
Almeno 12 persone sono rimaste uccise e diverse ferite in una serie di scontri armati scoppiati a ovest della capitale libica, Tripoli. Secondo il canale televisivo Al Hadath, la violenza è esplosa a seguito di un presunto tentativo di assassinio contro Muammar al-Dawi, influente comandante della 55ª Brigata.
Al-Dawi, che opera nella periferia occidentale di Tripoli ed è fedele al Governo di Unità Nazionale, non è rimasto ferito nell’attacco. Finora, nessun gruppo ha rivendicato la responsabilità del tentato omicidio.
L’episodio si inserisce in un contesto di crescente instabilità. Alla fine di luglio, un altro leader militare di spicco, Ramzi al-Lafaa, è stato ucciso in scontri a Tripoli, e Al-Dawi era stato ritenuto responsabile di quell’omicidio.
Due governi in lotta e stallo politico
La Libia è divisa e instabile sin dal rovesciamento del leader Muammar Gheddafi nel 2011. Attualmente, il paese è governato da due entità rivali che non si riconoscono a vicenda: il Governo di Unità Nazionale di Abdul Hamid Dbeibeh, con sede a Tripoli e sostenuto dalle Nazioni Unite, e un governo rivale guidato da Osama Hammad, con base a Sirte.
Nonostante gli sforzi internazionali, le elezioni generali previste non si sono mai tenute, prolungando uno stallo politico che continua a fomentare scontri e violenza tra le varie milizie armate che controllano il territorio.