà, vecchie e nuove, senza colpevolizzare né giudicare chi non ce la fa.
All’ultimo meeting di Rimini la presidente Giorgia Meloni ha annunciato una misura di sostegno alle politiche dell’abitare. Da sindaci, non possiamo che esserne felici, anche se ci piacerebbe interloquire con il Governo per comprendere meglio questo Piano casa e i suoi effetti in termini di sviluppo urbano, e soprattutto, conoscerne il modello di gestione perché non si ripetano gli errori del passato.
Allo stesso modo, chiediamo al Governo di avviare seriamente una discussione sul futuro delle opere finanziate con i fondi del PNRR. I Comuni sono i principali attuatori della grande scommessa europea, eppure sono gli enti che più hanno sofferto i tagli imposti al turn over sul personale, in concomitanza con il picco più alto di pensionamenti registrato negli ultimi anni, proprio in un comparto i cui i salari, è bene ricordarlo, restano del tutto inadeguati al costo della vita.
Abbiamo tanto lavoro da fare ma il tempo della burocrazia non ci è amico. Le semplificazioni introdotte non bastano, e la proroga di cui si discute potrebbe essere l’iniezione di fiducia necessaria ai Comuni che si sono assunti la responsabilità di guidare la trasformazione del Paese. Non chiediamo sconti ma tempo e risorse umane per dar forma a quello che per decenni i cittadini non hanno osato neanche immaginare.
In molti casi, però, si tratta di una vera e propria corsa contro il tempo. Solo qualche giorno fa, a Bari, sono ripartiti i lavori del Parco della Rinascita: un’opera dal forte valore simbolico, che consegnerà ai cittadini un parco urbano di 15 ettari mettendo la parola fine a una lunga storia di sofferenza.
Una storia, lo rivendico con orgoglio, che i cittadini, insieme alla politica, hanno saputo cambiare, riscrivendone il finale. Una storia che racconta il valore dell’ascolto, il coraggio delle scelte e la determinazione necessari per raggiungere un obiettivo condiviso anteponendo il bene della città a ogni interesse di parte.
Ora chiediamo che questo sforzo non sia vanificato da un atteggiamento punitivo nei confronti dei Comuni.
Lo dobbiamo ai cittadini che in questi anni hanno lavorato insieme a noi per scrollarci di dosso lo stereotipo dell’eterna rincorsa alle città del nord.
Ecco, nel 2026 ci piacerebbe raccontare Bari come una città del Sud che ha smesso di inseguire e che affronta a viso aperto anche i suoi problemi.