
Egregio Direttore di Agenparl,
La governance della Fondazione Grande Oriente d’Italia appare fortemente concentrata nelle mani dell’organizzazione madre, sollevando interrogativi sulla effettiva autonomia e trasparenza amministrativa. In base allo statuto, la Fondazione è configurata come ente di emanazione diretta del GOI: “costituita da un unico socio fondatore, ovverosia il Grande Oriente d’Italia”. Ciò significa che l’organo decisionale – il Consiglio di Fondazione – è nominato e controllato dal solo fondatore, senza la partecipazione di membri indipendenti o rappresentanti di altri stakeholder.
Sin dalla nascita, i vertici della Fondazione hanno coinciso con quelli del Grande Oriente. Presidente del Consiglio di Fondazione è stato per anni Stefano Bisi, il Gran Maestro del GOI in carica dal 2014 al 2024. Atto notarile e verbali confermano Bisi come presidente e legale rappresentante della Fondazione (in quanto tale ha firmato l’atto costitutivo nel dicembre 2019 e presieduto le riunioni consiliari successive). Accanto a lui, nel board, siedono altri esponenti di spicco dell’associazione massonica – ad esempio Antonio Seminario, già Gran Maestro Aggiunto e successore designato di Bisi, il quale risulta aver rivestito ruoli di vertice nell’ente. Non a caso, al 21 novembre 2024 il legale rappresentante della Fondazione risultava essere Antonio Seminario, come riportato da fonti giornalistiche. Questa indicazione, riflette una fase di passaggio controversa: nella confusione seguita alle elezioni interne del GOI (aprile 2024), vi sarebbe stato un tentativo di avvicendamento ai vertici della Fondazione non subito formalizzato. Infatti, già nell’ottobre 2024 Stefano Bisi contestava pubblicamente la mancata ratifica del cambio di presidente della Fondazione, rivendicando la necessità di aggiornare i documenti ufficiali. Di fatto, Bisi è poi riapparso come presidente nell’assemblea di marzo 2025, segno che il Consiglio di Fondazione non aveva mai deliberato o completato la sua sostituzione con Seminario. Solo con la Gran Loggia 2025 Bisi ha concluso il mandato da Gran Maestro, e parallelamente anche la governance della Fondazione è stata rivista (attualmente, con l’iscrizione al RUNTS, si attende di conoscere i nuovi organi sociali in carica per il triennio successivo).
Questa vicenda evidenzia un problema di trasparenza e ricambio: dalla costituzione ad oggi la Fondazione GOI è rimasta saldamente controllata dallo stesso gruppo dirigente, con assenza di turnover sostanziale e opacità nella comunicazione dei cambi. I consiglieri in carica – al di là del presidente – non sono nominativamente noti al pubblico, poiché i bilanci e il sito del GOI non forniscono un elenco aggiornato. Si sa soltanto che esiste un Organo di Controllo (revisore o collegio sindacale) previsto per legge, il cui compito è vigilare sui conti; anch’esso, però, è designato dall’unico socio fondatore e opera senza relazioni pubbliche facilmente accessibili (la relazione dell’organo di controllo allegata al bilancio 2024 si limita ad attestare il minimo patrimoniale per l’iscrizione al RUNTS). Concentrazione di potere e scarso pluralismo caratterizzano dunque la governance: non vi risultano soggetti esterni o indipendenti coinvolti nella gestione della Fondazione, e il GOI – attraverso il suo Gran Maestro pro tempore – esercita piena influenza sulle decisioni strategiche, finanziarie e statutarie.
Va sottolineato che, per legge, una fondazione ETS deve perseguire finalità d’interesse generale e può essere controllata da un unico fondatore. Tuttavia, le buone pratiche di governance nel Terzo Settore incoraggiano la presenza di organi collegiali diversificati e meccanismi anti-conflitto, al fine di evitare commistioni e garantire trasparenza nelle scelte. Nel caso in esame, il doppio ruolo del GOI come finanziatore principale e controllore unico dell’ente solleva il potenziale di conflitti di interesse: le stesse persone decidono l’afflusso di fondi (dal GOI alla Fondazione) e il loro utilizzo (dalla Fondazione verso iniziative che spesso riguardano la comunità massonica). Questa sovrapposizione potrebbe dar luogo, ad esempio, a impieghi delle risorse a beneficio indiretto dell’associazione fondatrice più che del pubblico esterno – un timore avanzato da alcuni critici. In un recente ricorso legale, è stato perfino definito che la Fondazione GOI sarebbe “tale solo di nome”, ipotizzando che funzioni principalmente da veicolo patrimoniale del GOI più che da autonomo ente filantropico. Senza entrare nel merito di giudizi ancora in corso, è chiaro che l’assenza di ricambio e apertura negli organi sociali della Fondazione non giova a dissipare queste percezioni negative.
Firmato,
Basilio Valentino
Conclusione
Il modello di governance attuale della Fondazione mostra un’assoluta concentrazione del potere decisionale nella sola organizzazione fondatrice. L’assenza di pluralismo interno, l’opacità nella nomina dei consiglieri, il conflitto potenziale tra finanziatore e controllore – tutto questo indebolisce la trasparenza e l’autonomia dell’ente.
Nella prossima e ultima parte, affronteremo:
- il patrimonio immobiliare: dimensioni, modalità d’uso e criteri di valorizzazione;
- le procedure di selezione e affidamento dei partner;
- la coerenza tra le destinazioni statutarie e l’attività effettiva;
- le implicazioni future per l’identità e credibilità dell’ente.